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mercoledì 21 settembre 2011

Poggio e il verde - (Parte prima)

Poggio dei Pini il verde se lo porta nel nome oltre che nei colori sociali, e non è un caso. Chi ha fondato questo posto ha voluto assegnare alla natura e al paesaggio un ruolo da protagonista in un progetto urbanistico innovativo, rimasto tuttora ineguagliato e non solo a livello regionale. Solitamente una lottizzazione viene realizzata tenendo conto soprattutto delle esigenze di natura economica del costruttore, assegnando al verde un ruolo marginale, un po come le foglie di alloro negli involtini. Poggio dei Pini si è ispirata al modello urbanistico di "città-giardino", ma nonostante ciò penso che tutti siano d'accordo nell'affermare che le amministrazioni poggine hanno dedicato  alla cura del verde risorse insufficienti.  Vorrei affrontare questo argomento, che per la sua complessità richiede molto spazio, dividendo le considerazioni  in due articoli. Nel primo inquadreremo la situazione mentre nel prossimo articolo vorrei parlare dei possibili interventi concreti che potrebbero essere attuati. Dato che proprio in questi giorni il Comune ha deciso di martoriare alcuni grossi Eucaliptus, presenterò le foto di quello che a mio avviso è un inutile scempio. 

La Cooperativa Poggio dei Pini è proprietaria di 650 ettari  che si estendono dalla zona di Sa  Guardia Longa (dove si sta costruendo il nuovo ponte), sino alle pendici dell'arco montano che racchiude il centro abitato, con i monti Pauli Ara, Sa Menta, Mustaddini, S. Barbara, per poi ridiscendere verso i borghi medievali di S. Barbara e S. Girolamo, l'Hydrocontrol e il Colle di Su Sinzuru. Vi sono anche due aree che scavalcano l'arco montano e si inoltrano nelle valli di Masoni Ollastu a sud e di Bacchialinu a ovest.  Si tratta di un territorio enorme di cui, come ben sappiamo, solo una minima parte è occupato da  edifici e giardini privati, il resto è coperto da vegetazione, principalmente macchia mediterranea piuttosto fitta, ma anche boschi di sughere, lecci e pinete. A parte il versante occidentale del colle di Su Sinzuru, che è piuttosto spoglio a causa di numerosi attacchi incendiari, possiamo dire che la vegetazione del comprensorio poggino è rigogliosa e di questo dobbiamo dare merito anche a tutti quelli che hanno combattuto gli incendi, primi fra tutti il Grusap e il personale della Cooperativa. 

Ultimamente si parla molto del fatto che alcuni servizi debbano essere gestiti da entità pubbliche, ma la manutenzione del verde sarà sempre una competenza della Coop.  
Sembra molto più naturale che una comunità come quella di Poggio dei Pini, curi il suo verde, piuttosto che la rete fognaria, l'illuminazione pubblica etc, tutte quei servizi che, insomma, vengono erogati a tutti i cittadini italiani dagli enti che utilizzano le consistenti tasse. Il verde in questa quantità è una ricchezza che non tutti hanno, è un patrimonio che valorizza anche economicamente le proprietà dei soci della Cooperativa ed è quindi del tutto naturale che  venga tutelato e gestito dalla Cooperativa che, tra l'altro, ne è legittimamente proprietaria.  

Fatto sta che la Cooperativa non cura il verde di Poggio o lo fa in maniera non adeguata all'importanza e alla dimensione del patrimonio da tutelare. E' comprensibile che ciò avvenga considerando che il suo bilancio (che era in profondo rosso fino all'anno scorso) è sempre stato dedicato ad altre spese. E' poi abbastanza curioso constatare che nessuna risorsa, tra il personale della Cooperativa, è effettivamente dedicata alla manutenzione del verde, nonostante la presenza del contratto dell'agricoltura.  Questo significa che gli interventi di manutenzione sono spesso stati effettuati da ditte esterne con conseguente esborso sempre a carico dei soci.  
Recentemente si è cercato di coinvolgere l'Ente Foreste anche nella gestione del patrimonio boschivo di Poggio ( e addirittura della diga). Non solo questo coinvolgimento. che invero avrebbe avuto del miracoloso, non si è realizzato, ma si è scoperto qualche giorno fa che l'ente ha addirittura abbandonato alla chetichella la vedetta antincendio del M. Pauliara, fuggendo come un ladro senza nemmeno avvisare. Sembrerebbe che la vedetta sarà spostata presso la Comunità Montana di Is Olias, lasciando il nostro territorio con il suo record di "zona a più alta concentrazione di incendi della Sardegna". Chiuso, a quanto pare, il capitolo Ente Foreste  la vedetta, la gestione del verde e anche la diga (non a norma) restano sul groppone della Cooperativa e quindi a carico dei soci.

