Ciao Giorgio
passano
i giorni e, a quanto pare, la raccolta firme lanciata dal comitato "No al
viadotto" sta raccogliendo pochissime decine di adesioni, assai meno delle
1200 auspicate da Franco Magi. Ma i poggini sentono veramente il problema? Noi
pensiamo, anzi sappiamo, avendone parlato con altri soci, che in tanti non
condividono la strategia adottata dal comitato, pur contestando il progetto
Metassociati, e non firmeranno quella petizione. Neanche noi firmeremo, e spieghiamo
il perché in tanti riteniamo di non farlo.
Premettiamo che invitiamo chiunque
consideri irrilevante il nostro parere, cosa sacrosanta e rispettabilissima, a
voltare pagina perché la nostra è la classica voce fuori dal coro (il testo non
è brevissimo e ce ne scusiamo), emetteremo note stridenti rispetto a tutti i
discorsi apparsi sul tuo blog e la nostra importanza non è tale da avere la
presunzione di cambiare le idee degli altri, ma il problema è che in ambiti
rissosi e poco rispettosi degli altri (il riferimento è alla riunione della
scorsa settimana del comitato, gestita in modo da creare e mantenere la
tensione tra persone di pareri diversi) non si è in grado di ragionare serenamente
ed invece qui vorremo fare proprio questo: ragionare e parlare da persone
civili senza usare slogan e frasi stereotipate, per provare ad affrontare seriamente e con cognizione di
causa l’argomento.
Oltre ogni altra considerazione, ritenendo
che gli aderenti al comitato abbiano ben chiaro l’obiettivo da perseguire, non
è chiara l’esigenza, da parte di chi lo rappresenta, di sostenere la propria
tesi con sciocchezze quali il presunto asservimento dei professionisti sardi alla
Metassociati, un concetto che giustificherebbe la necessità di chiedere
un parere professionale a tecnici non sardi e che denota un’ignoranza senza
pari sulla realtà sarda. Ognuno è libero di chiedere un parere a chi vuole,
però magari si può dire tranquillamente che ci si fida di quel tecnico, senza
altre aggiunte decisamente poco credibili e, oseremo dire, anche offensive per
la categoria.
Comunque prima di scrivere che i 2200
residenti (in verità non arrivano a 2000) sono tutti contrari al ponte bisognerebbe
pensarci due volte…
Come abbiamo già detto in premessa, le reazioni
dei poggini dimostrano che i bisogni e le percezioni di ciascuno di noi non
sono omologabili al pensiero unico, ma anzi piuttosto diversificate. Possiamo essere
d’accordo sul fatto che la proposta progettuale ha portato ad un ponte
veramente brutto esteticamente, ma non condividiamo gli obiettivi del comitato,
né le modalità attuate e pertanto non firmeremo.
E questo perché l’obiettivo vero sta nella
contraddizione di questa azione. Si dice che si vuole cambiare il ponte, poi si
scrive e si riscrive furbescamente che il ponte assolutamente non può essere
cambiato a causa delle norme vigenti, quindi si chiede la sospensione della
procedura relativa alla progettazione definitiva. L’obiettivo, non dichiarato
apertamente dal foglio che viene proposto per la firma, è di rinunciare ad un
nuovo ponte e di mettere due sbarre sulle due spalle del ponte con una
centralina di controllo e null’altro fare. Ci chiediamo: questo è ciò a cui si
vuole davvero arrivare per la “messa in sicurezza” del territorio?
Qualunque progetto in un sito a forte
rischio idrogeologico non può prescindere da tre fattori fondamentali:
sicurezza per le persone, per le cose e per i soccorritori; questi sono punti
di partenza imprescindibili, oltre alla conoscenza dei pericoli esistenti sulla
base di fatti già accaduti, nel nostro caso la recente alluvione del 2008,
senza scordare quella di poco inferiore come importanza del 1999. Parliamo cioè
di eventi non bypassabili che rappresentano rischi prevedibili.
