Cosa sta succedendo intorno alla querelle del Mega Viadotto di Poggio dei Pini? L'ultima mossa dell'Assessore Maninchedda ha sparigliato il gioco, sollevando un nuovo polverone. Per chi non fosse informato ricordo che l'Assessore regionale ai Lavori Pubblici, prendendo atto del sostanziale rifiuto, da parte del Comune di Capoterra, del progetto del viadotto in cemento armato proposto dall'Assessorato, ha invitato lo stesso Comune a occuparsene in prima persona.
Questa proposta è stata accolta in modo diverso all'interno della comunità capoterrese, andando a disegnare almeno tre possibili scenari:
Opzione 1 - La Patata bollente: Maninchedda, dopo avere fatto una lunga serie di errori ed essendo quindi egli stesso l'artefice del problema, cerca di alleggerire le proprie responsabilità e liberarsi della patata bollente mollandola al Comune che pero' sarebbe costretto a realizzare il viadotto come stabilito dall'assessorato, restando con il cerino in mano e una marea di grattacapi, mentre l'assessore sarebbe ben felice di defilarsi;
Opzione 2 - L'Opportunità: dato che Maninchedda avrebbe serie difficoltà a tornare sui suoi passi, rimangiandosi perdipiù un concorso assegnato e un progetto preliminare approvato, l'affidamento a un altro soggetto (Il Comune) aprirebbe nuovi scenari politicamente più percorribili, in cui diventerebbe più semplice ottenere l'obiettivo agognato da tutti. Se ponte deve essere perlomeno non sia qual coso mostruoso.
Opzione 3 - Il Trabocchetto. dato che Maninchedda ha colpevolmente escluso il Comune di Capoterra dalle decisioni che riguardavano questa infrastruttura, adesso cerca di tirarlo in ballo proponendogli di gestire l'opera. In caso di rifiuto da parte del comune, potrà liberarsi dal suo "peccato originario", avendo la scusa per andare avanti con il suo progetto di ponte orripilante affermando che il Comune non ha voluto impegnarsi.
Come hanno reagito a Capoterra e a Poggio? Ci sono posizioni contrastanti, ma sinceramente credo sia normale in una situazione complicata come questa. Qualcuno ha scritto "il ponte della discordia" e trovo che sia un modo veramente irresponsabile di definire il sano e democratico confronto che si sta svolgendo nella nostra comunutà.
Non dimentichamoci che tra pochi mesi si svolgeranno le elezioni per il rinnovo del CdA della Cooperativa e ci sono vari soggetti (tutti peraltro ben noti) che svolgono l'antico ruolo di "stercorari" e sciacalli, seminando zizzania e astio nei confronti degli attuali amministratori, con la speranza di abbandonare il bar per stabilirsi permanenttemente negli uffici della Cooperativa.
Franco Magi, consigliere comunale di Poggio, è la persona che più si è messa in luce nella battaglia contro il viadotto in cemento. Franco opta per l'opzione "patata bollente" e ritiene che il comune debba rigettare la proposta dell'Assessorato, invitandolo a prendersi le proprie responsabilità, ma confidando evidentemente sul fatto che la Regione, in un modo o nell'altro, non realizzerà il viadotto in cemento. Franco conosce bene i meandri della politica, all'interno dei quali, secondo lui, dovrebbe disperdersi questo procedimento.
A optare per le altre due opzioni "opportunità" e "trabocchetto" è invece la Cooperativa Poggio dei Pini che, con il comunicato apparso in questo stesso blog, ha apertamente invitato il Comune di Capoterra a raccogliere la sfida di Maninchedda assumendosi un ruolo che, seppur impegnativo, potrebbe realmente portare a una soluzione migliore di quella che attualmente viene prospettata .
Difficile dire chi ha ragione, ma dalle scelte che saranno fatte oggi potrebbe dipendere la realizzazione o meno di quel mostro di cemento. Voi cosa ne pensate?
Vorrei mettere sul tavolo alcuni elementi, ben conscio del fatto che tutto ciò su cui discutiamo è molle come le sabbie mobili. La politica, e la burocrazia che la circonda, è materia intricata e spesso ciò che appare ufficiale ed ovvio viene ribaltato da mille cavilli presenti nel nostro ordinamento. Pensiamo a cosa è successo con la cessione delle opere di urbanizzazione. Sembrava ovvio che dovessero essere gestite dal pubblico ... e invece ....
Vorrei provare ad analizzare la situazione mettendo sul tavolo i punti fermi, i pro e i contro.
Punti fermi:
- A Maninchedda di Poggio dei Pini, di Capoterra e del suo territorio non gliene può fregare di meno. Da questo pasticcio, in cui si è infilato egli stesso, vorrebbe uscirne, ma non a costo di danneggiare la propria carriera politica, ne tantomeno di andare incontro a procedimenti giudiziari. Dovendo scegliere tra la valle del S. Girolamo e la sua carriera ... .
- Il progetto preliminare è stato approvato e risulta difficile modificarlo. Per qualcuno è impossibile (Magi), mentre per altri (Coperativa) sarebbe possibile. Questo è un elemento chiave che secondo me dovrebbe essere chiarito una volta per tutte. Un ponte diverso metterebbe d'accordo tutti quanti .
