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lunedì 30 gennaio 2012

Ibis redibis ... tra informazione e vaticinio

antro della Sibillla
La tragedia della nave da crociera Concordia, oltre a rappresentare uno degli argomenti di maggiore rilevanza proposti dalla cronaca di queste settimane, fornisce anche numerosi spunti di riflessione che ci riguardano tutti da vicino. Secondo alcuni questo evento costituisce addirittura una allegoria del difficile momento storico che la nostra società sta attraversando. In questo blog ho spesso utilizzato la metafora della "barca", della "rotta" e del timone, quando vi ho raccontato le mie impressioni sul momento che la Cooperativa e la comunità di Poggio dei Pini stavano affrontando nel post alluvione del 2008 (vedi post "la Barca").
Era necessario, secondo me, cambiare rotta perche la nave stava andando verso gli scogli. Fortunatamente altre 350 persone hanno ritenuto che quella manovra fosse indispensabile. Come nei migliori film di cappa e spada abbiamo poi assistito perfino all'ammutinamento. Gi seus a froris

Una notizia di ieri, che si riferisce sempre al naufragio della Concordia, mi fornisce un nuovo spunto di riflessione e un parallelo con la situazione capoterrese.
Il Commissario delegato per l'Emergenza  Franco Gabrielli ha affermato che per rimuovere la Concordia dall'Isola del Giglio ci vorrà quasi un anno. Si sa che ci sono interessi turistici, preoccupazioni per l'equilibrio di un'area di grande valore ambientale e certamente tutti vorrebbero che questo "incubo" finisse al più presto e che la nave sparisse da li, magari domani oppure tra un mese. 
C'è però una differenza sostanziale tra il possibile e il reale, tra volere e potere, tra favola e realtà
Gabrielli non ha voluto raccontare favole e neppure fornire una delle tante risposte in linguaggio "politichese" prese in prestito dalla sibilla cumana. Ha fornito una previsione realistica.  
Mi ha incuriosito registrare le reazioni di chi lo ha rimproverato per questa affermazione priva di elementi di certezza. Effettivamente non è stato ancora fatto uno "studio", non c'è un progetto definitivo, quindi la data esatta per il completamento dell'operazione non si può dire con certezza. E' un contronsenso, affermare che ci saranno studi e progetti significa chiaramente dire che per molti mesi si lavorerà sulla carta e non ci sarà quindi nessuna attività pratica. Per forza quella nave non potrà quindi essere spostata. 

Veniamo a Capoterra.
Sono passati oltre 3 anni dal 22 ottobre 2008 e, come tutti sappiamo, non è stato mosso un solo dito. Non sono pronti nemmeno i progetti. La situazione la conoscete, si sta perdendo tempo, scommettendo sul fatto che per un bel po' di tempo ciò che è avvenuto quel giorno non ricapiterà.
Eppure quante volte abbiamo sentito annunci e proclami, affermazioni poi smentite dai fatti?
Ben due assessori regionali hanno preannunciato un inizio dei lavori che non si è ancora verificato. In qualche caso invece abbiamo sentito dichiarazioni ambigue e possibilistiche della serie "ci muoveremo con la massima rapidità", "sarà fatto il possibile", "ora è possibile andare avanti" etc. si ma la sicurezza, cioè il vero obiettivo di tutti, quando sarà raggiunta?  Il tutto appare come una colossale presa in giro che si intreccia con il calendario delle elezioni, con il succedersi dei vari sindaci, assessori, presidenti etc. 
Il Ponte di Pauliara, quello che "non c'è", è stato annunciato una dozzina di volte e la stampa ha ripetutamente dichiarato come "risolti" i problemi dei residenti.
La cessione delle opere di urbanizzazione a Poggio dei Pini è da venti anni qualcosa che tutti dichiarano di volere, ma poi stranamente c'è sempre qualche motivo, qualche cavillo, qualche trattativa che rallenta tutto fino all'insabbiamento definitivo.
Da poco abbiamo parlato dei famosi 1,5 milioni di euro stanziati per la ricostruzione della zona sportiva di Poggio. Ogni tanto qualcuno rilancia la notizia dando per imminente l'inizio del lavori, nel tentativo di attribuirsi meriti e gloria. In questo caso è stato il sindaco Francesco Dessì a dire le cose come stanno realmente: ci vorrà molto tempo prima di vedere qualcosa.   
Che dire poi della famosa "variante". Ne è stata presentata una nel 1997, quindi nel 2002, poi nel 2006 e ancora nel 2010 e, indovinate un po, ne vogliono fare un'altra anche quest'anno. Ovviamente ogni variante è costata fior di quattrini.

Per decenni si parla, si annuncia, si teorizzano interventi ma non viene realizzato nulla e nel frattempo il tempo sgretola letteralmente ciò che è stato costruito in passato da un gruppo di persone veramente concrete: i fondatori della Cooperativa Poggio dei Pini. Quelli si che in quattro e quattr'otto hanno costruito qualcosa di fantastico, superando ostacoli di ogni natura. Peccato che chi ha preso il timone vent'anni dopo non abbia avuto la stessa lungimiranza, i valori e gli stessi principi ispiratori. E' anche un peccato che molti residenti non conoscano la storia di Poggio dei Pini. Un libro  che lo studioso poggino Mauro Dadea ha iniziato a scrivere nel 2006, stranamente, non ha mai visto la luce.    Si tratta di una delle tante realizzazioni che si sono sorprendentemente arrestate dopo il ribaltone del giugno scorso. Evidentemente non viene considerato opportuno sottolineare la grande differenza esistente tra i vecchi e gli attuali amministratori, compreso il sottoscritto ovviamente.
In tutti i casi ai cittadini, vengono date in pasto informazioni parziali o distorte per farli stare fessi e contenti mentre il tempo passa e la macchina della "amministrazione" macina i suoi progetti, gli incarichi, i rimborsi in un tourbillon di denaro e potere che ha indubbiamente caratterizzato la società italiana del dopoguerra.
Allora che fare quando ci si trova, come nel caso di Gabrielli, nella situazione di dover dire ai cittadini come stanno le cose. Sparare l'ennesima promessa, la frase ambigua o dire la verita?
Dipende anche da noi se crederci o meno e se continuare a farci prendere in giro.

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