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martedì 10 marzo 2009

Sulle creste del Lattias

di Gianfranco Vacca
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Il "Lattias” è situato nel settore centrosettentrionale del massiccio montuoso a circa 1 Km.ad Est di “Is Caravius”(mt.1120) lungo uno spartiacque che delimita a Ovest il bacino idrografico del rio Guttureddu , in una delle aree più suggestive della Riserva WWF di Monte Arcosu. Segna il confine tra i territori comunali di Siliqua ( Nord-Ovest ), Uta (Nord-Est) e l'isola amministrativa di Assemini (Sud).

E' ben visibile da Est e da Nord,per il suo caratteristico aspetto, in quanto il massiccio è composto da una serie di fantastiche guglie ( veri monumenti litici ) di leucograniti modellate dall'erosione , disposte a formare una cresta lunga quasi sei chilometri.
Il profilo della cresta è inciso nettamente dal valico di “S'Ena Manna”, che separa l'altopiano granitico in cui si trova la cima del Lattias ( Sud – Est ) dalla cresta dei “torrioni” (Nord – Ovest ). A Ovest del primo torrione si stacca una cresta boscosa che tramite il valico di “S'Arcu Sarbutzus” collega il “Lattias” al monte “Caravius”.

I contrafforti granitici del Lattias


Gli amanti del trekking che raggiungono l'altopiano granitico dopo aver percorso i vari sentieri suggestivi che si inerpicano lungo pendii boscosi, non possono che restare estasiati dallo spettacolo che si presenta a 360 gradi.
E' impensabile in questo angolo di Paradiso non naufragare in un mare di verde e di pace.
Per raggiungere le creste del Lattias si possono percorrere diversi itinerari tutti suggestivi e difficili in quanto il dislivello medio tra il punto di partenza ed il punto di arrivo è di circa 700-800 metri con una lunghezza di percorso tra andata e ritorno di circa 12 Km. I percorso comunque è per escursionisti esperti e muniti di idonea attrezzatura da trekking.

I siti di partenza sono :

1 Localtà “Mitza Fanebas” presso l'omonima sorgente in territorio di Uta
2 Tavernetta WWF presso l'Oasi faunistica di Monte Arcosu
3 Località “Baracca Sassa” in territorio di Nuscis
4 Località bivio per “Porcili Mannu” lungo la S.P. per Santadi al Km. 22 “Arcu Su Schisorgiu”

Il percorso più aperto e consigliato è quello che parte dalla sorgente di “Fanebas” con le varianti lungo le pendici di “Monte Seddas”, lungo il versante di “Costa Castangias” , lungo
il valico di “Monte Su Tronu”.
In cima le condizioni meteorologiche possono mutare molto rapidamente e quindi è sempre prudente controllare la direzione del vento e la eventualità di temporali in quota.
Gli amanti della fotografia naturalistica,lungo i sentieri e percorrendo le creste rocciose del Lattias, avranno la possibilità di scattare foto eccezionali : moltissimi “geotopi”, una colonia di “taxus baccata” ( alberi di quasi mille anni ), panorami e vedute suggestive da più di mille metri d'altitudine.

La montagna è poco conosciuta quanto all'archeologia, nonostante che si trovino almeno quattro insediamenti nuragici lungo il percorso ( il primo dirimpetto a “Mitza Fanebas”, con piccolo nuraghe al centro). Ma si tratta di insediamenti di poco conto dove l'uomo è riuscito nel corso dei millenni a creare solo degli ammassi di pietre sparse, tra le quali traspare, ogni tanto,qualche solida base di capanna antica.

La via per il Lattias

Circa la nomenclatura dei toponimi è assai curioso sapere che :

“ Lattias “ : dall'accadico latu ( confinare ). Infatti la montagna è una cordigliera che fa da spartiacque tra due mondi, il Sulcis orientale e quello occidentale. In Sardo Campidanese “lattia” significa “lattuga”; accettando l'interpretazione l'etimologia sarebbe un riflesso della toponomastica dei monti del Sulcis, frequentemente ispirata ai vegetali : ad esempio, il vicino monte “Is Caravius”alto mt. 1120, prende il nome dai biancospini ( caravius ) presenti sulla sua vetta;
analogamente il monte Lattias prenderebbe il nome dalla lattuga selvatica che nasce spontanea in molte località montuose della Sardegna. Tale interpretazione è tuttavia incerta in quanto altre ipotesi citano la marcata friabilità del leucogranito della zona, che sarebbe morbido come una lattuga oppure la derivazione da “lantia” ( lampada di creta ), in riferimento allegorico alla illuminazione conseguente alla caduta dei fulmini sulla cresta ( fenomeno frequentissimo ).

“Mitza” : termine fenicio per “sorgente”.
“Fanebas”: dall'accadico banu “propizio-amichevole-bello”.


