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sabato 25 febbraio 2012

Il patto tacito tra Comune e Cooperativa

Proseguiamo l'analisi dei retroscena relativi alla questione "Cessione Opere Urbanizzazione Poggio dei Pini".
Alcuni pensano che analizzare  il passato sia inutile e fastidioso, ma ho constatato che quasi sempre chi si lamenta e "rema contro" lo fa per evitare che vengano scoperti  cadaveri negli armadi che, ahimè, abbondano nel nostro paese. Invece, cercare le cause che hanno generato un problema ci consente di comprenderlo meglio e di individuare più facilmente le soluzioni più idonee a risolverlo. 
Quando manca la trasparenza cercare di capire come stanno le cose è un pò come un  romanzo di Dan Brown. Ci troviamo di fronte a indizi, talvolta celati all'interno di documenti scritti in politichese o legalese, oppure dobbiamo dedurre la realtà dalle mille ipocrisie, dai tradimenti, dagli interessi personali, dai giochi di potere. Non è facile. 
Esaminiamo anche questa volta un documento ufficiale, il verbale della seduta del Consiglio Comunale del 6 febbraio scorso. Diciamo subito che si tratta di un documento contenente affermazioni e concetti così "fuori dal Comune" da meritare di essere consegnato se non alla storia, almeno a Striscia la Notizia,  trasmissione che si occupa spesso di Capoterra e dei suoi sindaci.
Quel verbale contiene affermazioni tanto folkloristiche da avere suscitato lo sdegno del giornalista della Nuova Sardegna che ha scritto questo pezzo (scarica). 
Come ho anticipato, una più attenta lettura del verbale svela la presenza di "taciti accordi" instaurati tra il Comune di Capoterra e la Cooperativa, accordi che, se la sentenza definitiva del TAR confermerà il suo attuale orientamento, si spingono al di fuori della legge. Non di una norma o un codicillo qualsiasi, ma di un disposivo posto a tutelare un concetto fondamentale del nostro ordinamento quale l'ugualianza di tutti i cittadini, scusate se è poco.

L'ugualianza è uno di quei valori che vengono spesso predicati bene, ma razzolati male, un pò come la democrazia e la giustizia. A parole nessuno sosterrebbe la disegualianza o la discriminazione, per esempio tra cittadini di un quartiere rispetto ad altri. Forse potrebbe farlo qualche leghista esagitato o un ultras neonazista, ma non di certo un sindaco che guida una coalizione di centrosinistra e governa una città della Sardegna. Si sa che i politici di sinistra sono più buoni, solidali, altruisti e giusti degli altri. Eppure il Sindaco Dessì, senza alcuna vergogna,  fa inserire nel verbale la seguente frase: "nel contempo, i servizi oggi resi dalla cooperativa subiranno un notevole ridimensionamento nella misura in cui dovessero essere ricondotti dal Comune risultando evidente che essi saranno ricompresi in tutti quelli che più in generale dovranno essere assicurati all’intera collettività". 
Non solo, quindi viene considerato problema il fatto che tutti i cittadini abbiano identici servizi,  ma si evidenzia che che i servizi comunali sono scadenti. Un doppio autogol
Tra l'altro chi vive a Poggio sa bene che il Sindaco dice il falso,  conosce bene lo stato delle strade piene di buche, prive di segnaletica, pericolose di notte a causa della scarsa illuminazione. Ben vede lo stato delle strutture sportive e sa che alcuni tratti delle reti idriche e fognarie si stanno sbriciolando. 

Ma torniamo al nostro tacito accordo. La frase che svela l'arcano è la seguente "la svolta che ha determinato l’iniziativa di alcuni residenti di adire le vie legali è, come noto, determinata da una guerra interna alla stessa cooperativa a seguito dei variati assetti interni ad essa".  Sembrerebbe di capire che, secondo il Sindaco, questi cittadini non si sono rivolti al TAR per chiedere se i comportamenti dell'ente a cui versano molti soldi si comporti in modo conforme alle leggi. Secondo Dessì, invece, questi contribuenti starebbero portando avanti una "guerra interna alla Cooperativa". Ma allora i giudici del TAR starebbero partecipando a una guerra insieme a questi facinorosi?  Un altro autogol.

