Quanto riferito da Angelo Pani nel suo articolo pubblicato in questo blog è parziale e, laddove decontestualizzato, fuorviante. Tecnica nota. Di seguito alcuni elementi che potrebbero essere utili ai lettori per farsi una propria opinione.
1) Angelo Pani si dimentica di riferire che il Piano, avendo raggiunto in meno di 10 mesi dei risultati economici eccellenti (abbiamo fatto incassare alla Società quasi 200mila euro) può ritenersi chiuso, il che significa che quanto venduto (sia esso l’1% o meno) sarà il risultato finale dell’operazione; contestare il fatto che il Piano prevedesse sulla carta la possibilità di vendere molte più aree serve solo a polemizzare mentre sarebbe forse più utile confrontarsi sui risultati ottenuti (positivi o negativi, ciascuno valuterà); spiace rilevato come al Poggio non si possa discutere serenamente delle varie scelte amministrative senza che tutto diventi una guerra di religione;
2) Parlare di 1% non ha senso se non si dice rispetto a cosa (come è stato evidenziato in assemblea); si potrebbe dire che la percentuale di aree vendute è addirittura inferiore all’1%, considerato che il Poggio è esteso quasi 600 ettari e la superficie venduta è stata, in totale, di circa 1 ettaro; comunque la si veda, è oggettivo che l’impatto sul territorio sia stato assolutamente irrilevante e impercettibile, nessuno potrebbe dire d’essersi accorto di queste vendite (salvo chi, come Angelo, abita proprio dinanzi a una di queste aree); ciò che era importante per i residenti e per noi amministratori era che non venissero vendute aree effettivamente utilizzate dalla Comunità (non dal singolo, ma dalla collettività) e per non correre questo rischio, un anno fa, abbiamo esposto il Piano in numerosi incontri pubblici, prima di farlo entrare in vigore, abbiamo raccolto e accolto osservazioni e richieste di stralcio, etc.; raccontare la favola secondo cui i Poggini sono stati privati di chissaquali spazi comunitari e che le loro passeggiate sono state inibite è sinceramente ridicolo e denota, ancora una volta, la volontà di alzare polveroni; Angelo Pani omette di riferire che vi sono stati altri soci, durante l’assemblea, che si sono dichiarati d’accordo con l’operazione, anche se sono stati privati della possibilità di prendere funghi in un’area prospiciente al loro lotto: non mancano infatti centinaia e centinaia di ettari dove andare a prendere funghi;
3) C’è poi un equivoco di base (anche questo discusso in assemblea): è ovvio che a nessuno di noi piaccia l’idea di vendere aree verdi o realizzare nuovi lotti: chi però si oppone a queste scelte dovrebbe anche dimostrare (coi numeri, non con le parole) come si potrebbero trovare le ingenti risorse che verranno richieste alla Cooperativa nei prossimi anni: è troppo facile opporsi a tutto (NO alla vendita di aree verdi, NO alla vendita del Rudere, NO a nuovi lotti, NO ai licenziamenti, NO all’aumento delle tariffe acqua o dei contributi, etc.) e poi non avere la minima idea di come reperire i milioni di euro che saranno necessari per pagare i debiti, risanare le infrastrutture e gli immobili, etc.; tutti noi avremmo preferito non vendere neanche un metro quadro, e preferiremmo non fare neanche un nuovo lotto, a tutti noi piace il verde e siamo qui per difenderlo, ma gli amministratori hanno il dovere di risanare i conti e il patrimonio, garantendo dei servizi, e per fare tutto questo si devono fare scelte, anche dolorose e impopolari, nell’interesse di tutti; rinunciare a meno dell’1% del nostro sterminato comparto verde ci è parso il male minore, considerato che, col suo ricavato, abbiamo potuto fare tante cose che non si sarebbero potute fare (e che infatti attendevamo da decenni) come la nuova condotta idrica, e potremo finalmente mettere a posto beni sociali come la Piscina, la Palestra, etc.; secondo noi ne è valsa la pena; non ci aspettiamo ovviamente che tutti siano d’accordo, nessuna scelta, specie in un contesto così complesso e polemico, sarà mai condivisa da tutti, ma confidiamo che il nostro operato sarà valutato nel suo complesso, dal saldo finale tra sacrifici e miglioramenti; duole, a questo proposito. rilevare che alcuni vanno a cercare spunti polemici senza dare atto agli amministratori che, considerato il dissesto che abbiamo ereditato, stiamo riuscendo comunque a fare cose utili (anzi urgenti) per il vantaggio di tutti; se non lavoreremo su questo, sul bicchiere mezzo pieno, continueremo a dividerci tra profeti e martiri e, restando fermi, ci logoreremo;
