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domenica 22 gennaio 2012

Poggio: il Comune mai nato

La piscina di Poggio.
Un servizio dismesso da tempo
Una notizia "vera" che merita senza dubbio un commento è quella pubblicata dall'Unione Sarda il 5 gennaio. Si riferisce al ricorso di 120 residenti di Poggio dei Pini, presentato al TAR per spingere il Comune di Capoterra ad applicare la legge che impone all'ente pubblico di farsi carico delle opere di urbanizzazione entro dieci anni dalla stipula della convenzione. In questo caso di anni ne sono passati addirittura 45. Non mi addenterò ulteriormente nella questione che sta alla base del ricorso, in quanto è stata già ampiamente trattata sia nel blog che Portale della Cooperativa. Ne parleremo ancora.
L'articolo di Andrea Piras, che potete rileggere nel sito Noi Per Poggio, sebbene tratti un argomento delicato, è ben scritto. Tutte le posizioni presenti in campo sono state riportate correttamente e in modo bilanciato. Ci tengo a precisarlo dato che in altre occasioni mi sono lamentato del modo con cui l'Unione ha affrontato certe notizie. 
Il pezzo riporta alcune dichiarazioni che ci forniscono qualche elemento, pochi per la verità, per cercare di capire cosa si muove sopra le nostre teste, sperando che non si tratti di voli a quote leggermente inferiori.
Un primo elemento che mi ha colpito è il collegamento tra la cessione delle opere di urbanizzazione e il futuro strumento urbanistico comunale, il famoso PUC, quello che viene annunciato come imminente da almeno 12 anni.
Questo collegamento lo ritroviamo, seppure con velati accenni,  sia nelle dichiarazioni del sindaco Dessì che in quelle del presidente della coop Sanna.  Non può quindi essere un caso.
Eppure le due cose (opere di urbanizzazione e PUC) non dovrebbero avere alcun legame.

Da una parte si tratta di stabilire se anche a Poggio dei Pini, territorio della repubblica italiana, si dovrà applicare quanto stabilito dalla legge 1150 del 1942 (titolarità e gestione pubbllica delle opere di urbanizzazione). Oppure se il giudice stabilirà che le convenzioni siglate tra questi due soggetti costituiscano una specie di "concordato" come quello con il Vaticano, e che queste convenzioni si trovino al di sopra di una legge ordinaria dello Stato.
Dall'altra parte c'è il futuro urbanistico dell'intero Comune che sarà scritto nel nuovo strumento di pianificazione.

Come possiamo leggere allora queste allusioni? Qualcuno pensa che alla base delle trattative ci sia un tentativo di "baratto": la Cooperativa continua ad occuparsi delle opere di urbanizzazione che spetterebbero al Comune, ottenendo in cambio la conferma della presenza di un certo numero di nuovi lotti residenziali (tra i 150 e i 200) all'interno della lottizzazione.  
Al contrario, se i cittadini di Poggio dei Pini non continueranno a pagare ciò che non è loro  dovuto, potrebbe esserci qualche brutta sorpresa nel PUC: niente nuove case.


E' molto probabile, come qualcuno afferma, che nel momento della sua fondazione o comunque nel primo periodo di vita, molti pensavano che Poggio dei Pini sarebbe diventato un comune autonomo. A quel punto i suoi residenti avrebbero versato le tasse per la gestione delle infrastrutture che li riguardano. Non solo. Poggio avrebbe certamente ricostruito l'acquedotto, che oggi è un colabrodo, utilizzando i finanziamenti pubblici, idem per lo sport etc. Invece non è andata così. Le tasse e i tributi che versano i contribuenti di Poggio vanno al comune di Capoterra che, come è noto, non restituisce nemmeno un euro in servizi. I residenti pagano pertanto una seconda tassa, versando una consistente parte della quota sociale per mantenere in funzione strutture che dovrebbero essere gestite dall'ente pubblico. Senza peraltro riuscirci. Basta guardare lo stato pietoso delle strade, dell'illuminazione, delle palestre e l'incubo acquedotto. 
Adesso con l'IMU pagheranno una terza volta. Va da se che questa situazione è illegale e insostenibile.
Quando, all'inizio del 2010, le quote sociali della cooperativa sono state aumentate di 12 euro al mese alcuni personaggi si sono stracciati le vesti pensando ai poveri pensionati.  Ricordo formidabili lamenti greci degni della migliore Pizia di Delfi. Ebbene oggi quelle stesse persone si prodigano per affibiare ai poveri pensionati (e ovviamente anche a tutti gli altri) una sberla che vale 110 mila euro al'anno di manutenzioni e 20 milioni di euro una tantum (stima Calvisi 2007) per rifare tutto.    


