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lunedì 27 luglio 2009

L'alluvione del 1892 nel Campidano

Mi è stato inviato, grazie ai piccoli miracoli dell'informazione condivisa, un interessante documento. Guardando la data (24 ottobre 1892) e leggendo il resoconto giornalistico mi sono venuti i brividi. Quante analogie con la notte del 22 ottobre 2008. Davvero qualcuno pensa che quanto è accaduto a Capoterra nello scorso autunno sia frutto di una casualità irripetibile o dei cambiamenti climatici? Tra quanto tempo la rotonda appena costruita con i soldi pubblici presso Su Loi, a un passo da Riu Masoni Ollastu, verrà travolta dalla prossima piena del fiume? Lascio a voi i commenti su questo straordinario documento che potete scaricare qui nella versione originale in lingua inglese.


THE NEW YORK TIMES
pubblicato il 24 Ottobre 1892

CENTINAIA DI ANNEGATI

Grande perdita di vite umane a causa delle alluvioni in Sardegna
Cento corpi già recuperati a S. Sperate - Ampio territorio inondato - Case distrutte e bestiame morto - Salvataggio di cittadini

Londra, 23 ottobre - Le ultime notizie da Cagliari forniscono uno spaventoso bilancio del terribile nubifragio e dell'alluvione in Sardegna avvenuta tra giovedi e venerdì scorso. Una calamità in cui sono andate perdute centinaia di vite umane che ha fatto registrare danni per centinaia di migliaia di dollari.
Il territorio interessato è la pianura del Campidano, per 15 miglia a nord di Cagliari. La pianura, che collega Cagliari con Oristano per una lunghezza di 49 miglia, è un importante centro di produzione di vino ed olive.
Le prime avvisaglie dell'arrivo del nubifragio sono state notate giovedì sera. Il caldo dell'atmosfera è diventato opprimente, il bestiame e gli altri animali hanno cercato rapidamente un rifugio. Sono quindi apparse dense nuvole nere con sfumature rossastre. I contadini che lavoravano ai campi si sono allarmati e sono corsi nelle proprie abitazioni. All'arrivo dell'oscurità il ciclone è esploso sulla pianura con tutta la sua forza. Gli incessanti lampi dei fulmini e il fragore dei tuoni accompagnavano l'ululare del vento. Mentre il cupi brontolii della terra aumentavano il terrore provocato dalla tempesta. Il Fiume Mannu e altri affluenti minori sono esondati dai loro argini, inondando un'area di 15 km quadrati.
Tra i paesi colpiti ci sono Assemini, Elmas, Samatzai, S. Sperate e Brazzali per una popolazione totale di 6000 anime. La furia delle acque ha demolito numerose case e baracche. Centinaia di persone, che avevano cercato rifugio sui tetti degli edifici, sono annegate.
Nella maggior parte dei paesi citati erano numerose le capanne costruite con il fango, che si sono dissolte in pochi attimi.
Altre baracche fatte di canne e paglia sono state trascinate via dalla corrente formando zattere alle quali si sono aggrappati molti contadini durante la notte, sino al momento del loro salvataggio. Il venerdì mattina le operazioni di soccorso sono iniziate con vigore. Dozzine di persone sono state ritrovate riunite in punti sopraelevati del terreno o nella parte superiore delle case che erano rimaste in piedi. Molte di queste persone erano terrorizzate e mezzo assiderate. Gli edifici ancora in piedi hanno subito seri danni, con i muri fortemente lesionati e le fondamenta scalzate. La maggior parte dei mobili sono stati rovinati.
I sopravvissuti raccontano che l'esperienza di quella notte è stata terribile. Per tutta la notte il silenzio è stato interrotto dalle urla delle persone che annegavano e dai lamenti delle pecore e del bestiame che si mischiavano con l'incessante suono delle campane di allarme provenienti dai villaggi vicini.
Il Prefetto di Cagliari, non appena messo al corrente della notizia, ha inviato immediatamente squadre di salvataggio per aiutare la popolazione. Il lavoro di queste squadre è stato molto difficile. I soldati hanno salvato dozzine di vite umane. Cento corpi senza vita sono stati recuperati solo a S. Sperate. Il bilancio totale dei morti dovrebbe raggiungere alcune centinaia. E' andato perduto anche un enorme numero di capi di bestiame.
La ferrovia Cagliari-Iglesias è stata seriamente danneggiata dall'alluvione.

