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mercoledì 30 marzo 2016

Poggio: Referendum sui nuovi lotti

Domenica 20 marzo 2016 gli abitanti di Poggio dei Pini sono stati chiamati alle urne per esprimersi su un quesito referendario proposto dal Consiglio di amministrazione. Di fronte alla necessità di reperire nuove risorse finanziarie, il CdA ha formulato due alternative: vendere nuove aree edificabili o aumentare le quote sociali. Si sono presentati al seggio 118 soci: in 85 si sono espressi per la costruzione di nuove case, 17 hanno optato per l’aumento dei contributi, 16 hanno lasciato la scheda bianca o nulla.


Il primo dato che balza agli occhi è la scarsa affluenza al voto. Il precedente referendum, svoltosi nel marzo del 2013 su richiesta dei soci che si opponevano ai progetti edificatori del CdA allora in carica, aveva visto la partecipazione di 533 elettori. Con 283 voti contro 246 aveva ottenuto il successo la richiesta di bloccare per tre anni tutti i progetti edificatori e sospendere la vendita delle aree verdi.

Questi sono i numeri e, visto che il referendum attuale è stato indetto dagli amministratori in carica, se lo scopo era quello di ottenere un’investitura popolare alle loro scelte  (la volontà di procedere con nuove lottizzazioni è stata manifestata e ribadita più volte  in tutte le sedi possibili), bisogna prendere atto che è stato un clamoroso flop. Stavolta, rispetto alle consultazioni di tre anni fa, a varcare la porta del seggio è stato solo un elettore su cinque (mi si consenta l’arrotondamento del dato percentuale) e questa diserzione in massa stride con l’importanza del quesito referendario che riguardava temi vitali per la sopravvivenza di Poggio sui quali, da sempre, esistono tra i soci profonde divergenze di opinioni.

L’astensionismo non è un segnale positivo: è un campanello d’allarme che mette in evidenza l’esistenza di un malessere diffuso all’interno della comunità di Poggio dei Pini. Per questo motivo, la scarsa partecipazione al voto registrata l’altra domenica dovrebbe far riflettere. Leggiamo invece, nell’ennesimo proclama dell’amministratore delegato all’Urbanistica, che gli astenuti sarebbero soci favorevoli alle nuove lottizzazioni e che sarebbero tanto convinti delle scelte operate dagli amministratori da “dichiarare di considerare superfluo questo ennesimo referendum”. Stante il fatto che gli astenuti non hanno dichiarato un bel niente, viene da pensare che il nostro amministratore sia in grado di leggere il loro pensiero.

E’ assai più probabile che a pesare sull’astensione sia stato il modo in cui è stato predisposto il quesito referendario. Da una parte, l’opzione A (vendita di nuovi lotti), resa accattivante da una suadente rassicurazione sul “rispetto delle qualità ambientali e urbanistiche peculiari della comunità di Poggio dei Pini”, dall’altra l’opzione B (più quote sociali), accompagnata da un perentorio “per i prossimi anni e almeno un decennio … esclusivamente attraverso un aumento di contributi ordinari”. Un mix tra quote da rivedere e nuovi lotti in settori marginali (come le aree per le villette bifamiliari) non è stato neppure preso in considerazione. Eppure, è assai probabile che avrebbe raccolto molti consensi. Evitando di inserire questa opzione, i nostri amministratori hanno scelto di radicalizzare lo scontro confezionando un quesito referendario pesantemente sbilanciato a favore delle nuove lottizzazioni e dall’esito fin troppo prevedibile. Sarà probabilmente vero, come si sostiene nel sito web del CdA, che questo referendum non era un “ricatto”. No, era semplicemente una farsa.

Il Sì alle nuove lottizzazioni ha ottenuto il voto di chi crede (e ha tutto il diritto di crederlo, come hanno diritto gli altri a pensarla diversamente) che i problemi di Poggio si possano risolvere solo continuando a costruire nuove case. E’ la tesi di quel gruppo di persone che da sempre condiziona le sorti della Cooperativa. Duole constatare che siano sempre i soliti 70-80 poggini a decidere per tutti.