Quindi cosa significa “mettere in sicurezza”,
ad esempio un edificio? Attuare tutte le opere necessarie, puntellamenti,
cerchiature, tiranti, sottomurazioni, affinchè chiunque acceda, lo utilizzi e/o
transiti nei suoi pressi non possa trovarsi in pericolo…ma non solo, significa
anche che quell’edificio non può mettere in pericolo le “cose” (ad esempio
altri edifici, impianti tecnologici) che gli sono vicine, e che qualora fosse
necessario soccorrere qualcuno al suo interno i “soccorritori” possano accedere
ed uscire in sicurezza.
E per un territorio che si fa? Se si
tratta di Poggio dei Pini? Puntelliamo tutti gli edifici? Evidentemente no, il
problema è diverso, parliamo di un territorio e quindi delle “opere
d’arte” (così vengono definite le opere in materia di tecnica delle
costruzioni) quali le dighe, le strade, gli argini, gli attraversamenti fluviali
che devono essere messi in sicurezza per ottenere lo stesso risultato
precedente, e cioè affinchè chi utilizza il territorio per abitarci, andare al
supermercato e in farmacia, fare sport, studiare, lavorare lo possa fare in sicurezza
e così coloro che dovessero attraversarlo anche eventualmente per prestare
soccorso. Queste sono regole basilari della messa in sicurezza che può anche
essere completata con strumenti di controllo, i quali, però, non possono
rappresentare l’unica metodologia attuabile; i monitoraggi sono solo la parte
finale di queste opere e non possono essere individuate da sole come opera di
messa in sicurezza del territorio. E se qualche tecnico viene a dire una cosa
del genere lo riteniamo un incompetente, perché due sbarre e una centralina di
monitoraggio non possono preservare l’attuale ponticello da un eventuale nuovo
evento alluvionale, anche di minor portata, viste le condizioni in cui si trova
attualmente a soli 8 anni dall’evento. E’ sufficiente guardare la foto
sottostante per rendersi conto che la
luce del ponte si è ridotta ancora, ormai non c’è neanche un metro e mezzo all’intradosso, perchè il Rio
San Girolamo ad ogni pioggia continua a portare materiale solido e l’alveo si
sta interrando; basta un masso da 1
metrocubo per far saltare il ponticello come nulla. E questa volta possiamo
stare certi che non interverrà il Genio Civile “in somma urgenza” a
rimetterlo in piedi nell’arco di 48 ore.
F
Infatti, vogliamo ricordare l’ordinanza di
demolizione che il Genio Civile ha emesso nel 2009, reiterata anche di recente,
perché il ponte si è mosso, è stato sollevato dall’acqua e si è rimesso al suo
posto traslando leggermente. E’ esattamente ciò che è successo a diversi altri
ponticelli di Poggio dove passano solo automobili e Derichenbourg, invece sul
ponte incriminato passano automobili, Derichenbourg, Baire, Sumb, Linea dei
Golfi, camion vari, autobetoniere, e tutto ciò che può andare su ruote senza
limiti di carico.
Se poi invece non ci importa nulla
dell’eventualità che domani il ponticello esistente venga
spazzato via da piogge torrenziali o da una nuova alluvione, e Poggio
venga divisa in due, con circa 400 famiglie isolate (famiglie, non
abitanti come abbiamo sentito dire più volte per minimizzare l’importanza degli
abitanti sacrificati dall’eventuale mancanza del ponte, quindi ben oltre la
metà degli abitanti di Poggio) allora sarebbe meglio dirlo chiaramente! Perché
ciò che manca in tutti questi discorsi è il passo successivo, nessuno ha detto cosa
faremo in questa eventualità e chi dovrà/potrà intervenire. Se
rimanessimo senza ponte a causa di una nuova alluvione, o se lo stesso venisse
gravemente lesionato, o se le spalle dovessero cedere cosa faremo? Grideremo e
correremo alla Regione o al Comune per ottenere un nuovo ponte?
