"A Poggio dei Pini, grazie alla professionalità di chi
ha progettato la lottizzazione negli anni '60, gli edifici si trovano in zone
sicure, ma ovviamene le strade e la diga attraversano un alveo che oggi
sappiamo, può raggiungere portate che non erano state previste con tale
imponenza".
Prendo
spunto dai tanti post apparsi di recente su questo Blog, tra cui l’estratto in premessa,
per fare alcune considerazioni sull’urbanistica della nostra cooperativa di
Poggio dei Pini.
Nelle
varie convenzioni concernenti il piano di lottizzazione (4) che hanno
caratterizzato la storia di Poggio dei Pini sin dalla sua nascita, tra gli
allegati, non esiste alcun documento o riferimento riguardante indagini
geologiche e idrogeologiche predisposte sia dal professionista incaricato dalla
cooperativa di redigere il Piano di lottizzazione, cioè in occasione della
trasformazione dei fondi rustici di proprietà della società Poggio dei Pini in
aree urbanizzate dei terreni, sia dal Comune nel piano regolatore generale, a
tutt’oggi ancora vigente come programma di fabbricazione (PdF)
Il
quadro normativo nazionale e diverse circolari emesse in materia urbanistica
inerenti la formazione e le procedure dei piani regolatori e dei piani
attuativi, a partire dalla L.U.1150/42, legge ponte 765/67, circolari LLPP n.
2475 del 7 luglio 1954, e n. 3210 del 28 ottobre 1967 ecc., tra le altre
questioni, hanno più volte chiarito che oltre all'obbligatorietà di spesa posta
in capo ai comuni per i Piani regolatori, sono da considerarsi incluse non solo
le spese per gli onorari dei progettisti incaricati ma anche quelle necessarie
per indagini statistiche, rilevamenti aerofotogrammetrici, restituzioni
cartografiche, indagini geologiche, geotecniche e idrogeologiche. E’ appena il
caso di ricordare che la frana di Agrigento del 1966 “rivelò agli italiani le
conseguenze dell'uso dissennato del territorio e indusse il Parlamento a
legiferare perchè la pianificazione urbanistica diventasse il metodo generalizzato
per governare le trasformazioni del suolo”.
In
tal senso anche la Regione Sardegna emanò diverse circolari a tutti i Comuni
della Sardegna, agli Ordini e Collegi professionali, con riferimento agli
obblighi derivanti dall’applicazione della L. 2 febbraio 1974, n°64 e del D.M.
LL.PP. 11 marzo 1988. Invitando tutti i soggetti interessati a una corretta
lettura del quadro normativo, ritenendo illegittimo un atto di pianificazione
urbanistica qualora fosse privo di relazioni e indagini di legge.
Ora,
se per certi versi il piano di lottizzazione di Poggio può ritenersi nel
panorama nazionale un’interessante e originale esperienza urbanistica,
certamente dissimile da altre lottizzazioni di carattere esclusivamente
speculativo, però è necessario affermare che in sede di programmazione, l'attività
del pianificatore deve occuparsi di tutti gli elementi che lo compongono, nessuno
escluso. Oggi le carenze e le manchevolezze rendono necessari interventi infrastrutturali
che riguardano la lottizzazione e le sue problematiche idrogeologiche, in un
territorio che si sta riprendendo i suoi spazi, che l’uomo (il pianificatore) non
ha saputo leggere, e interpretare, per la corretta attività di trasformazione
territoriale. E come nel nostro caso, ponendo il nostro piano attuativo ormai
giunto a compimento, dopo 50 anni, in grave stato di disfacimento. In ragione
di ciò è assai curioso che, ancora oggi, si sta invece pensando di incrementare
il carico urbanistico del PdL di Poggio, cioè l’effetto
che viene prodotto dall'insediamento primario come domanda di strutture ed
opere collettive, in dipendenza del numero delle persone insediate su di un
determinato territorio.
invece
di puntare a far classificare preventivamente le nostre strade come viabilità
pubblica di PUC (in sempiterno itinere) in cambio di una programmata e
progressiva premialità.
Francesco
Cilloccu (architetto)
Poggio
dei Pini 13 marzo 2016
attenzione il file occupa 19 mb
(1) Centro residenziale, non distante dal litorale
cagliaritano, sviluppatosi di recente lungo contorti tracciati stradali. Questo
insediamento, realizzato in modo particolarmente estensivo , ha prodotto un
consierevole consumo di territorio e di suolo, oltre generare vistose
alterazioni del paesaggio. Fortunatamente qui l’urbanizzazione è avvenuta
interessando solo i margini della zona
coltivata. “Sardegna. L’uomo e le coste”. AA.VV. 1989. Edizioni Banco di
Sardegna.
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