Angelo Pani
 

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Angelo, ospito sempre volentieri i tuoi contributi nel mio blog. La Cooperativa, soprattutto quando affronta temi legati alle strategie di amministrazione, esprime quelle che sono le linee del CdA e quindi forse è normale che quella informazione sia, come dici tu "a senso unico".
Purtroppo non esiste uno strumento di discussione telematico gestito dalla Cooperativa (come accadeva qualche anno fa) pero', anche grazie alla presenza di questo blog e al fatto che esso ospita talvolta contributi critici dei soci, ma anche il punto di vista di questo CdA, continua a svolgere questa importante funzione di "confronto".
dato che sia io che te abitiamo qui da lungo tempoe ci siamo sempre interessati al modo con cui la Cooperativa è stata gestita, pensando ai CdA passati sei sicuro che questo sia il più avaro nella comunicazione con i soci? Io sinceramente non credo proprio e non dimentico i foglietti che facevano impallidire la Pravda, i carabinieri alle riunioni per mandare via i "non soci", l'assoluta assenza di partecipazione a qualsiasi contesto informativo che non fosse rigorosamente controllato.

Tornando al referendu, credo che fosse innanzitutto un atto dovuto perchè il nostro Statuto, in pratica, lo rende obbligatorio, e infatti in passato (tranne nel caso della presidenza calvisi con la contestatissima variante che voleva radere al suolo le nostre pinete), tutte le proposte simili, a partire dal 1997, sono state sottoposte a referendum. Ogni proposta è diversa dalla precedente e, pertanto, deve essere sottoposta ai soci.
Non credo quindi che si possa presentare questo referendum come una operazione "politica" del CdA e nemmeno come un flop. era semplicemente obbligatorio che venisse fatto.

Il suo risultato, peraltro, rispecchia l'esito di tutti i referendum precedenti. I soci della Cooperativa, infatti, hanno sempre detto SI ai nuovi lotti e la famosa "opzione zero" è sempre stata sostenuta da una minoranza. Il fatto che questa volta il numero dei votanti sia nettamente inferiore a quello di alcune consultazioni precedenti è sicuramente non positivo, ma potrebbe avere letture anche diverse da quella che hai dato tu. In passato, infatti, ci sono stati contrasti e posizioni piu' conflittuali che hanno provocato una mobilitazione che attualmente sembra sopita. Oggi, a mio avviso, non c'è quel clima, anche se il gruppetto di irriducibili portatori di interessi e rancorosi vendicativi è sempre in agguato.

A differenza delle altre consultazioni, nelle quali solitamente si doveva esprimere una preferenza su varie opzioni piu' o meno "edificatrici", questa volta il CdA ha inserito l'alternativa "paghiamo di tasca". Becera forzatura, ricatto, oppure semplice constatazione del fatto che oggi, nel 2016 e dopo la sentenza del Consiglio di Stato, quella sia l'unica alternativa? Benissimo comunque il confronto. Altri lettori sono invitati a dire la loro
Giorgio

silvio ceccarelli ha detto...