E a questo proposito forse è sfuggito il
significato vero dell’ultima frase inserita nella comunicazione dell’Assessore dei
LL.PP., datata 17/01/17, nella quale si invita il Comune “ad assumere i necessari provvedimenti organizzativi di protezione
civile che il caso di specie richiede al fine di garantire nell’attuale
attraversamento le condizioni di sicurezza per persone o cose”. In quelle
parole c’è il chiaro invito al Comune ad organizzare, ad esempio, un sistema di
monitoraggio dell’attraversamento attuale per garantire nel ponticello
esistente la sicurezza per le persone e le cose che transitano sopra, ma
certamente non dell’opera d’arte in sé stessa; e in caso di eventi alluvionali
o piogge importanti, qualora la struttura del ponte cedesse o venissero erose
le due spalle, il Sindaco Dessì sarà il primo indagato anche in presenza di
soli danni materiali a cose e non a persone. E leggendo quella frase c’è da
chiedersi se addirittura non sia il caso di verificarne la stabilità
immediatamente. Non crediamo che la cosa sia da prendere sottogamba, e
lo diciamo soprattutto per il Sindaco!
Quindi, è chiaro che confidiamo molto di
più nella comunicazione, nel rapporto diretto tra la Cooperativa e la Regione,
nel dialogo che potrà proseguire se si abbasseranno i toni, diversamente ci
asfalteranno senza tanti problemi, perché per effetto del Piano Hydrodata (basato
su un accurato studio del territorio come non si era mai fatto in Sardegna, che
ha permesso la definizione di tutti gli interventi da eseguire) non esiste
nessuno in Regione che si prenderà mai la responsabilità di annullare
quell’opera dichiarando che non serve per la messa in sicurezza del territorio.
Anche se vorremmo delle modifiche sostanziali al progetto incriminato, noi
stesse ci guarderemmo bene dal sostenerlo! Affermiamo, invece, una cosa non
detta dal comitato: non è vero che non ci siano i modi per cambiare quel
progetto, basta volerli trovare con il buon senso e con il dialogo supportato
dalla conoscenza degli aspetti tecnici, progettuali e procedurali. Ma al
comitato questo non interessa, non vuole approfondire questi argomenti, forse
per scarsa conoscenza delle normative vigenti sulla progettazione dei ponti, sulle
norme tecniche per le costruzioni e sulle procedure degli appalti. Pertanto
insistiamo nella nostra posizione, anche se la nostra voce è fuori dal coro.
E poco ci importano gli attacchi da
qualunque direzione provengano, non abbiamo interessi particolari in tutto
questo, tranne quello di avere la certezza che, se domani si ripetesse un nuovo
22 ottobre, non potrà accadere che due terzi degli abitanti restino bloccati in
casa, perché magari anche il ponte dell’Hydrocontrol avrà subito dei
danni; oppure, se quest’ultimo fosse rimasto illeso, dovrebbero rassegnarsi a
raggiungere il resto della lottizzazione, Cagliari e il resto del mondo
percorrendo la strada che arriva all’ingresso di Capoterra sul lato del
cimitero e poi da lì, attraversando il paese, giungere sulla SS 195 e viceversa,
per chissà quanti anni. Chiediamoci come hanno vissuto l’isolamento gli
abitanti di Pauliara nei 5 anni in cui il nuovo ponte non c’era. E che dire dei
servizi di trasporto pubblico, costretti ad allungare notevolmente i percorsi?
Quanto tempo ci vorrà per riorganizzare un servizio pubblico già ora gravemente
carente? Senza contare, ovviamente, le ripercussioni dell’isolamento sulle
attività del centro commerciale, sull’impossibilità, per chi vive dall’altra
parte, di raggiungere la chiesa, gli uffici della cooperativa, ecc. Nuovamente,
come nel periodo 2008-2013, l’unica via di collegamento pedonale tra le due
parti della lottizzazione sarebbe il sentiero lungo-lago, e meno male che ci
sarebbe almeno quello, anch’esso da alcuni osteggiato e criticato.