Ma in questa frase grossolana è contenuta una importante chiave di lettura.  Questo ricorso ed il conseguente intervento del TAR rischia di rompere gli accordi taciti instaurati tra la Cooperativa e il Comune, Questi accordi sono stati siglati certamente al momento della nascita della lottizzazione (1970) e sono stati anche parzialmente inseriti nella prima convenzione. Da allora sono passati 45 anni. La legge non è cambiata, è sempre la n. 1150 del 1942, ma sono cambiate molte altre cose:  il comune di Capoterra, il suo territorio, la sua economia si sono trasformati e indubbiamente Poggio dei Pini è stato (e continuerà ad essere) uno dei motori  più importanti della crescita economia e sociale di Capoterra. Oggi nel nucleo storico di Capoterra troviamo un palazzetto dello sport, una piscina coperta, due grandi campi sportivi. Mentre Capoterra progrediva, a Poggio si è verificato il fenomeno opposto. Campi sportivi fatiscenti, piscine dismesse, reti idrica e fognaria che si stanno sbriciolando, una Cooperativa che da vent'anni non è stata in grado di costruire nessun nuovo servizio nonostante poderosi introiti derivati dai lotti e in più quelle tasse, una TARSU esagerata, 10 anni di ICI, l'addizionale comunale IRPEF e adesso il ritorno dell'IMU. Tutti soldi che finiscono nelle casse del Comune. 


Tante cose sono cambiate, ma il "patto tacito" è restato sempre li, immutabile.
Questo patto recita più o meno: "io Cooperativa continuo a gestire tutte le infrastrutture pubbliche che spetterebbero a te e tu Comune in cambio mi consenti l'edificazione di un pò di lotti".


Ne parliamo alla prossima puntata.

5 commenti:

Stefano Fratta ha detto...

Ottima sintesi. Mi sembra opportuno ricordare un'altra prospettiva, anche questa più o meno taciuta e sottintesa.
Qualche volta, nel corso degli anni e dei dibattiti, è stata presentata o adombrata sia in prospettiva positiva che negativa la sostanza di Poggio dei Pini come "unico Comune privato d'Italia".
Nei fatti, e pure scontando le competenze non proprie della Cooperativa e anche la supposta e proclamata "estraneità alla politica" della gestione di Poggio dei Pini, questo è un assetto perseguito nei fatti per quaranta e più anni, forse nella possibile intenzione segreta o di riserva di verificare, prima o poi, la possibilità di costituirsi davvero come Comune Autonomo.
Da questo punto di vista, per esempio, una unione costituita da Poggio dei Pini/Residenza (che da soli contano oltre 2000 abitanti) che magari unisca le "lottizzazioni" (non meno di altri 6000 abitanti, escluse le più recenti) avrebbe creato un Comune non certo tra i più piccoli della Sardegna -che conta anche parecchi Comuni con un numero di abitanti pari a un medio palazzo di città-.
Che sia esistita o meno -mai ufficialmente- questa intenzione, la Cooperativa si è sempre posta da un lato come entità "esterna" al Comune di Capoterra, dall'altro come custode di una autonomia che aveva senso -forse- così estesa quando altre leggi e altri assetti urbanistici sconsigliavano di fare quanto si doveva in termini di opere di urbanizzazione per poi cedere il tutto -mi riferisco a strade, fogne, acquedotto e illuminazione- al Comune, assunto come controparte in infinite trattative.
E tutto ciò è stato fatto -anche costosamente, meglio non dimenticarlo- sbandierando il vessillo dell'autonomia di Poggio dei Pini.
Nobile - o almeno interessante- idea, sulla carta.
La realtà parla però anche di altro, di strutture amministrative e gestionali di peso notevole, come numero di dipendenti, e anche di affari e naturalmente di appetiti relativi.
Negli anni, tra progetti e consulenze, tra assunzioni e lavori commissionati e fatti, a fianco di prestazioni volontaristiche e generose c'è stata anche una parte di "finanza allegra" e indiscutibilmente una gestione anche amicale, se non direttamente clientelare della stessa Cooperativa.
Per motivi -o per "giochi"- di prestigio la Cooperativa è sempre stata ambita preda sia dei meglio intenzionati che di "volontari" molto attenti ai propri personali interessi.
E al Comune di Capoterra, ente che ha incassato da Poggio dei Pini senza mai redistribuire anche in diretto favore dei cittadini contribuenti di Poggio, tutto ciò andava ed è andato benissimo: "Volete fare da voi? Pagare senza richiedere? Prego! Accomodatevi..."
È comprensibile che un "gentlemen's agreement" così vantaggioso non sia mai stato contestato dal Comune, ed è comprensibile -fino ad un certo punto- che, magari sulla scorta di qualche consigliere non proprio disinteressato, si voglia davvero tirare per le lunghe con la giustificazione di voler vedere fino in fondo le carte e la posta in gioco.
Ma i diritti dei cittadini contribuenti non si giocano a nessun tavolo, non al poker e neppure si negoziano facilmente a "tavoli" più o meno "tecnici" o magari anatomici o da cucina.
Il Comune dovrà presto rendersene conto, e meglio e di più dovrà rendere conto ai cittadini.

Giorgio Plazzotta ha detto...