Qualche anno fa a fare da sfondo al logo di questo blog campeggiava l'immagine di un omone enorme e brutto che mangiava alberi e defecava case. Era l'epoca della presa di coscienza degli abitanti di poggio che bisognasse contenere la furia edificatoria degli amministratori "pro tempore". Leggo che Giorgio asserisce che l'opzione zero sarebbe stata sostenuta da pochi. Non so da dove fa derivare questa affermazione. L'opzione zero non è mai stata messa a referendum. Il precedente referendum proponeva due opzioni una di circa 130 lotti e l'altra di circa 150. (Col trucco perché nelle divagazioni sul tema si concludeva comunque un più 34 lotti in quanto già ottenuti per precedente delibera comunale le famose A2-A3) Io sono convinto che se fosse stato fatto un referendum serio, cioè un referendum che effettivamente volesse sapere l'opinione degli abitanti, bisognava partire da questo quesito. Invece si è scelto di imporre ai soci una scelta fatta da altri.
Perché ho evidenziato CdA "pro tempore" Perché vorrei sapere da chi siamo effettivamente amministrati. Se da questi 15 temporaneamente eletti, che esprimono il presidente e gli amministratori delegati, oppure da persone che nelle segrete stanze fanno eleggere loro sodali e impartiscono ordini e scelte che andranno comunque a pesare sul portafoglio degli abitanti di poggio dei pini. Cercherò di chiarire il mio pensiero. Nello Statuto c'è un articolo il n.50 in cui si legge che "i soci promotori e benemeriti costituiscono la CONSULTA alla quale è commessa l'alta vigilanza sulle attività sociali al fine di conservare al sodalizio lo spirito che ne ha informato la costituzione". A questo punto diventa implicita la ulteriore domanda. Lo spirito del sodalizio è quello di conservare, mantenere, gestire le opere di urbanizzazione che la legge fondamentale sulle lottizzazioni, risalente al 1942, impone debbano essere cedute al comune perché le gestisca nell'interesse collettivo?. E' per questo spirito che si fa dimettere , con manovre scorrette, un presidente che predisponeva il ricorso al TAR della Società per poi eleggerne un altro che faceva marcia indietro?. Non diamo colpe al Consiglio di Stato per la sentenza che costringerà i soci della cooperativa a sostenere i costi della manutenzione delle opere di urbanizzazione. I colpevoli sono in mezzo a noi. Certamente il Consiglio di Stato si sarà chiesto cosa vuole questa sparuta minoranza di cittadini e, in mancanza di una formale presa di posizione della cooperativa che doveva rappresentarli ha ritenuto che l'interesse dei soci fosse di mantenere il cosiddetto status quo, a beneficio di chi vuol fare l'immobiliarista con i soldi altrui.
Io ritengo che i soci della cooperativa siano più intelligenti di quanto pensi l'amministratore delegato ed a un quesito improponibile abbia risposto con lo stile di Beppe Grillo.

Giorgio Plazzotta ha detto...

da parte di Giuseppe Monni:

Anche secondo me il ref era un atto dovuto (ma segnalo che altri, anche in CdA, ritenevano non fosse necessario visto che la maggioranza dei Poggini si era già espressa più volte a favore di nuovi lotti). Noi dell’Esecutivo abbiamo proposto di indirlo non solo ex art.63 ma anche perché era stato richiesto col ref del 2013 (che, lo ricordo, non chiedeva di non fare più lotti, ma di sottoporre la decisione a ref, previe argomentazioni economiche). Si è svolta una intensa discussione su quali opzioni proporre ai soci (non siamo sempre d’accordo, tra noi!); in teoria, attenendosi all’art.63, ci si sarebbe dovuti limitare a un quesito secco (“Condividete la Variante?”) ma quella sì che sarebbe stata una forzatura; c’era poi chi (come il sottoscritto) avrebbe preferito proporre ai soci più opzioni. E’ prevalsa però la tesi secondo cui non sarebbe stato serio, da parte degli amministratori, proporre ai soci opzioni tecnicamente non percorribili; e poichè l’unica alternativa economicamente sostenibile rispetto ai nuovi lotti era (ed è, fino a prova contraria) quella di alzare i contributi, ne è scaturito il testo definitivo. Questo è ciò che è accaduto, senza che sia necessario inventarsi dietrologie. Non siamo mica Renzi, che ha bisogno di un ref per legittimarsi (le legittimazioni si ottengono con le elezioni e questo CdA è stato eletto con un mandato molto chiaro). E saremmo stati ben stupidi a caricare di significati estranei questo ref, peraltro consultivo (questa la sdifferenza sostanziale con quello del 2013, propositivo) non foss'altro perchè, appunto, era evidente che avrebbe registrato una bassa affluenza. Astensionismo che (basta sentire i soci) ha avuto molteplici componenti: molti (vedi l’ultima assemblea informativa) hanno affermato che questo ref fosse superfluo; altri, pur essendo (da sempre) a favore dei nuovi lotti, hanno tentato di boicottare la consultazione per ragioni diciamo così tattiche, nella speranza di indebolire l’attuale CdA (vedi i volantini che hanno invitato all’astensione proclamando la necessità di ottenere dal Comune maggiore cubatura); altri infine (Angelo ha sicuramente ragione, su questo punto) hanno disertato il ref per ragioni opposte, perché non sarebbero d’accordo né con i nuovi lotti né con un aumento dei contributi. Ma proprio qui sta il punto, mio caro Angelo. E’ troppo comodo essere contrari a tutto. Ci troviamo difronte a problemi ineludibili e le soluzioni implicano tutte qualche sacrificio, o la rinuncia a parte del patrimonio o l’aumento dei contributi (o, giustamente, un mix di queste cose, ed è quello che stiamo facendo) ma comunque sia si deve decidere. E se i soci sono liberi d’essere contrari a qualunque soluzione proposta, gli amministratori no, essi hanno il dovere (sgradevolissimo) di prendere decisioni sgradevoli. O crediamo davvero che, dinanzi ad alternative economicamente sostenibili e imprenditorialmente credibili, non preferiremmo tutti evitare nuovi lotti?? Non siamo mica azionisti della Italcementi. Anche io preferirei zero lotti e zero aumenti, ma ho il dovere di trovare le risorse per pagare i debiti e garantire servizi ai residenti. Alcuni di noi perseguirono la strada cessioni (che sarebbe stata peraltro una soluzione solo parziale) ma fallì. Eccetto questo, nessuno ha avanzato altre valide alternative ma vi assicuro che saremmo pronti ad accoglierle a braccia aperte. (Ricordando che non bastano le belle idee, esse vanno sostenute da numeri e norme e strategie aziendali: vedi Relazione approvata dal CdA lo scorso Luglio). Questa è la dura realtà. Ci tranquillizzi pensare che la cementificazione del Poggio è scongiurata, basteranno pochissimi lotti (meglio lotti servizi che residenziali) e anche la vendita di uno o due all’anno sarà sufficiente per risolvere, nei prossimi decenni, tutti i problemi rimasti in sospeso.