Tornando agli aspetti progettuali e
procedurali dell’opera d’arte in questione, la normativa ci soccorre, ad
esempio, nell’ambito delle prerogative del Responsabile Unico del Procedimento,
soggetto responsabile di tutta la progettazione ed esecuzione dei lavori
pubblici, come viene chiarito in una determinazione dell’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione, competente
in materia di vigilanza dei contratti pubblici), laddove si legge “è fatta
salva la facoltà del responsabile unico del procedimento – soggetta a
motivazione – di integrare ovvero modificare
il contenuto dei singoli livelli di progettazione, compresa la possibilità di
ridurre il numero e il peso delle prescrizioni
In parole povere sia il vecchio
regolamento sugli appalti (DPR 207/2010, nelle parti ancora in vigore) sia il
Nuovo Codice degli Appalti (D.to Lgs. n. 50/2016) consentono all’Assessorato regionale
di modificare
il progetto preliminare per giustificato e motivato parere. Aggiungiamo
che la Regione ha anche un altro strumento politico e normativo formidabile per
cambiare i connotati di quel progetto, infatti il progetto definitivo dovrà
passare attraverso la Valutazione di Impatto Ambientale, studio in cui è obbligatorio
illustrare e confrontare le differenti soluzioni progettuali prese in esame; in
quella fase tutti gli uffici competenti formuleranno le loro osservazioni che
potranno anche tradursi in prescrizioni migliorative sotto gli aspetti
paesaggistici e di mitigazione degli impatti visivo-percettivi, oppure
sotto gli aspetti di configurazione idraulica della struttura rispetto al
territorio a monte e valle.
Del resto, chi si occupa di questo genere di
progettazioni sa che il colloquio e il confronto diretto con i vari uffici competenti
a rilasciare le autorizzazioni è auspicabile già in fase di progettazione, per
evitare di portare all'approvazione un progetto inattuabile o non approvabile,
e ancora di più non collaudabile perché non conforme alle norme tecniche sulla
progettazione dei ponti, entrate in vigore nel 2009.
Come si vede potremo restare giorni a dibattere
sull’applicazione di una normativa che non è bianca o nera, ma di vari colori,
a significare che le strade del dialogo esistono e possono portare gli enti
istituzionali se vogliono, ed è a questo che dobbiamo puntare, ad adottare
strumenti decisionali che politicamente possano interpretare il desiderio della
nostra comunità. Ossia di continuare a vivere in sicurezza nel meraviglioso
ambiente che ci circonda, senza che questo venga stravolto o “violato”
dalle opere dell’uomo, e senza dimenticare un concetto fondamentale: solo una
corretta progettazione delle stesse (strade, dighe, argini, case) nel rispetto
della normale dinamica idrogeologica del paesaggio consente di raggiungere
questo obiettivo.
Che non ci siano strumenti legali perché i poggini
possano imporre i loro desideri è ormai chiaro a tutti, la Cooperativa ha vinto
i ricorsi al TAR Sardegna, che però purtroppo hanno ben poca rilevanza pratica,
il comitato d’altronde prova con il chiasso e la mobilitazione a far cambiare
idea all’Assessore che invece, proprio a causa degli attacchi continui, ha
irrigidito la sua posizione di iniziale apertura, e quindi rimane un’unica
strada: trattandosi di una decisione politica allora che sia la politica a
risolvere il problema.
Una soluzione accettabile e condivisibile che permetta di
ottenere la messa in sicurezza definitiva del nostro territorio non potrà che
aiutare anche per frenare la tendenza dell’abbassamento del valore delle nostre
case: un territorio percepito insicuro allontana i potenziali acquirenti;
dopo l’alluvione tante case furono messe in vendita nelle lottizzazioni
costiere, ma nessuno le comprava perché a rischio. Più
recentemente, dopo gli allagamenti avvenuti l’anno scorso lungo la SS 195, il
mercato immobiliare di questa zona si è bloccato completamente e solo adesso
qualcosa si muove, ma con valutazioni da svendita, a dimostrazione che il tasto
sicurezza rimane uno degli elementi fondamentali per la scelta degli
investimenti privati.