L'opzione "patata bollente" da restituire al mittente prevede che Maninchedda si assuma le responsabilità dei propri errori e faccia marcia indietro o, che, in qualche modo, la situazione venga insabbiata. Peraltro, si sa, gli assessori, non restano a lungo sulla medesima poltrona.
Un insabbiamento, se davvero fosse possibile, aprirebbe la strada a soluzioni alternative come, ad esempio, la realizzazione di un ponte più ampio di quello attuale, ma non cosi lungo come quello previsto, e, l'attivazione di un sistema di monitoraggio collegato alla struttra che gestisce le emergenze a livello regionale.
Questo scenario è senza dubbio interessante, ma quanto è praticabile? Io non ho mai visto un politico di razza, peraltro definito "arrogante" in un recente post di Massimo Dadea, assumersi le responsabilità dei propri errori. ho visto, al contrario, un paese che affonda come Sansone insieme ai Filistei, affossato da un sistema politico incosciente e disonesto.
Inoltre questo scenario secondo me non tiene conto del fatto che il Rio S. Girolamo non è solamente uno dei tantissimi ruscelli sardi esposti al rischio idrogeologico, ma è il protagonista della disastrosa alluvione del 2008. Insabbiare gli interventi di messa in sicurezza mi sembra impresa non facile.
Veniamo all'opzione "opportunità". La fattibilità politica di questo scenario e sanza dubbio meno problematica. In pratica sarebbe sufficiente che il Comune accettasse l'invito della Regione per far si che questo scenario diventi operativo e reale. Maninchedda, nell'invitare il Comune ad occuparsi del ponte, ha ribadito che questo dovrà essere realizzato in modo conforme al progetto preliminare.
Il Comune di Capoterra non brilla per capacità amministrativa. Non voglio dilungarmi sull'incredibile numero di debacle registrate negli ultimi 15 anni, ma, solo limitandoci ai ponti, come non diimenticare il placido consigliere Mallus quando affermava che il ponte di Pauliara era troppo impegnativo per il Comune di Capoterra? Quel ponte era lungo solo 50 metri, come potranno quesgli stessi amministratori gestire il progetto di un ponte da 120 metri? Qualcuno potrebbe pensare che Capoterra non è un paesino, ma una cittadina di 25 mila abitanti, ma questo è ciò che passa il convento. Ce li siamo scelti noi (anzi voi).
Sinceramente sono in dubbio. Non saprei quale opzione scegliere. Anche questa opportunità sarebbe interessante come la prima, ma solo a patto che il progetto preliminare sia modificabile.
Forse avrete notato che siamo tornati sullo stesso punto dell'opzione precedente. forse perchè si tratta del vero, grande punto focale della questione. Scrivo in maiuscolo la domanda nella speranza che quanlcuno mi aiuti con argomenti concreti ad avere uan risposta: MA QUESTO ORRIBILE PROGETTO PRELIMINARE SI PUO' MODIFICARE OPPURE NO??
2 commenti:
ciao,
mi ripermetto di consigliare l'unica strada percorribile , ritengo sia quella che coglie nel merito e nn quelle che vedono estetiche varie o accordi con politici negligenti n termini di sicurezza, enti compresi.
Denunciare il fatto che a distanza di quasi 10 anni il rio è ancora insabbiato e che le manutenzioni ordinarie e in parte straordinarie nn sono state fatte aldilà delle torte da mangiare con il cemento.
Denunciare un certo certo conflitto d'interessi visto che le perizie post alluvione sono state fatte inspiegabilmente da parte di istituzioni alle dipendenze di enti preposti alle stesse manutenzioni.
Denunciare le sbagliate opere fatte dagli stessi enti.
Consiglierei ai dipendenti di tali enti o politici eventualmente connessi alle negligenze passate di non occuparsene.
Consiglio al triumvirato di impegnarsi per trovare un bravo ingegnere che riveda i fatti avvenuti e rifaccia una perizia per evidenziare le realtà citate.
Si è arrivati a questo ponte anche perchè diversi non vogliono vedere i fatti che coinvolgerebbero appunto enti a loro vicini e o politici . Ecco a chi dobbiamo queste opere assurde e oggi , dopo le " dormite di gruppo " la sicurezza è inesistente.
Lettera protocollata in Cooperativa.
p.s. l'estetica viene o dopo o insieme alla sicurezza.
Ciao Giacomo
da Giuseppe Monni: Grazie Giorgio, eccellente sintesi. Il nodo è proprio questo, perché ovviamente se il preliminare non fosse modificabile SOSTANZIALMENTE (cioè forma, materiali, viabilità) non vi sarebbe altra strada che quell "azzeramento" della procedura che alcuni perseguono (secondo noi velleitariamente). La Coop persegue da sempre tali modifiche, la Regione ha affermato di poterle volerle recepire, tutti gli operatori del settore ce ne confermano la fattibilità, solo qui a Poggio c'è chi insiste sulla impossibilità schiacciandoci tutti su posizioni utopistico, un muro contro muro che ha chiuso ogni dialogo con la Regione e ci porterà al suicidio. Ora il Comune ha in mano una grande occasione, non è vero che la Regione può imporgli condizioni ulteriori rispetto a quelle di Legge, il preliminare può e deve essere modificato: riusciamo o no a unire gli sforzi invece che continuare a dividerci? Grazie
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