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domenica 12 febbraio 2012

Vabbuò. Il prezzo del menefreghismo.

In occasione degli eventi traumatici la gente si sveglia dal suo torpore. Potrei fare mille esempi, ma concentriamoci sul nostro territorio. Sino al 2007 i soci della Cooperativa Poggio dei Pini dormivano un sonno profondo che durava almeno da 15 anni. Basti pensare che alle assemblee annuali partecipavano si e no 80 degli 800 soci, in pratica un misero 10%. 
Erano al massimo una trentina i soci che seguivano la vita della Cooperativa. Tutti gli altri, spesso ben poco informati, erano comunque latitanti e forse dicevano "vabbuò". Non so se intorno all'amministrazione comunale di Capoterra la situazione sia simile. Ditemelo voi. 
Poi a Poggio è scoppiato lo scandalo del tentativo di cementificare quelle pinete che non solo caratterizzano il territorio, ma addirittura danno il nome a questa località. In quell'occasione moltissime persone si sono svegliate e hanno anche scoperto altre cose che non andavano nella gestione della Cooperativa. 

Anche l'alluvione del 22 ottobre 2008 ha indubbiamente scosso le coscienze di molti capoterresi e alimentato un impegno e un interesse che prima non esistevano. 
La crisi economica del 2011, con i disastrosi effetti sull'occupazione e sul futuro dei giovani, sta suscitando, inseme a molta preoccupazione, anche un incremento dell'interesse  nei confronti della poltiica e del governo del paese.  
Queste tre situazioni riguardano ambiti territoriali ed eventi differenti, ma hanno in comune un significativo aumento della partecipazione.

Se pensiamo solo ai tre casi che ho utilizzato come esempio (Poggio, Capoterra e Italia), i risultati sono stati notevoli. A Poggio c'è stato un ricambio nell'amministrazione dopo che il medesimo gruppo di potere governava da decenni. Alle elezioni poggine del 2009 hanno partecipato circa 550 elettori. Un risultato mai visto. Quello che sta succedendo in Italia in questi ultimi mesi è riportato dalla cronaca quotidiana. Il paese sta cambiando. Solo nell'amministrazione capoterrese sembra che nulla sia successo.
Quando si mette in movimento il "gregge" dormiente nascono innegabilmente conflitti con chi gestisce il potere e con tutti gli interessi che ci sono dietro.  Certamente ricordate la reazione della mafia ai cambiamenti introdotti dalla stagione di Tangentopoli.   
A Poggio dei Pini esisteva un accordo tacito ed illegale che ha obbligato i residenti a pagare per due volte il medesimo servizio, perdipiù assai scadente. Nessuno era riuscito a sbloccare questa situazione  e addirittura si era arrivati a proporre nel 2007 un incredibile restart. Dopo avere realizzato tutte le opere di urbanizzazione e averle gestite per 40 anni, la Cooperativa avrebbe dovuto rifare tutto da capo, sborsando 13 milioni di euro di tasca propria, mentre in tutto il resto del paese le infrastrutture sono gestite dal pubblico. La cosa incredibile è che questa proposta non proveniva dal Comune, ma dalla stessa Cooperativa. Bel modo di tutelare gli interessi dei suoi soci. 
Il rinnovamento della Cooperativa ha poi portato a una consistente riduzione di tutte quelle spese che per signorilità definirò "non particolarmente utili": consulenze, cause legali, prestazioni etc. e gli effetti si sono immediatamente fatti sentire nel bilancio che in soli due anni ha raggiunto il pareggio nella gestione ordinaria con una prospettiva di ulteriore miglioramento, anche senza i famigerati nuovi lotti. 
Insomma quando la gente si mette in moto i risultati si vedono e anche i poteri forti e consolidati, che sembrano inamovibili, devono fare i conti con la pressione esercitata dalla partecipazione.

Ci sarebbe da chiedersi, quindi, perche questa attenzione non viene esercitata prima dei disastri. Perche ci attiviamo solo quando una alluvione allaga le nostre case e fa crollare i ponti, quando i nostri figli non trovano uno straccio di lavoro e devono emigrare come nomadi, quando le ruspe incombono sulle pinete. E' questa la lezione che dovremmo imparare. 
E' vero che la mala-politica impernia le istituzioni a tutti i livelli e spesso provoca in noi repulsione. Quando assistiamo agli squallidi voltafaccia, agli evidenti interessi personali, ai ribaltoni, ai cambi repentini di opinione, ai tradimenti e alle promesse non mantenute siamo fortemente tentati di mandare tutti a quel paese e astenerci. Vorremmo lasciare questi personaggi abbarbicati alla loro poltrona e pensare alla nostra vita ignorandoli.  Il problema è che non si tratta di uno sport o di un gioco di carte che possiamo abbandonare senza ripercussioni. L'amministrazione della res publica incide profondamente sulla nostra vita. Astenersi significa nascondere la testa sotto la sabbia. Possiamo anche noi dire "VABBUO'", come il comandante Schettino e sperare che tutto vada bene anche senza la nostra partecipazione,  ma quasi sempre ci troveremo di fronte a una Concordia affondata, a una pineta rasa al suolo, a un quartiere inondato dal fiume. 

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