E non possiamo tacere la nostra soddisfazione per la
decisione della Cooperativa di continuare sulla strada del dialogo, senza
chiudere la porta, perché solo così, magari cercando alternative concrete
basate sulle normative vigenti, si potrà arrivare ad una soluzione condivisa della
questione. Mai tagliare i ponti dietro le spalle (appunto!), è un
atteggiamento autolesionistico, anche se però non condividiamo l’apposizione
del logo societario sui moduli della petizione per i motivi sopraddetti. Crediamo
infatti che il comitato, dando per scontata una posizione negativa
maggioritaria dei poggini sul ponte, stia rischiando veramente tanto; se, come
sembra, non arrivassero le auspicate 1200 firme, ma poche centinaia è stato
valutato l’impatto che avrebbe per la soluzione di tutta la vicenda? È stata
presa in considerazione la possibilità che, in questo caso, anche il dialogo
risulterebbe certamente depotenziato, offrendo il fianco ad ovvie considerazioni
relative all’irrilevanza del numero dei contrari? E allora magari assisteremo
alla replica del penosissimo spettacolo “Alla ricerca di un capro espiatorio”
nella cooperativa, nei contrari dichiarati (noi ad esempio), negli abitanti di
Poggio che non hanno capito, nelle lottizzazioni, comune, provincia e
chissà chi altro? Speriamo sinceramente che il comitato, quantomeno a livello
di direttivo (ammesso che esista), abbia analizzato tutti questi aspetti con
attenzione, perché se così non fosse allora già sappiamo cosa aspettarci.
Qual è il sogno, nostro e di tanti altri? Che l’invito
alla ragionevolezza sia accolto, che il nostro ponte sia talmente bello da toglierci
il fiato, che ci si possa affacciare dopo il bar per godere di una
visuale sorprendente, con un’opera che ci stupisca, che ci racconti di sé e ci
inviti ad attraversarlo per godere della vista del Rio San Girolamo, del lago
che si riformerà a seguito degli imminenti lavori di messa in sicurezza della
diga. L’architettura sposata all’ingegneria può portare a risultati esaltanti e
sorprendenti: questo dovrebbe essere un auspicio di tutti.
Con queste convinzioni chiudiamo portando ad esempio, per
favorevoli e contrari, un meraviglioso ponte di quasi 500 metri , lungo la Strada N 193, vicino a
Corte; una struttura importante, alleggerita dall’effetto di trasparenza creato
dalle aperture strutturali che permettono di vedere la valle retrostante. Poco
a monte il bellissimo Pont du Vecchio, ponte ferroviario progettato da Eiffel,
il tutto all’interno del Parco Naturale Regionale della Corsica, immerso in una
splendida foresta di pini e lecci nel comune di Venaco.
Con queste bellissime immagini invitiamo a riflettere e salutiamo
Ludovica e Rita
6 commenti:
Innanzitutto grazie per il commento che potrebb aprire un canale di confronto. Incomincio io.
Sinceramente non capisco perchè vi dichiariate voci fuori dal coro quando pii, se ho capito bene anche voi volete il ponte e lo vorreste bello come quello di Corte.
Mi spiace deludervi, ma questa è esattamente la posizione che hanno quasi tutti gli altri.
Oppure ho capito male e a voi piace il viadotto della Metassociati?
Avete citato hydrodata lodandolo, e ci sta, ma presentarlo come la risposta a tutte le problematiche del post alluvione è aberrante. Innanzitutto Hydrodata non affronta minimamente l'aspetto paesaggistico che, guarda caso, è al centro del contendere attuale. In secondo luogo hydrodata, a mio avviso per fretta e denari stanziati allora, ignora completamente una buona parte del territorio, lascia intatti i ponti di hydrocontrol e chiesetta S. Girolamo e ignora tutti i ruscelli secondari che scendono da S. barbara oltre a un lungo tratto del rio s. girolamo nella zona di Bacchialinu. Poi vi dimenticate l'attraversamento posizionato vicino a casa Putzolu e il canalone dentro il lago. aiuto!
Il ponticello attuale è ridicolo e sinceramente inadeguato anche per gli anni 60. Potreste dirmi dove avete letto o sentito che si vuole lasciare cosi' com'e?