Mappa con il percorso


DESCRIZIONE DELL'ITINERARIO

Da Poggio dei Pini, in auto , raggiungiamo “Mitza Fanebas” percorrendo la strada Prov.le che passa davanti alla chiesetta di S.Lucia e al Km. 17 si devia a destra per inoltrarci nel bosco in una strada forestale per circa 500 mt. e fino ad uno spiazzo molto ampio ove sono disposte diverse tavolate con sedute in legno e dove è ubicata la “Mitza”.

Ai piedi della Mitza ( q. 255 ) c'è il rio Trunconi Mannu, che guadiamo in auto in basso a destra percorrendo una carrareccia per circa 150 mt. fino ad un piccolo slargo ornato da alcune querce sotto le quali lasceremo la nostra auto parcheggiata.

La carrareccia comincia a salire in direzione Ovest ed è delimitata da una sbarra in ferro sempre abbassata perchè è vietato l'accesso in auto o in moto;è a qui che inizia il nostro percorso a piedi (quota 240). Percorriamo la carrareccia in leggera salita sino in prossimità di una costruzione in legno per poi superare un ponticello sommergibile ( bivio zona nuraghe ) e voltare a destra per percorrere in piano circa 200 mt. e poi, sempre sulla strada della forestale, in costante salita e con alcuni tornanti , si percorrono altri 500 mt. per raggiungere con passo costante dopo circa 18 minuti dalla partenza “S'Arcu de Perdu Secci” a quota 340 mt. dal quale si può scorgere la zona boscosa da percorrere sormontata in direzione ovest dalle pendici del Monte Lattias ( confesso che la prima volta viene lo sconforto perchè il Lattias appare lontanissimo e a quota apparentemente irraggiungibile ).


Un regno di granito


Dopo breve tratto in discesa si attraversa il “Riu Margini Rubiu” in prossimità del quale la Forestale ha costruito argini in pietrame molto pittoreschi e un ponticello molto ben fatto sempre in muratura di pietrame di fiume, per poi riprendere in leggera salita la carrareccia forestale sino ad un pianoro e qui la lasciamo penetrando a sinistra su un tratto espiantato disseminato da pietre nascoste dalle piante di cisto ( il pianoro era un antico insediamento nuragico devastato negli anni '50 dai “tombaroli” che hanno razziato reperti archeologici ).

Il sentiero non è tracciato e bisogna procedere prima in direzione Ovest poi in direzione Nord, risalendo lungo un tratto ( circa 400 mt. ) ripulito dagli alberi a mo di fascia tagliafuoco; siamo già sulla “Costa Catangias” ed esattamente a quota mt. 380 : dobbiamo individuare il punto esatto per lasciare lo stretto corridoio tagliafuoco deforestato ( ma in rapida crescita ) e penetrare così , a sinistra, nella foresta intatta. Alcuni grossi massi indicano il punto esatto di ingresso dal quale comincia la lenta e costante salita lungo il crinale di “Costa Castangias” che ha una perfetta direzione Ovest.

Il sentiero di crinale è alquanto calpestato e ascende con pendenza di 25-30 gradi. Occorre attenzione a tenersi sulla linea di gobba, in modo che la traccia, se momentaneamente perduta, venga ritrovata quanto prima.
La foresta di questo schienale , compreso tra il “Rio Margini Rubiu” e il “Rio Castangias”, copre tutto e solo ogni tanto si possono notare i profili dei costoni limitrofi, ma non si vede la vetta cui miriamo in direzione Ovest.


Il M. Arcosu visto dal Lattias


Durante l'ascesa, a quota 482 mt. e a quota 564 mt., si possono raggiungere a pochi metri dal sentiero, punti di osservazione dai quali si può ammirare un panorama stupendo e il roccioso costone del monte “Liuldeddu” con in cima una piccola antenna telefonica del WWF ( a Ovest ), il monte “Arcosu” ( a Nord ), il monte “Seddas” ( a Sud ), la vallata dell'Oasi WWF ( a Est ). A questo punto abbiamo percorso circa 4 Km. in circa 2 ore di cammino in costante ascesa.
Un terzo belvedere roccioso lo troviamo a quota 800 mt. , molto esteso , sul quale conviene sostare perchè il panorama è veramente unico ( dai monti al mare ) e a Nord Ovest comincia ad intravedersi la cima del Monte Lattias.

E' importante notare che ci troviamo su una placca di calcare del “Cambriano” che costituisce, secondo i geologi , l'unico residuo cambrico su rocce plutoniche. La placca è vasta non più di 2500 mq. e spessa circa 10 mt.e sparisce di nuovo nella risalita, cedendo nuovamente ai graniti dai quali fu sollevata dagli abissi marini sino a questa altezza.
Ai piedi di detta placca di calcare, percorrendo un sentiero a sinistra e in leggera discesa, si può raggiungere in 5 minuti, in tratto selvaggio e fitto di foresta, una sorgente antica denominata “Mitza Seddas” con l'acqua che sgorga direttamente da sotto il terreno.

