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venerdì 14 aprile 2017

Una delibera ostacola la realizzazione del telecontrollo. Il Comitato chiede di modificarla

Carta di identità burocratica: "DIRETTIVA PER LO SVOLGIMENTO DELLE VERIFICHE DI SICUREZZA DELLE INFRASTRUTTURE ESISTENTI DI ATTRAVERSAMENTO VIARIO O FERROVIARIO DEL RETICOLO IDROGRAFICO DELLA SARDEGNA NONCHÉ DELLE ALTRE OPERE INTERFERENTI" relativa all'articolo 22 delle norme di attuazione del PAI, emanata nel settembre 2015 dal Distretto Idrografico della Sardegna. E' l'allegato B1 della deliberazione della giunta regionale n. 43/(2 del 1/9/2015. Su Internet la trovate qui

Nel par. 4 di questo documento vengono indicati gli indirizzi per le "verifiche di sicurezza" sulle infrastrutture. In parole povere l'Ente gestore di ogni infrastruttura (per esempio il Comune di Capoterra), trova in questo paragrafo le indicazioni su come valutare se un ponte stradale situato nel suo territorio è conforme oppure no. Ovviamente il nostro ponticello in coda al lago non lo è e non lo sarebbe nemmeno un ponte leggermente più grande. Se non vi fosse dell'altro ne potremmo dedurre che tutte le infrastrutture non conformi (migliaia) dovrebbero essere abbattute. Ovviamente non è così perchè al par. 5 di questo documento si parla di "Esercizio transitorio" a applicarsi  "nei casi in cui le verifiche di sicurezza non siano positive, nelle more della realizzazione degli interventi di cui sopra, gli enti proprietari, gestori o concessionari individuano le condizioni di esercizio transitorio dell’opera".
In pratica è possibile continuare a utilizzare "provvisoriamente" quel ponte anche "nei casi in cui le verifiche non siano positive", quindi nel nostro caso, ma ad alcune condizioni.

gli Enti proprietari, gestori o concessionari sono tenuti a motivare adeguatamente che le singole opere sono essenziali, l’assenza di alternative tecnicamente ed economicamente sostenibili, la non delocalizzabilità delle stesse;

Nel caso del nostro ponticello in coda al lago, l'opera è senz'altro essenziale e non delocalizzabile, MA, e qui emerge il problema, esiste una alternativa non solo tecnicamente, ma anche economicamente sostenibile, ed è proprio il progetto del nuovo ponte che, come è noto, è finanziato con 7 milioni di euro, quindi economicamente sostenibile.

Un altro requisito che viene richiesto è che "gli Enti proprietari, gestori o concessionari ... sono tenuti ad allegare al progetto il nulla osta idraulico ex art. 93 del R.D. n. 523/1904 ovvero a dimostrare che le opere oggetto di intervento sono conformi alle norme di settore vigenti all’epoca della loro realizzazione". Su questo punto il Comitato afferma di avere recentemente reperito un generico "progetto del ponticello" in cui sembrerebbe non essere incluso quanto richiesto da questa direttiva. Potrebbero essere quindi due i punti deboli del nostro ponticello. Una situazione indubbiamente difficile.

Ne ho parlato anche nel post intitolato "La chimera del telecontrollo" in cui qualcuno, in vena di polemiche preelettorali, ha voluto leggere un dietro front rispetto a quel post del 7 dicembre in cui questo Blog, per primo, ha ipotizzato che si potesse seguire quella strada del telecontrollo che, oggi, tutti indicano come la migliore soluzione per il nostro territorio e anche per la nostra sicurezza. Ovviamente la norma esiste e sembra perentoria. Il fatto che l'Assessorato abbia inviato al Distretto Idrografico la richiesta di telecontrollo presentata dal Comitato accompagnandola con il suo parere negativo e il fatto che il Comitato stesso chieda di modificarla testimonia che il problema esiste e non me lo sono certamente inventato io.

Come molto opportunamente sottolineato sia dal Comitato che dalla dott.ssa Mongiu del MIBAC, se il telecontrollo si scontra con questa direttiva del PAI, una bruttura come quella proposta dalla Regione si scontra  con il vincolo paesaggistico ai sensi della L. 29.6.1939 n. 1497 che ha una valenza assai superiore. Come la mettiamo?

Ne ho parlato nel post precedente. Viviamo in un mondo pieno di burocrazia dove si può affermare, normativa alla mano,  tutto e il contrario di tutto.

Il fatto che il servizio regionale di Tutela Ambientale abbia valutato questo ponte come compatibile con il paesaggio (e quindi con il vincolo) è un fatto vergognoso che insulta la verità e il buonsenso. Quella valutazione è stata infatti apertamente criticata da tutti, non solo i residenti,  ma anche associazioni ambientaliste e il Ministero per i Beni Ambientali e Culturali.

Per risolvere la questione anche dal punto di vista normativo, il Comitato No Viadotto ha chiesto di modificare la delibera che ho riportato.  La proposta, sinceramente, mi sembra un pò pasticciata perchè modificando il testo nel modo proposto dal Comitato in  " sono tenuti a motivare .. l’assenza di alternative tecnicamente, AMBIENTALMENTE, SOCIALMENTE ed economicamente sostenibili", mi sembra che il risultato non cambi perche resta comunque la preclusione per i progetti finanziati.

Ci trovamo quindi in una situazione in cui, qualsiasi cosa si faccia, c'è sempre una norma che viene violata.  Un messaggio che credo sia arrivato chiaramente all'assessore Maninchedda e che i cittadini di Poggio dei Pini si opporranno con tutti i mezzi legali per far valere le proprie ragioni. Si deve lavorare per trovare una soluzione alternativa oppure, se proprio un ponte dovesse essere realizzato, si abbandoni quell'orribile progetto preliminare e si ricominci da capo. Possiamo poi' giocare con i termini e su cosa significhi realmente "modifiche sostanziali". Cari burocrati, trovate voi la strada, chiamatelo prgetto preliminare, definitivo, o come vi pare, ma deve essere qualcosa di veramente diverso rispetto a quella bruttura.


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