Non potete nemmeno dire che si vuole lasciare la parte alta di poggio esposta all'isolamento perchè chi non vuole realizzare il ponte in quella posizione lo vorrebbe invece posizionare presso l'hydrocontrol.
Insomma secondo me state dipingendo scenari che nessuno propone.
a parlare per primo di sistema di monitoraggio collegato a un piano di gestione dell'emergenza sono stato io. parlare di "sbarre" per persone della vostra competenza mi sembra inappropriato. quando ne ho parlato non mi riferivo pero' a questo progetto, con tanto di appalto già partito. so bene che non è possibile trasfrormarlo in tal senso. il mio era un invito a volare piu alto, a non pensare solo a Poggio, oppure a Olbia o Terralba, intervenendo DOPO le alluvioni e i morti, ma a cercare di mettere in sicurezza centinaia di attraversamenti "minori" dove ovviamente non sarà possibile realizzare ponti da 7 milioni cadauno. la soluzione del sistema di monitoraggio a mio avviso sarebbe ideale e con 7 milioni metteremmo in sicurezza l'intera isola.
il vostro commento sul mercato immobiliare lo trovo completamente sbagliato. non è a causa dell'alluvione che le case di Poggio hanno perso valore, ma per la crisi e per le loro dimensioni. Realizzare quel mostro di cemento non farebbe altro che peggiorare la situazione.
Sardi o non sardi? Inizio triste e lontano anni luce dal merito dei fatti. I dati sugli eventi sono sballati perchè diverse persone devono difendere il gregge di appartenenza a discapito di verità e sicurezza. Una domanda secca a tutti i gruppi di sardi e non sardi…fa ridere questa cosa, non vorrei che un aforisma di Oscar Wild e uguale per tanti altri intellettuali cascasse a pennello, quello che dice: il patriottismo è la virtù degli stolti. Non credo ma sicuramente c'è molta nebbia in qualche testa e molta propaganda elettorale in diverse altre.
DOMANDA:
Il rilevato crollato a monte dell'hidrocontrol quanta acqua ha riversato in un solo colpo nel rio? Quello realizzato dalla regione sarda nel 2004.
Chiaro che i calcoli sono sbagliati sopratutto nei tempi di smaltimento della piena ed è li e soltanto li che si deve mettere in discussione quella porcata di ponte previsto da politici e progettisti locali.
Ci siamo dimenticati del ponte cassone, forse il più brutto d'Italia, circa i tempi e gli aggiustamenti per rimediare degli sbagli?
Altrettanto chiaro è che chi si batte per il paesaggio e poi vende d esempio un rudere di 150 sottraendolo alla comuniutà e alla stori della Sardegna non è per niente credibile
Ciao
Giacomo
Giorgio, da parte mia due sole osservazioni e poi mi fermo:
prima: perchè non hai lasciato il nostro titolo del pezzo? quello che hai inserito è una tua libera e riduttiva interpretazione del nostro testo
seconda e ultima: ho dovuto chiedere per ben tre volte a Franco, in un flusso precedente, quale fosse l'obiettivo del comitato e lui finalmente ha scritto "sostituire completamente il viadotto in stile "554" con una struttura diversa nella forma, nella tipologia e nei materiali, ovvero mettere molto più semplicemente un efficiente sistema di telecontrollo e risparmiare 7 milioni di euro” quindi direi che non abbiamo inventato nulla; di più all’ultima riunione lui ha affermato che l'obiettivo era di far sospendere la procedura per la progettazione definitiva e rinunciare al ponte per mettere un sistema di telecontrollo; e ha aggiunto di aver interpellato tale ing. Giordano, di Pisa o Siena non ricordo, identificato come uno tra i maggiori esperti di sistemi di quel genere…quindi dove abbiamo sbagliato? è stato detto e scritto e non c’è stata alcuna strana interpretazione delle parole di Franco. Se poi il comitato sta ripensando ai suoi obiettivi e alla sua strategia perché qualcuno è stato illuminato sulla Via di Damasco, allora non possiamo che trovare la cosa positiva, ma non ci rispondere “Mi spiace deludervi, ma questa è esattamente la posizione che hanno quasi tutti gli altri” perché sai bene che non è così, verba volant, scripta manent! Altrimenti cosa dobbiamo pensare, che Franco non rappresenti il comitato?