Giorgio Plazzotta ha detto...

Ciao Silvio. E' vero che in alcuni casi l'opzione zero non è mai stata inclusa tra le possibili scelte. la mia affermazione deriva, pertanto, da una mia intuizione. Pero' in quest'ultimo referendum l'opzione zero c'era, a meno che tu non voglia prospettare uno scenario in cui non si costruisce (quindi opzione zero) e non si aumentano enormemente i contributi. Potresti dire che questa equazione era stata proposta anche nel 2007 dalla amministrazione calvisi, ma ci sono grandi differenza. Innanzitutto allora era ancora possibile ottenere la cessione delle opere di Urbanizzazione al Comune. La sentenza del TAR d'altronde testimonia il fatto che quella strada fosse più che legittima. In secundis era ancora in vigore il sistema gestionale basato sul "deficit" in cui i lotti venivano venduti per coprire il deficit. Inaccettabile.
Sulle cause della sentenza del CdS sono parzialmente d'accordo conte. Le responsabilità della Cooperativa sono enormi. Cio' non toglie che quella sentenza ha comunque leso i miei diritti di cittadino, e difatti io ho ricorso come cittadino, non come socio della Cooperativa.



gianfranco ha detto...

Ho letto l'intervento di Giuseppe Monni, che chiaramente difende tutto quello che il management della Cooperativa sta facendo, e ciò, secondo me e secondo molti che hanno a cuore
il bene di Poggio anche per il futuro, offende l'intelligenza dei residenti.
Prendo spunto da ciò che Giuseppe ha scritto :
1. "Preferisco anch'io lotti zero e zero aumenti ma ho il dovere di trovare le risorse per pagare i debiti e garantire servizi ai residenti".
2. "La maggioranza dei Poggini si era espressa più volte a favore di nuovi lotti".
3- "L'unica alternativa economicamente sostenibile rispetto ai nuovi lotti era quella di alzare i contributi".
4. "Abbiamo proposto di indire il referendum perchè era stato richiesto dai soci nel referendum del 2013 ( previe argomentazioni economiche )".
5. "Ci tranquillizzi pensare che la cementificazione di Poggio è scongiurata, basteranno pochissimi lotti e anche la vendita di uno o due lotti all'anno sarà sufficiente per risolvere , nei prossimi decenni, tutti i problemi rimasti in sospeso".
Sul punto 1. mi piacerebbe analizzare tutti i conti che dimostrano come si reperiscono le risorse ( vedi flussi di cassa con costi e ricavi per 40 anni ). E' già difficile, di questi tempi, simulare un Business Plan per 5 anni, figuriamoci per 40 anni!
Tutti gli operatori del mercato immobiliare sostengono che nei prossimi anni sarà quasi impossibile vendere terreni a Poggio dei Pini dal momento che sul posto si trovano ville,
con piscina, in vendita a 300.000 euro e, senza, ad appena 250.000 euro.
La vendita dei lotti residenziali a Poggio non offre scenari incoraggianti e a mio parere
Poggio dei Pini non ha bisogno di altri 80 lotti per migliorare la qualità della vita ai propri residenti. Ci siamo tutti riempiti la bocca con il ns. tesoretto : le aree per i servizi alla residenza. E' lì che dobbiamo puntare, con intelligenza e lungimiranza.
Sul punto 2 mi piacerebbe sapere da Giuseppe che cosa intende per "maggioranza dei poggini":forse 85 si espressi nell'ultimo referendum su quesito capzioso?
Sul punto 3. non sono d'accordo, perchè secondo me, e non sono solo, non c'è solo la strada della vendita di nuovi lotti per garantire nuovi scenari favorevoli, per un rilancio del ns.centro residenziale. Occorre immaginare una Società Cooperativa diversa, con uno Statuto meno rigido ed ingessato, una gestione più snella ma dal piglio imprenditoriale e capace di offrire ai soci residenti anche servizi a pagamento.
Sul punto 4. c'è da dire che è vero che il referendum è stato richiesto dai soci nel referendum del 2013, ma è altrettanto vero che ai soci doveva essere presentato un serio Business Plan corredato da una altrettanto seria ricerca di mercato, e quì , secondo me , si legge la scarsissima affluenza dei poggini al seggio referendario. Infatti non sono andati a votare non solo chi come me era per l'opzione zero, ma anche molti soci che pur favorevoli ai nuovi lotti non sono stati messi nelle condizioni di decidere con cognizione di causa.
Sul punto 5. lascio ai Poggini il commento sulle affermazioni trionfalistiche di Giuseppe.

silvio ceccarelli ha detto...

Caro Giogio, il nocciolo del mio commento era sostanzialmente la domanda: chi effettivamente ci amministra? Il CdA pro tempore eletto o la "consulta" di cui all'articolo 50 dello statuto? Io sono convinto che sia questo gruppo di (immagino) ultraottuagenari che da vecchi avevano concepito un passatempo comunque remunerativo e ancora oggi si ritengono in diritto di "mantenere il loro spirito al sodalizio". Sembra che non si siano accorti di quante cose sono cambiate in questi 50 anni. Quante nuove leggi hanno modificato i rapporti fra le persone, come è cambiata la cultura in materia di salvaguardia del territorio, come sono cambiati i rapporti fiscali fra cittadino e istituzioni e fra istituzioni stesse.
Dal mio punto di vista se ad amministrare ci fossero delle persone avvedute, poiché la vertenza vinta al TAR e persa al CdS vedeva interessato solo uno sparuto gruppo di cittadini, la Cooperativa dovrebbe riproporre il percorso dei ricorsi contro il Comune facendo tesoro delle argomentazioni espresse nella sentenza del CdS.
Sempre dal mio punto di vista i Soci si sono sentiti presi in giro da questo referendum e dalle motivazioni che lo accompagnavano. Per questo hanno disertato in massa anche senza essersi messi d'accordo.
Per recuperare credibilità gli amministratori devono cercare un cambiamento. Non possono limitarsi a gestire la Società come un'entità statica ma devono capire che la compagine dei Soci è in continua evoluzione. Alcuni ci lasciano, altri nuovi Soci si insediano. Qualcuno può accettare gli attuali rapporti con il comune, qualcuno (molti) si domandano perché pagare la Cooperativa per servizi che la Legge impone debbano essere a carico del Comune, fra parentesi per i quali l'Ente riceve i giusti contributi da Stato e Regione.