Ritornando al passato c'è da dire che non solo la Cooperativa non ha mai dedicato molte risorse alla valorizzazione del verde, ma è proprio dall'amministrazione poggina che sono venute le minacce più insidiose, dopo quelle degli incendiari. 
Alcuni amministratori hanno considerato le aree verdi quasi come un qualcosa di improduttivo. Pensare al verde come a una inutile zavorra è l'esatto contrario della visione dei fondatori di questa lottizzazione che tanto  spesso vengono tirati in ballo (e strumentalizzati) in modo del tutto inappropriato.  Quanto volte ho sentito dire da alcuni consiglieri molto sensibili alle attività edilizie "ma tanto quella zona è inutilizzabile, è una boscaglia inaccessibile ed è anche piena di immondizia!". Quindi invece di pulire l'immondizia e sistemare il verde, la proposta è quella di metterci un bel lotto o addirittura di inglobare le aree verdi nei lotti di altri soci.


Ecco quindi che nel 1997 con il pretesto di  "salvaguardare" il paesaggio montano, si decide di aumentare la densità dell'edificato nelle zone a valle. Si tende ad alterare quell'armonia creata da chi ha disegnato questo posto, con una ben precisa quantità di verde a separare le varie zone della lottizzazione. Iniziò la stagione delle "varianti".  In pratica si decise di migliorare la vista lontana (zona osservatorio), cementificando il verde che si trova a pochi metri dalle abitazioni. Ha un senso? In realtà il vero motivo di queste scelte non si trova nella salvaguardia del paesaggio ma molto più prosaicamente nel minor costo di una costruzione situata in mezzo ad altri lotti già esistenti, rispetto alla realizzazione di un nuovo comprensorio in una zona distante e perdipiù in forte pendenza. 
In questo modo i cementificatori si sono spacciati per paladini dell'ambiente. 

Nel 2006 la variante assume una forma ancor più aggressiva nei confronti del verde. La voglia di cemento e cubature spinse qualche improvvido amministratore a cancellare le due pinete storiche della lottizzazione, quelle dei colli di Pauliara e Sa Birdiera. in quel caso ci salvarono Regione e TAR respingendo le richieste della Cooperative sostenute a livello legale da avvocati di grido, tutto a spese dei soci. Insorsero anche moltissimi soci e associazioni ambientaliste del calibro del WWF e del Gruppo d'Intervento Giuridico.  Clamorosamente, alla fine solo il consigliere regionale del PD Chicco Porcu si dimostrò sensibile alle esigenze cementificatorie della Cooperativa, nonostante il passato da atleta di triathlon. Evidentemente l'aula del Consiglio Regionale provoca una diminuzione del senso di rispetto per la natura e aumenta la passione per il mattone. 


Nel 2009 invece venne lanciata la famosa operazione denominata "reliquati verdi" che consisteva nella cessione di ampi tratti di zona verde (anche pineta) ad alcuni soci  privilegiati, che avrebbero pagato quei terreni per pochi euro (6 euro al mq) con la possibilità futura di trasformarli in un altro lotto. Questa operazione scellerata era giustificata dalla presenza di un deficit nella gestione ordinaria della Cooperativa. "Servono soldi", diceva un anziano amministratore. Fortunatamente l'operazione reliquati venne bloccata dal CdA eletto nel 2009 che, tra l'altro ha risolto il problema deficit con una soluzione differente, quella del risanamento economico, raggiungendo quel "pareggio di bilancio" nella gestione ordinaria che oggi sembra (ahimè) una chimera per il governo nazionale.  Adesso che al "potere" sono tornati quelli del deficit, delle pinete cementificate, dei reliquati, gli alberi poggini tremano anche senza vento. 

Eucaliptus "graziati
dalla decapitazione"
Qualche albero ha già dovuto pagare un pesante pegno, basta guardare le foto pubblicate in questo servizio. Alcuni grossi Eucaliptus che facevano bella mostra di se da almeno mezzo secolo intorno agli edifici della Azienda Saggiante sono stati "decapitati" o, come in gergo tecnico "capitozzati". Non voglio addentrarmi nelle motivazioni che possono avere provocato una condanna così drastica. Sono certo che se ne potrebbe trovare più d'una. Forse erano "malati" o forse disturbavano l'edificio retrostante rencentemente ristrutturato. Triste destino quello degli amici alberi, se si ammalano li decapitano. Pare che ci sia una malattia (la Psylla) che sta colpendo gli Eucaliptus della nostra regione. Mi chiedo se allora dovranno essere fatti fuori tutti quanti. Un socio che abita a Pauliara è intervenuto chiedendo la "grazia" per i grandi eucaliptus che si trovano fuori dal suo terreno dopo che era stato messo a conoscenza della loro "condanna".  L'area dietro l'azienda Saggiante, tra l'altro, è di proprietà comunale, anche se suscita l'interesse di molti soggetti. In questo caso non è la  Cooperativa ad avere effettuato questi lavori, ma il Comune di Capoterra. La Cooperativa ha semplicemente guardato.  