E con ciò mi taccio definitivamente
Ludovica
Ludovica non ho lasciato il titolo che mi hai mandato per due motivi: 1- è falso affermare che la raccolta firme (peraltro ancora in corso) sia un fallimento - 2. il contenuto dell'articolo ha ben poco a che vedere con la raccolta firme, quel titolo mi è sembrato fuorviante rispetto al contenuto oltre che secondo me poco rispettoso di chi in questo momento sta portando avanti una iniziativa che, anche se non condivisa da te e da pochi altri, non trovo corretto ostacolare con titoli "ad hoc".
Detto questo ne approfitto per ammettere che in passato ho pubblicato dei titoli inappropriati che mi sono stati proposti in articoli non scritti da me.
Dato che nell'ultimo anno è enormemente cresciuto il numero dei siti di bufale che pubblicano titoli inappropriati ho deciso di riservarmi il diritto di decidere io il titolo degli articoli per tutelare questo blog che, a mio avviso, presenta una certa utilità per la comunità. spero che mi capisca.
ps. per quanto riguarda la tua citazione di Franco forse ho qualche problema con l'italiano. pensavo che OVVERO significasse "in alternativa". la proposta principale, anche perchè ritenuta piu' praticabile è quella di ottenere perlomeno un ponte che non deturpi il paesaggio come quello della Metassociati.
Ciao Giorgio,
Non riesco a comprendere alcune affermazioni diametralmente opposte di Ludovica.
In un suo precedente flusso (glorificando l'operato degli attuali amministratori) Ludovica sosteneva che la cooperativa ha fatto di tutto per impedire la realizzazione del ponte, compreso il ricorso al TAR, e che neanche in sede di VIA potremo influire.
Adesso, dopo appena 2 settimane cambia completamente idea e propone incredibilmente di "migliorare" questo viadotto "di rara bruttezza".
Io non penso che dopo il crollo dell'antico muro romano a Pompei, nei pressi della "Casa del Citarista", si sia proposto di inviare una betompompa per rifarlo e metterlo in sicurezza. Né tantomeno di tentare di "migliorarlo" magari con tonalità multicolore.
Afferma poi che sarebbero state raccolte poche decine di firme, mentre proprio oggi da un rapido conteggio siamo arrivati a quota 600 (se sembrano poche decine😃😃😃😃😃). Mi chiedo chi puó dare a Ludovica e Rita queste informazioni che ingenuamente le inducono in errore. Quasi fosse un fake! Stessa cosa quando Ludovica ha detto che il ministro Galletti é stato invitato dalla Cooperativa (posso garantire che era in visita privata ospite a casa mia), ha preso a cuore il problema e farà di tutto per aiutarci. Ed il Suo intervento è stato comunque utilissimo.
Altresí concordo pienamente con Giorgio che la svalutazione delle case non é data dall'alluvione, ma dalla crisi del 2008 ..... puoi prenderti semplicemente un depliant di tecnocasa del tempo e capirai di aver sbagliato.
Ovviamente Giorgio potrebbe essere che utlilizzino l'account di Ludovica terze persone.... in questo caso ritiro quanto sopra detto.
Saluti
CLAUDIO Magi
Inviato da iPhone
Tutta la zona ha subito un danno di questo genere dato dall'alluvione, questo è palese, così cpme è vero che la crisi ha inciso in maniera altrettanto determinante. L'analisi è più articolta , Il Poggio è da sempre antispeculativo.
Se andiamo chiedere non hanno dati statistici su richieste di lotti o analisi di mercato,questo da sempre, perchè sono distratti :)
La sintesi degli econo - mistici poggini storici è rappresentata in un sintesi chiarissima che è la seguente:
il libro costa di più per i non soci. Intelligenti sonnno???
Chiaramente ultra e iper negativa pur essendo di piccola gravità, ma è distintiva del Poggio e infatti la realtà è questa che si vede non quell che ci racconta qulcuno
Ciao Giacomo
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