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domenica 13 marzo 2016

#PoggiodeiPiniTVB

"A Poggio dei Pini, grazie alla professionalità di chi ha progettato la lottizzazione negli anni '60, gli edifici si trovano in zone sicure, ma ovviamene le strade e la diga attraversano un alveo che oggi sappiamo, può raggiungere portate che non erano state previste con tale imponenza".

Prendo spunto dai tanti post apparsi di recente su questo Blog, tra cui l’estratto in premessa, per fare alcune considerazioni sull’urbanistica della nostra cooperativa di Poggio dei Pini.
Nelle varie convenzioni concernenti il piano di lottizzazione (4) che hanno caratterizzato la storia di Poggio dei Pini sin dalla sua nascita, tra gli allegati, non esiste alcun documento o riferimento riguardante indagini geologiche e idrogeologiche predisposte sia dal professionista incaricato dalla cooperativa di redigere il Piano di lottizzazione, cioè in occasione della trasformazione dei fondi rustici di proprietà della società Poggio dei Pini in aree urbanizzate dei terreni, sia dal Comune nel piano regolatore generale, a tutt’oggi ancora vigente come programma di fabbricazione (PdF)


Il quadro normativo nazionale e diverse circolari emesse in materia urbanistica inerenti la formazione e le procedure dei piani regolatori e dei piani attuativi, a partire dalla L.U.1150/42, legge ponte 765/67, circolari LLPP n. 2475 del 7 luglio 1954, e n. 3210 del 28 ottobre 1967 ecc., tra le altre questioni, hanno più volte chiarito che oltre all'obbligatorietà di spesa posta in capo ai comuni per i Piani regolatori, sono da considerarsi incluse non solo le spese per gli onorari dei progettisti incaricati ma anche quelle necessarie per indagini statistiche, rilevamenti aerofotogrammetrici, restituzioni cartografiche, indagini geologiche, geotecniche e idrogeologiche. E’ appena il caso di ricordare che la frana di Agrigento del 1966 “rivelò agli italiani le conseguenze dell'uso dissennato del territorio e indusse il Parlamento a legiferare perchè la pianificazione urbanistica diventasse il metodo generalizzato per governare le trasformazioni del suolo”. 
In tal senso anche la Regione Sardegna emanò diverse circolari a tutti i Comuni della Sardegna, agli Ordini e Collegi professionali, con riferimento agli obblighi derivanti dall’applicazione della L. 2 febbraio 1974, n°64 e del D.M. LL.PP. 11 marzo 1988. Invitando tutti i soggetti interessati a una corretta lettura del quadro normativo, ritenendo illegittimo un atto di pianificazione urbanistica qualora fosse privo di relazioni e indagini di legge.
Ora, se per certi versi il piano di lottizzazione di Poggio può ritenersi nel panorama nazionale un’interessante e originale esperienza urbanistica, certamente dissimile da altre lottizzazioni di carattere esclusivamente speculativo, però è necessario affermare che in sede di programmazione, l'attività del pianificatore deve occuparsi di tutti gli elementi che lo compongono, nessuno escluso. Oggi le carenze e le manchevolezze rendono necessari interventi infrastrutturali che riguardano la lottizzazione e le sue problematiche idrogeologiche, in un territorio che si sta riprendendo i suoi spazi, che l’uomo (il pianificatore) non ha saputo leggere, e interpretare, per la corretta attività di trasformazione territoriale. E come nel nostro caso, ponendo il nostro piano attuativo ormai giunto a compimento, dopo 50 anni, in grave stato di disfacimento. In ragione di ciò è assai curioso che, ancora oggi, si sta invece pensando di incrementare il carico urbanistico del PdL di Poggio, cioè l’effetto che viene prodotto dall'insediamento primario come domanda di strutture ed opere collettive, in dipendenza del numero delle persone insediate su di un determinato territorio.
invece di puntare a far classificare preventivamente le nostre strade come viabilità pubblica di PUC (in sempiterno itinere) in cambio di una programmata e progressiva premialità.

Francesco Cilloccu (architetto)
Poggio dei Pini 13 marzo 2016

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(1) Centro residenziale, non distante dal litorale cagliaritano, sviluppatosi di recente lungo contorti tracciati stradali. Questo insediamento, realizzato in modo particolarmente estensivo , ha prodotto un consierevole consumo di territorio e di suolo, oltre generare vistose alterazioni del paesaggio. Fortunatamente qui l’urbanizzazione è avvenuta interessando  solo i margini della zona coltivata. “Sardegna. L’uomo e le coste”. AA.VV. 1989. Edizioni Banco di Sardegna.

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