4) Non si capisce per quale motivo Angelo Pani si scandalizzi dinanzi all’affermazione (ovvia) secondo cui le aree vendute erano verde privato della Cooperativa e saranno d’ora in poi verde privato dei soci; tale affermazione è stata utilizzata, in assemblea, per spiegare la natura inedificabile delle aree vendute: in altre parole, così come finora la Cooperativa non ha potuto edificare nulla in quelle aree, così d’ora in poi non potrà farlo il socio che le ha acquistate; a garantirlo non è solo il vincolo che abbiamo inserito in tutti gli atti di vendita, ma è anche lo strumento urbanistico pubblico: perché quelle aree diventassero edificabili (trasformandosi cioè da verde privato a lotti residenziali) sarebbe necessario un apposito Piano di Lottizzazione che dovrebbe essere a sua volta approvato dal Comune se coerente col PUC; invitiamo tutti i soci a visionare il progetto di Variante al Piano di Lottizzazione, per rendersi conto che le aree vendute come verde privato resteranno verde privato; (ps per Angelo Pani: scrivere come hai scritto “Quanto al vincolo di assoluta inedificabilità, nel corso del dibattito è stato chiarito che questo vincolo è assai aleatorio “ è uno dei tanti passaggi fuorvianti del tuo articolo, se si pensa che l’unica pseudo tesi espressa in assemblea è stata quella sui cosiddetti lotti interclusi, del dott. Luca Madeddu…: a ciascuno la sua fonte giuridica).
Ci sarebbero ancora tantissime cose da commentare e chiarire, ma lo spazio è poco e chi volesse approfondire ha tanti strumenti (le assemblee periodiche, i notiziari, le decine di documenti presenti nel sito internet, etc.) senza che sia necessario affidarsi a resoconti inevitabilmente viziati. Vorrei però concludere ricordando qual è stata la storia di questo Piano di cessione delle aree verdi, in maniera che ciascuno possa assumersi le proprie responsabilità.
2008 (Presidenza Calvisi): il CdA vara un Piano che prevedeva la vendita di decine di ettari di aree verdi, anche di pregio, a prezzi molto discutibili (anche 2 euro a mq) e senza garanzie di inedificabilità.
2010 (Presidenza Cocco): il CdA (su proposta del sottoscritto) revoca quel Piano e ne vara un altro, che prevede molte meno aree vendibili, escludendo le aree di pregio e quelle d’uso comunitario, a prezzi ben più alti e con garanzie sulla in edificabilità.
Questo secondo Piano (al quale collaborarono anche persone al di sopra di ogni sospetto come Rita Lai e Ludovica Mulas) venne approvato dai soci col referendum del 2010 ma non entrò mai in vigore a causa del cambio di Amministrazione.
Nel 2012, però, il Comitato Noi Per Poggio si presenta alle elezioni per il rinnovo del CdA e formalizza il suo Programma, elaborato dal sottoscritto insieme a Ludovica Mulas e Angelo Pani. In questo Programma il Comitato si impegnava a realizzare il Piano approvato dai soci nel 2010: quello che prevedeva (oltre a nuovi lotti residenziali per circa 150.000mc) anche il Piano di vendita delle aree verdi. Angelo Pani, insomma, sosteneva un Programma che prevedeva la realizzazione di nuovi lotti (il doppio di quelli previsti oggi) e la vendita delle stesse aree verd che oggi contesta. Non c’è niente di male a cambiare idea, ma mi aspetto che chi cambia idea rispetti anche chi, come me, ha sempre continuato a pensarla nella stessa maniera (e cioè: si venda pure qualche area verde e si faccia pure qualche nuovo lotto purchè si abbia un programma credibile di investimenti e non si butti il ricavato nella gestione ordinaria).
Anche l’ultimo referendum proposto dal Comitato nel 2013 non proponeva affatto che non si vendessero più aree verdi: chiedeva, al contrario, che la vendita di aree verdi fosse fatta nel contesto di un Piano organico. Cosa che riteniamo di aver fatto. E così stiamo facendo anche col Piano di Variante, convocando i soci a un referendum che non propone scontri di religione, ma strategie credibili alternative per la gestione della lottizzazione. Se poi ci fosse qualcuno che avesse proposte alternative, su come reperire 3-5mln di euro in 10-15 anni, le esponesse ad amministratori e soci, saremmo tutti felicissimi di non fare più un solo lotto (n.b.: per i numeri precisi e lo studio del mercato immobiliare vedi sul sito internet della Cooperativa la Relazione approvata dal CdA).