Salendo lungo il sentiero , da quota 800 mt. sino a qouta 900 mt., raggiungiamo il cercine cacuminale del monte Lattias , che solo da questo lato orientale è facilmente ascendibile perchè meno impervio, mentre il resto del massiccio montuoso s'atteggia in forme granitiche appuntite che fanno apparire il “Lattias” come una autentica fortezza naturale .
Percorriamo ancora in salita il sentiero che ora appare meno marcato verso Ovest, giungendo in una ventina di minuti alla “spianata” granitica di quota 970 mt. Dal momento della partenza a piedi sono trascorse circa tre ore , abbiamo percorso circa 6Km. e abbiamo superato un dislivello totale di circa 750 mt.

La spianata granitica del Lattias è un posto magico, una terrazza naturale che domina un panorama mozzafiato; chi la raggiunge per la prima volta difficilmente non ci ritorna, anche se è faticoso arrivarci .
Per i più esperti e dotati, dalla spianata si può raggiungere in circa trenta minuti la cima più alta del monte Lattias ( mt. 1086 ) oppure scendere lungo uno dei canali denominato “Longufresu” ( canale dei tassi ) dove è possibile ammirare una colonia di “liriodendri” o “taxus baccata” molto longevi ( oltre mille anni ) e presenti in Sardegna solo in altri due siti.
Il ritorno, ripercorrendo il sentiero fatto all'andata, è cetamente più agevole ma per questo non meno insidioso specialmente in alcuni tratti con forte pendenza. La discesa sino alla macchina la si percorre in circa 2 ore e 15 minuti.

L'autore di questo articolo: Gianfranco Vacca

6 commenti:

silvio ceccarelli ha detto...

Un sincero grazie a Gianfranco per la bella descrizione di una probabile gita. Un riconoscente grazie se vorrà proporre una data e promettere di farci da guida.
Magari in aprile, quando il tempo potrebbe essere più stabilizzato.

Giorgio Plazzotta ha detto...

Durante la camminata ho parlato con Gianfranco proprio di questo.
In effetti l'ascesa al Lattias è un po' impegnativa pero' si potrebbe organizzare la camminata lungo il trunconi mannu

Piergiorgio ha detto...

Gita molto interessante,
per quando la si organizza?.

giacomo ha detto...

Ciao, complimenti a Gianfranco per questo bell'articolo, per quanto mi riguarda questo monte è sicuramente il più affascinante della zona e sicuramente merita una gita.

Per quanto riguarda il nome io sapevo che derivava da una pianta anche rara e autoctona che cresce in quella zona e che è simile alla lattuga, da li il nome, però non ho certezze assolute.

Is Fanebas o Is Faneuas ?? io l'ho sempre conosciuta come Is Faneuas, gli abitanti della zona che io sappia la chiamano Is Faneuas, anche qui un approfondimento.

ALTRO ARGOMENTO

Mi sembra che il Rio nel tratto che si immette nel lago grande sia stato deviato, vorrei sapere il perchè di questa variazione, se dovesse riscendere con impeto penso che si riprenderebbe il suo corso naturale, al peggio invece così come è stato deviato creerebbe danni alla sponda opposta strada e lotti compresi, non voglio sospettare altre cosettine strane magari dettate da qualche pirla.

Lo stesso dicasi per le acque in ingresso del lago piccolo, non è stata rispettata la via originaria, anch'essa aveva un senso, insomma la piccola curva che evitava alle acque di proiettarsi direttamente contro la diga piccola.


Insomma la solita musica o mi sbaglio??

ciao Giacomo

giacomo ha detto...

Is Caravius invece prende il nome del biancospino, il vallone che c'è dietro il Lattias è molto bello e allego una foto fatta l'anno scorso, c'è un bosco di ontani abbastanza grandi, uno scenario stupendo.

ciao Giacomo

Giorgio Plazzotta ha detto...

Grazie Gorgio. Per gli amici di Poggio che vorranno salire su Lattias sarò ben lieto di fare da guida perchè la località , a due passi dalle nostre case , è incastonata in un angolo della Sardegna ancora incontaminato e non "toccato" dalla mano dell'uomo come anche tu hai potuto constatare, Se le adesioni alla camminata saranno numerose, per evitare che il gruppone possa calcare il sentiero lasciando tracce evidenti nel bosco, sono disposto a organizzare più uscite. Avrò bisogno di qualche volontario che mi aiuti lungo il percorso affinchè tutto si svolga in assoluta sicurezza.Penso che la data del 5 Aprile vada bene. Per qualsiasi chiarimento sono a disposizione di tutti che mi potranno contattare tramite il Blog o direttamente alla Email : gianfranco.vacca@gmail.com
Gianfranco

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