Giorgio Plazzotta ha detto...

da Giuseppe Monni

Ciao Giorgio, che la cd opzione zero sia minoritaria non è solo una tua intuizione: lo dimostra la matematica. Il ref 2013, come giustamente ricorda Angelo, registrò un record di votanti (533): eccetto morosi e extraresidenti votarono praticamente tutti, quindi quel risultato fotografò con precisione le posizioni dei soci. La volontà di realizzare subito nuovi lotti ottenne 246 voti, mentre quella di attendere 3 anni prima di elaborare una Variante (che non rinunciasse comunque alle nuove cubature) ne ottenne 283. Uno scarto di 37 voti, il che significa che lo spostamento di soli 19 voti (il 3,5%!) avrebbe determinato la vittoria dei lotti subito. E siccome tra i 283 che votarono per la moratoria c’erano non solo i sostenitori dell’opzione zero ma anche decine di soci che non lo erano affatto, è matematicamente dimostrato che l’opzione zero, al Poggio, è minoritaria. Io stesso, che fui tra i promotori di quel ref, non sono mai stato per l’opzione zero e convinsi decine di soci a votare per la moratoria, anche se erano favorevoli a realizzare un certo numero di nuovi lotti, rassicurandoli sul fatto che si trattava di una moratoria di soli 3 anni che comunque non avrebbe comportato la rinuncia alla cubatura attribuita dal PUC. Se non avessimo dato queste rassicurazioni avremmo perso. Chi promosse quel ref ricorderà che elaborammo un quesito molto moderato proprio per essere certi di ottenere la maggioranza assoluta, che, come si vide, non avremmo raggiunto con un quesito estremista, schiacciato sull’opzione zero. Così funzionano i ref. Se si consultassero i Poggini chiedendo “Vi piacerebbe che venissero realizzati nuovi lotti?” il 90% risponderebbe certamente “No!” ma se non ci limitassimo a un superficiale sondaggio di opinioni e, invece, come da Statuto, ponessimo i soci dinanzi al problema prospettando loro le possibili soluzioni e completando quindi la domanda (“Vi piacerebbe che venissero realizzati nuovi lotti o preferireste un aumento delle quote?”) ecco che quella percentuale piomberebbe e (come si è visto il 20) la stragrande maggioranza risponderebbe “Meglio i lotti!”. In sintesi: finchè la cosiddetta opzione zero resta un’opinione, un’aspirazione ideale, essa è ovviamente condivisa dalla maggioranza (me compreso), ma quando la si traduce in una strategia amministrativa, che implica delle conseguenze concrete e ineludibili, i Poggini, pragmaticamente, scelgono diversamente. Non è una contraddizione: è la differenza tra opinioni e decisioni, aspirazioni e realtà. Da anni chiediamo agli amici dell’opzione zero di dimostrarne la sostenibilità economica, ma finora non ci è riuscito nessuno (neanche la cessione delle oouu, da sola, avrebbe garantito la sostenibilità dell’opzione zero, ce lo siamo sempre detti). Sventata quindi la Variante 2007 (200.000mc) e quella del 2012 (130.000) è rimasta ormai la cubatura minima necessaria per assicurarci un futuro tranquillo: 76.000mc che, sparsi in un territorio così vasto e diluiti in 30-40 anni, non saranno neanche percepibili. Mi sembra inoltre un buon equilibrio tra le due posizioni che dividono i Poggini (spesso infatti i sostenitori dell’opzione zero sembrano dimenticare che anche le posizioni dell’altro 50-60% dei soci andrebbero rispettate e pesate…, o no?). Se poi ergeranno, finalmente, soluzioni nuove, evviva, le valuteremo insieme.

Anonimo ha detto...