E' vero che la cessione delle infrastrutture al Comune potrebbe avere ripercussioni importanti, ma per chi?  Certamente per tutta quella pletora di professionisti, imprenditori e amministratori che ruotano intorno ai due centri di potere e attendono con ansia la disponibilità di nuovi lotti, edifici, progetti, tubi, scavi, movimenti terra etc. Ma quali sarebbero i benefici per i residenti?
L'aumento del numero di abitazioni ridurrebbe il valore di quelle esistenti e chi sta cercando di vendere avrà ancora più difficoltà. Le nuove abitazioni non saranno realizzate in nuove aree ma andranno ad occupare le aree verdi che i padri fondatori di Poggio dei Pini avevano inserito per dare a questo luogo l'attuale conformazione. Il fatto che si fosse addirittura arrivati alla cementificazione delle pinete storiche di Poggio fa ben comprendere quanto scarso sia l'interesse per il bene collettivo e quanto forti siano invece gli interessi legati al mattone.
Esisterebbe anche la possibilità che le entrate derivanti dalla vendita dei nuovi lotti venissero utilizzate per realizzare nuovi servizi o nuove fonti di reddito. Si da il fatto che negli ultimi 20 anni sono stati venduti, a oltre 100 mila euro l'uno,  moltissimi lotti e non è stato realizzato un solo nuovo servizio, anzi sono state chiuse le utilissime piscine. 
Dove sono finiti tutti quei soldi? Sono stati fagocitati dalle "esigenze" di mantenimento della cooperativa, con un rapporto certamente non conveniente rispetto all'erogazione di quei servizi che, come la guardiania, sono certamente indispensabili. 

Altra curiosa affermazione, in questo caso del Sindaco, fa riferimento all'esistenza di diverse posizioni all'interno della comunità poggina. E allora? Ci mancherebbe se su duemila abitanti tutti la pensassero allo stesso modo. Perchè, nel resto del comune tutti sono uniti e la pensano allo stesso modo? La realtà è che Capoterra  è certamente il comune più diviso della Sardegna e la colpa non è della geografia.  

Dulcis in fundo merita una menzione anche la dichiarazione del sindaco che, in risposta al ricorso di 120 cittadini e alla presenza di un comitato (Noi per Poggio) che li rappresenta, afferma che su questo argomento si interfaccerà con un altro soggetto, la Cooperativa Poggio dei Pini.  La Cooperativa, in realtà è una società privata che rappresenta i suoi soci e non i cittadini che versano le tasse direttamente al Comune e che da esso dovrebbero essere rappresentati.


Si dirà che per le questioni di Poggio esiste un filo diretto tra il Comune e la Cooperativa. Dovrebbe, ma non è così. In realtà questi due soggetti hanno riempito interi dossier degli avvocati (pagati dai soci naturalmente) con liti di vario tipo. Altrochè filo diretto. 
Per restare ai tempi recenti basti pensare che poco prima delle ultime elezioni comunali il Comune e la Parrocchia si sono accordati per stravolgere l'area situata all'ingresso della lottizzazione senza nemmeno coinvolgere la Cooperativa. 
Solitamente un Sindaco, quando viene, eletto, pronuncia la fatidica frase "sarò il sindaco di tutti". A Capoterra, invece, il primo cittadino seleziona accuratamente i suoi interlocutori. 

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