Giusto Stefano. Anche io sono più che certo che negli anni 70-80 Poggio aspirasse all'autonomia amministrativa. Anche le frazioni a mare penso che avessero un identico progetto e la cosa non mi sembra nemmeno tanto "tacita", ricordo degli articoli di giornale dedicati a questo a argomento e, se non sbaglio, anche un comitato. Poi però è arrivata la legge Floris che ha reso impossibile questo progetto. Sono ormai trascorsi 30 anni da quei tempi e direi quindi che il Comune di capoterra ha avuto tutto il tempo per elaborare un progetto di una Capoterra unita e la cooperativa ha avuto il tempo per elaborare una strategia amministrativa che prevedesse una relazione con il comune di capotera. ciò non è successo per la grande incapacità dei rispettivi amministratori

Giorgio Plazzotta ha detto...

segnalo anche un altro elemento relativo a quello che hai scritto. il comune è un ente pubblico e deve sottostare a leggi relative alla trasparenza amministrativa. I dipendenti comunali vincono concorsi e non vengo assunti per "chiamata", è più difficile ricattarli e strumentalizzarli. Insomma anche se siamo in italia, il paese dei murighi, non è facilissimo soddisfare interessi personali e dei propri amici quando si amministra un ente pubblico. La cooperativa invece è una società privata e VI ASSICURO nella sua amministrazione esiste una discrezionalità quasi assoluta, e una azione di controllo veramente ridicola. Basta pensare che per 30 anni la cooperativa ha speso i soldi dei soci al posto del comune e non è intervenuto nessuno a "sindacare".

giuseppe monni ha detto...

Condivido tutto e faccio i complimenti per la chiarezza. Introduco un ulteriore elemento (che Stefano e Giorgio hanno iniziato a evocare): il Comune, nei decenni, ha usato la Cooperativa come una specie di "ente privato" per perseguire i suoi scopi (la gestione delle infrastrutture pubbliche) ma anche come bypass per aggirare le norme di evidenza pubblica (concorsi, gare d'appalto, etc.) e dare lavoro, incarichi e appalti a parenti amici e clienti dei politici. Lo schema è semplice: io Sindaco concedo a te, Presidente della Cooperativa, la possibilità di realizzare altri lotti, ma tu in cambio mi assicuri che il ricavato lo spendi per mettere a posto le opere di urbanizzazione (facendoci magari un po' di cresta) e questi lavori li appalti ad alcuni impresari capoterresi amici miei che hanno bisogno di lavorare. Facile, no? Allo stesso modo, la Cooperativa è stata una macchina per dare incarichi, spesso del tutto inutili, che però hanno contribuito a coltivare i soliti orti della politica capoterrese. Consulenze inuitili, razionamenti inutili, tagli d'alberi ancora più inutili,etc. In certi casi, la Cooperativa ha anche dovuto assumere personale, per rafforzare questo permanente scambio di favori. A volte ci è andata bene (e abbiamo assunto buoni lavoratori) ma tante altre volte ci è andata malissimo. Ecco tutti gli elementi del "patto tascito". Che poi veniva periodicamente sancito dai voti che Poggio doveva portare ai ras capoterresi. Ora questo schema rischia di rompersi,da una parte perché siamo arrivati all'ultima possibile tornata di nuovi lotti, e dall'altra perché il numero di poggini consapevoli di essere stati defraudati è diventato incontenibile. Questi sono i due elementi decisivi: l'ultima cubatura e la "variabile impazzita" dei cittadini che si riappropriano dei propri diritti.La Variante del 2007, presentata dalla Presidenza Calvisi al Sindaco Marongiu, era l'ultimo tentativo di imporre 187 nuovi lotti, capaci di alimentare il meccanismo e protrarre il Patto per i successivi 20-30 anni. La Presidenza Cocco ha bloccato quell'operazione, riportando i rapporti col Comune a uno schema logico e legale ("Tu Comune, decidi se vuoi e se puoi darci nuova cubatura, ma sappi che il ricavato lo useremo per migliorare i servizi, non per rattoppare le vostre infrastrutture"). Oggi però, sotto la presidenza Sanna i vertici del Cooperativa e del Comune discutono secondo il vecchio schema: tu Comune mi concedi gli ultimi 150.000mc e io in cambio riverso il ricavato sulle opere di urbanizzazione. In sintesi: una nuova ipoteca di 20-30 anni sul nostro sviluppo. Sembra non tengano conto che stavolta esiste la "variabile impazzita".Fingano che non esista. Dessì scuote la testa e ripete "Parlo solo con la Cooperativa, non con i cittadini!". Sbaglia. E mi spiace.

Nuova Associazione Torre delle Stelle ha detto...

Che dire... simili affermazioni da parte di un sindaco sono davvero molto indicative della visione molto anomala (per usare un eufemismo) che si ha del proprio ruolo di pubblico amministratore e dell'"attrazione" che si prova verso il vecchio "sistema" (i cui meccanismi e "utilità" sono molto ben spiegati nell'articolo e nei commenti).


Nuova Associazione Torre delle Stelle

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