Mi piacerebbe replicare punto per punto alle considerazioni di Gianfranco, ma temo che questo scambio di idee stia diventando oziosetto: probabilmente abbiamo fatto fuori tutti i lettori e siamo rimasti in 4 a confrontarci. Continuo però a invitare persone come Gianfranco, Silvio e Angelo a un confronto diretto, anche pubblico, nel quale analizzare posizioni e numeri. Continuo anche a rilevare che chi ci contesta agli amministratori di non aver portato numeri non sembra aver letto la Relazione che il CdA ha approvato a Luglio, messo a disposizione dei soci e posta a fondamento delle sue azioni e dello stesso referendum. Continuo anche a rilevare, con rammarico, che alle nostre pur opinabili strategie non viene contrapposta alcuna alternativa credibile, ma affermazioni incredibilmente generiche. Gianfranco, ci contesti l’assenza di business plan, ma hai mai formulato e presentato una qualunque alternativa credibile, fattibile tecnicamente e sostenuta dai numeri, alla vendita di lotti? In attesa di alternative preferibili (che, ripeto, analizzeremmo con grande interesse) degli amministratori devono percorrere le strade meno peggiori, perché i debiti non si pagano da soli e le infrastrutture nel frattempo cedono (tutte cose che non vengono mai citate, come se non fossero il vero problema!). Ieri abbiamo inaugurato i campi da tennis tornati allo splendore di un tempo (grazie ai fondi regionali e nostri): questi sono i risultati concreti, le cose per cui siamo stati eletti. Il bilancio ordinario e in pareggio, con la vendita dello 0,25% del territorio abbiamo portato a compimento una lista di interventi lunga due pagine. Spero che saremo giudicati da questo. Per quanto riguarda infine la “Consulta” citata da Silvio, non ho sinceramente capito a cosa si riferisca: questo gruppo di amministratori avrà tanti difetti ma sicuramente sta lavorando sodo, in piena autonomia, assumendosi la responsabilità di successi e insuccessi. Sandro per primo, che porta un cognome così impegnativo, si sta rivelando, a mio parere, uno dei Presidenti migliori che la Società abbia avuto. Anche quando frena me e Federico (anzi soprattutto!). Un caro saluto.

gianfranco ha detto...

All'anonimo rispondo semplicemente dicendo che i soci hanno diritto di pretendere da un management che viene retribuito tramite le quote sociali, ogni chiarimento circa un piano d'investimenti di svariati milioni di euro che doveva essere accompagnato dal Business Plan e da una seria ricerca di mercato e che invece viene proposto ai soci accompagnato da una semplice relazione di buoni propositi, intitolata "Il futuro di Poggio dei Pini" che la maggior parte dei soci non conosce. Preciso inoltre al gentile lettore anonimo, che non sono io che devo dimostrare che il piano sul "futuro del Poggio" elaborato dal C.d.A. è SOSTENIBILE sia dal punto di vista finanziario che da quello economico. Io,se verrà indetta un'assemblea per parlare del "Piano",sarò lieto di portare il mio contributo di idee e di proposte,come del resto ho sempre fatto, nel solo interesse della Cooperativa e dei Soci.
Nel mio intervento non ho inteso dare giudizi sulle persone che ci amministrano e che sappiamo essere oberati di responsabilità di ogni genere.
Pretendere chiarezza sugli atti che riguardano la vita futura del ns. Centro Residenziale,
specie quando si parla di svariati milioni di euro,per me non costituisce un'azione di "lesa maestà" bensì uno stimolo per migliorare il proprio lavoro nell'interesse di tutti.
Sono d'accordo con Silvio sulla sua "saggia" riflessione e sopratutto sul fatto che la Cooperativa deve poter essere gestita in "chiave moderna" e con criteri che rispettino la parità di trattamento dei soci, la cui inosservanza comprometterebbe la stessa natura mutualistica della società ( vedi nuove tariffe dell'acqua ).
Un caro saluto

Giorgio Plazzotta ha detto...

chiedo scusa il commento precedente a quello di Gianfranco era di Giuseppe Monni.

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