5 commenti:

max steri ha detto...

Questo articolo conferma i dati esposti dai geologi (Rita in primis) che questa zona è stata battuta frequentemente dalle alluvioni, d'altronde c'è una catena montuosa con un sistema fluviale molto vario... il problema è sempre legato all'uomo e alla sua fame di cemento, di costruire in ogni dove... e, mentre nel 1892 forse la zona fluviale del san gerolamo-santa lucia-masoni ollastu è stata interessata da danni sopratutto alle colture e al bestiame, oggi ci ritroviamo nella stessa zona con più di 20mila abitanti ed è opportuno chiedersi il perchè di tanto sfregio alla natura... ovviamente questo articolo smentisce le facili dichiarazioni delle istituzioni che si trincerano dietro "i cambiamenti climatici", come se le licenze edilizie e i cambi di destinazione d'uso dei terreni non li abbiano firmati loro... (comune e regione)... a questo punto io spero che mai più accada un fenomeno dall'intensità enorme come quello del 22 ottobre, ma sarebbe ora che un prossimo disastro porti noi cittadini a trascinare in tribunale tutti quegli amministratori, costruttori e speculatori che hanno fatto carte false per costruire e vendere delle abitazioni in delle zone a forte rischio idrogeologico... le colpe sono da attribuire a persone già individuate nome per nome, ma che continuano a vedersi le immagini dei disastri in TV seduti nel loro salotto, godendosi i soldi che hanno guadagnato alle spalle della natura e della povera gente che ha comprato terreni e case in quelle stesse zone...

Unknown ha detto...

Ciao Giorgio, proprio il Tuo riferimento alla rotonda di Su Loi ( che come sai ho evidenziato come nuovo problema post alluvione )ci da il senso della misura di come ,secondo me, si amministrano e male i soldi pubblici.
Lo ritengo un luogo oggi più che ai una location simbolo( chiesa, scuola in adiacenza )a rischio. Per questo ho proposto, previo incontro ristretto e preposto per decidere, agli amici della associazione 22 ottobre, una grossa manifestazione proprio lì per far capire ai media che noi NON ci stiamo e vogliamo sapere cosa si vuol fare e quando sulla messa in sicurezza del ns. territorio.
Grazie

Marcello Lissona

Giorgio Plazzotta ha detto...

Si Marcello ho citato la rotonda di Su Loi proprio in seguito alla tua segnalazione, grazie.

gianfranco ha detto...

Ho apprezzato molto questo articolo di Giorgio ancora una volta encomiabile per il lavoro compiuto di ricerca e di monitoraggio del territorio interessato dall'alluvione del 22 ottobre 2008.
Il documento storico trovato da Giorgio è preziosissimo e ci deve servire per gestire meglio il futuro del ns. territorio attraverso un più
attento comportamento di tutti nei confronti dell'ambiente, primi fra tutti i ns. politici i cui errori nella pianifcazione urbanistica sono sotto gli occhi di tutti.
Prendiamo esempio da chi ha tracciato, all'inizio del 1800, la strada dei "Genovesi": noterete che le quote del tracciato sono notevolmente più alte rispetto alle sponde del Rio S.Girolamo, circa tre metri in più rispetto all'onda di piena registrata in occasione dell'ultima disastrosa alluvione.Questa è "prevenzione" con la P maiuscola.
Tutto quello che sapremo fare oggi
in favore dell'ambiente che ci circonda, permetterà ai nostri figli di amare questo territorio come noi lo abbiamo amato, "senza se e senza ma".

Giorgio Plazzotta ha detto...

Grazie per i complimenti Gianfranco anche se li rigiro volentieri a Maria Rita Lai che non solo mi ha passato il link al vecchio articolo del New York Times, ma aveva a suo tempo anche segnalato come il vecchio ponte sul S. Girolamo di cui ancora è visibile un rudere proprio di fronte all'Hydrocontrol si trovava alcuni metri più in alto di quella strattura che sicuramente ha causato moltissimi danni il 22 ottobre.

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