Giuseppe Elia Monni
4 commenti:
Su una sola cosa mi trovo d'accordo: a Poggio è difficile parlare serenamente di ciò che accade nel Consiglio di amministrazione.
Diventa cosa ardua confrontarsi civilmente quando si personalizzano i confronti tentando di far passare le perplessità per antipatie personali; quando si liquidano come “stupidaggini” le parole altrui; quando la replica è un fiume di parole dove la logorrea serve solo a cercare di ribaltare le carte in tavola.
Comunque la si voglia rivoltare, l’amministratore delegato all’Urbanistica continui pure a parlare di soldi riscaldando minestre che in passato giudicava indigeste, io continuerò a parlare di valori: se questo turba il sonno di qualcuno, me ne dispiace per lui.
Angelo Pani
Angelo ammetto anche io di essere logorroico. Purtroppo è cosi' c'aggia' fa?
Non so se tu volessi dire che l'operazione "vendita reliquati" presentata nel 2008 sia uguale a questa del 2015. Se è cosi' io non sono d'accordo.
L'unica cosa che accomuna le due iniziative è il fatto che in entrambi i casi si volevano cedere aree di proprietà della Cooperativa per "fare cassa". Stop
tutto il resto è diverso: le quantità, le qualità, gli importi e infine il modo di utilizzare quelle somme. In pratica è tutto diverso.
Affermare che si tratti dello stesso intervento sarebbe come dire che in Sicilia e in Danimarca, siccome esistono delle tasse in entrambi i casi, il sistema fiscale è identico senza ignorare l'enorme differenza quantitativa, qualitativa e di scopo tra la tassazione italiana e qualla danese.
Provo a chiarire: le aree verdi costituiscono uno dei valori identitari di Poggio e come tali vanno maneggiate. Bada bene, parlo delle aree verdi che circondano le nostre case. Per le aree montane valgono discorsi differenti e inserirle in un unico calderone è fuorviante: serve solo a chi vuole minimizzare sostenendo che si è venduto pochissimo verde. Torniamo al “verde urbano”: gli aggiustamenti, i ritocchi, i piccoli accorpamenti sono stati fatti in passato e oggi non esistono più autentici reliquati. Dovunque si vada a parare, si toccano aree lasciate alla fruizione di tutta la comunità, aree che sono il Valore Aggiunto di Poggio dei Pini, l’argenteria di famiglia. Questa è la considerazione che dobbiamo avere delle zone verdi. Invece, anche in questi giorni, sento dire che “ci costano un sacco di soldi per la manutenzione” o “sono solo depositi di immondezza”. Queste parole ci fanno comprendere che i nostri amministratori, allora come oggi, vedono le aree verdi come un peso e una merce utile per fare cassa. Infatti, hanno previsto di localizzare lì anche i nuovi lotti edificabili, sottraendo ulteriore spazio alle aree che sono rimaste per anni nella libera disponibilità dei soci.
Il piano del 2008 era pessimo perché prevedeva la svendita di lotti di grandi dimensioni, per di più anche in aree boscate. Questo non vuol dire che un progetto meno impattante debba essere visto con maggiore favore solo perché non intacca le pinete e prevede lotti di “soli” centinaia di mq. Personalmente, ho espresso una serie di riserve quando il piano di vendite 2015 è stato presentato. Ma nessuna delle obiezioni è stata accolta, meno che mai la richiesta che feci in quell’occasione: se proprio volete vendere, fatelo a un prezzo congruo.
Angelo Pani
Angelo sono d'accordo con te sia sul fatto che ogni area verde, anche la piu' piccola, ha un suo impatto su quello che è lo spazio urbano poggino e sul rapporto verde/cemento.
Sono anche d'accordo sul fatto che la difficoltà e i costi necessari a gestire questi spazi non devono essere un motivo per cederli. Mi sarebbe veramente piaciuto se noi poggini avessimo "adottato" le zone verdi (ognuno un pezzo), senza esserne personalmente proprietari e senza recintarle. ma credo purtroppo che sia uno scenario utopistico dato che quasi nessuno si pulisce o diserba le cunette prospicenti il proprio lotto.
restano pero' altri due fattori: quello economico che purtroppo (anche a causa di scelte del passato) oggi fa incombere deficit e necessità che devono essere in qualche modo fronteggiate. Poi c'è il fatto che una parte di quelle aree era stata già "occupata" abusivamente da alcuni soci. Fargli causa? Poi dicono agli amministratori che sono "cattivi" e c'è anche il problema usucapione. Non so che dirti, ho fatto parte di un cda che ha effettuato scelte "drastiche". non so se le rifarei, non siamo in svizzera, ma in un azona molto ma molto piu' vicina a Corleone di quanto si pensi.
Posta un commento