Casualmente ho una foto scattata il 13 giugno di quest'anno che mostra gli Eucaliptus decapitati. Erano davvero così malridotti? Lascio a voi le eventuali considerazioni. 


13 giugno 2001 - gli Eucaliptus decapitati prima dell'esecuzione
13 settembre 2011 - il "panorama" dopo la "decapitazione"  


Dettaglio dell'intervento
L'anno scorso la Forestale ha informato la Cooperativa che la pineta di Sa Birdiera era stata colpita da un parassita e che gli esemplari che mostravano i segni della malattia avrebbero dovuto essere abbattuti e bruciati sul posto. Il CdA, seguendo il consiglio dell'agronomo Sanna, decise di non intervenire preferendo lasciare che la natura facesse il suo corso.  Da ignorante in materia  mi chiedo perchè in certi casi arrivano i taglialegna e in altri invece si dice di lasciare tutto com'è.  Ho l''impressione che non sia mai corretto intervenire su alberi di quella grandezza, dato che non si possono abbattere tutti. Il danno è sicuramente maggiore del beneficio.

(segue)

4 commenti:

giacomo ha detto...

Gli antropomorfi hanno una loro visione della natura, pero' mi chiedevo come mai le scimmie non abbattono alberi ma se ne servono, da qui lo spunto per iniziare una nuova fase di studio coinvolgendo magari l'universita .....non di Cagliari ...anche li abbiamo un rettore molto discusso il quale anche lui potrebbe far parte di questa famiglia.

Ciaooooo

Giacomo

Giorgio Plazzotta ha detto...

A differenza di quanto inizialmente ed erroneamente dichiarato la capitozzatura degli eucaliptus situati nei pressi dell'azienda saggiante non è stata eseguita dalla Cooperativa ma dal Comune di Capoterra.
A trarre in inganno sono però numerosi fatti.

- nello stesso periodo la cooperativa ha avviato azioni simili in altre zone della lottizzazione

- alcune settimane fa la cooperativa ha chiesto al comune di effettuare manutenzioni a proprie spese nell'area antistante la terrazza

- i mezzi che hanno effettuato l'intervento (da me visti all'opera) andavano e venivano dal parcheggio della Cooperativa. Ho poi saputo che avevao chiesto l'autorizzazione per essere ricoverati li.

- l'attuale presidente e i vicepresidenti che per mesi (quando non avevano il controllo della cooperativa) si lamentavano dello scarso coinvolgimento di parte del cda nelle azioni della cooperativa adesso agiscono nel piu' assoluto silenzio non solo nei confronti dei soci ma anche degli altri componenti del cda. pochi possono quindi permettersi operazioni di intelligence per cercare di scoprire cosa fa la cooperativa.

detto questo l'articolo, gia dal suo titolo, non è dedicato a questo intervento ma alla più ampia problematica della gestione del verde.
Mi è stato riferito che la motivazione dei tagli di quegli eucalipts non sarebbe la malattia ma la presenza dell'edificio retrostante ristrutturato di recente. non capisco, se le piante rischiano di danneggiare l'edificio o gli impianti, come ad esempio è accaduto nella nostra palestra, credo che debbano essere completamente estirpate e non capitozzate. in tutti gli altri casi (estetica o malattia) si tratta comunque di un intervento inutile e peggiorativo.

giacomo ha detto...

La soluzione sta nel piantare e poi eventualmente tagliare o estirpare, la vera differenza tra l'odierno e il passato, se la cura del verde consiste nel tagliare, potare e estirpare allora è soltanto una stupidaggine conseguente a una forma mentis arrivata qui e anche un po' arcaica.

A pianta tagliata si deve procedere con una piantata, questa è la politica che ci separa dai paesi dove la natura viene concepita in maniera radicalmente diversa, ricordo che al Poggio un tempo si piantava .

Ciao Giacomo

giacomo ha detto...

Comunque ben vengano le iniziative di cooperazione per pulizia e valorizzazione del verde e dello sport come quella organizzata domenica al campo di calcio, speriamo sia l'inizio di una strada che era stata interrotta 10 anni fa circa, sperando che queste stesse manifestazioni nn siano soltanto un pretesto per fini politici e di consenso, in ogni caso vanno fatte sempre e comunque anche per far rinascere l'attaccamento al posto e per promuovere la cooperazione. Complimenti quini.

il verde e l'ambiente hanno sempre bisogno di studio e pensiero prima di muovere qualsiasi cosa.

Ciao Giacomo

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