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mercoledì 29 febbraio 2012

Dimissioni? No, è un complotto

Sarò fumoso, volutamente. C'è una notizia, apparsa alcuni giorni fa sui quotidiani cartacei (Unione Sarda e Nuova Sardegna) e poi rimbalzata su Internet in qualche sito e nei social network. Una notizia che, sebbene importante, non ho voluto commentare per una questione di opportunità. 
Ovviamente non ho cambiato idea sul  fatto che le informazioni, anche quelle spiacevoli, debbano essere divulgate, altrimenti si dipingerebbe una realtà fasulla da Mulino Bianco, oppure, come qualcuno ha giustamente fatto notare a proposito dell'ultimo Notiziario della Cooperativa, "da Istituto Luce".
Mi sono trattenuto dal commentare quella notizia e continuerò a farlo, ma devo registrare che la fossa degli ultras, particolarmente eccitata dalle imminenti elezioni poggine, utilizza ogni occasione per sollevare polveroni e cercare di occultare i  problemi concreti, come ad esempio un bilancio ancora segreto. 
Ecco quindi che invece di discutere sulla compatibilità di una indagine giudiziaria riguardante reati inerenti la gestione del patrimonio,  con una importante carica amministrativa che prevede la gestione di un consistente patrimonio (altrui), ci si scaglia contro gli organi di informazione cartacei e telematici, rei di avere diffuso notizie sgradite. Si insinua l'esistenza di un complotto di berlusconiana memoria (vedi foto presa dal web).  Oscure manovre operate da poteri occulti che non vengono mai menzionati. Questi poteri sarebbero così influenti da bloccare una notizia importante per due anni, e farla uscire sull'Unione al momento opportuno.  Internet poi, non ne parliamo, sarebbe da chiudere a suon di querele.
Poi si fa finta di non conoscere la differenza tra un sito, un social network e un blog cercando di attribuire "ai blog"  tutto il contenuto sgradito o sgradevole pubblicato nel web. Voi quanti blog conoscete a Poggio? 
Continuerò a non parlare di quella notizia che ho visto pubblicata e commentata in altri siti, a cui vi rimando per discutere sulla scuola nordeuropea (dimissioni immediate) e quella  mediterranea (mollare la poltrona, mai). 
C'è però un punto fermo che non dovrebbe essere mai superato: essere indagati non significa essere colpevoli

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