Un'altra notizia importantissima che è passata quasi sotto silenzio è quella che riguarda la definitiva cessione dei laghi di Poggio dei Pini al Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale. Il protocollo d'intesa è stato firmato la settimana scorsa dal neoeletto presidente della Cooperativa Aldo Piras. E' veramente incredibile constatare che nel Portale della Cooperativa non vi sia alcun riferimento a questa notizia. Si tratta comunque della dismissione di un bene di tutti i soci e di decisioni che riguardano la zona paesaggisticamente più importante del centro residenziale. Come al solito, trasparenza zero.
Eppure la cessione, in se e per se, non sarebbe un argomento foriero di grandi polemiche. La Cooperativa Poggio dei Pini, infatti, non era più in grado di gestire questi invasi, soprattutto dopo quello che è successo il 22 ottobre 2008. I due bacini, in particolare quello grande, dovranno essere sottoposti a opere di adeguamento di cui la Cooperativa non potrebbe certamente farsi carico. L'idea espressa da qualche consigliere di amministrazione, di "non fare niente e lasciare tutto cosi com'è" non solo è incosciente per le conseguenze che potrebbero esserci in seguito a un nuovo evento alluvionale, ma è comunque assolutamente non conforme alla legge.
Un vero e proprio giallo, con successivi colpi di scena, è la storia di come si è arrivati all'individuazione del nuovo proprietario dei laghi. Dopo intense trattative svolte negli ultimi due anni dalla Regione e dalla Cooperativa guidata da Giacomo Cocco, sembrava che il soggetto destinato ad occuparsi del lago dovesse essere l'Ente Foreste, in considerazione del fatto che questo bacino rappresenta un utilissimo baluardo antincendio e anti-desertificazione, in un'area che detiene il triste primato per la maggior concentrazione di incendi di tutta la Sardegna. Ricordiamoci, poi, che un territorio montano "sano" dal punto di vista vegetazionale, significa anche ridurre il rischio alluvionale nelle zone a valle che sono e saranno sempre sottoposte a rischio, anche dopo i lavori di messa in sicurezza.
Non si è mai saputo bene cosa sia successo in Regione Sardegna, ma l'Ente Foreste si è defilato, ufficialmente per carenza di personale, e dopo un altro anno perso, è stato individuato un nuovo soggetto nel Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale. Il lago di Poggio, sebbene sia stato creato negli anni 50 proprio per irrigare i terreni agricoli circostanti, oggi si trova in un territorio più urbanizzato che agricolo. La scelta Ente Foreste appariva molto più coerente con l'utilizzo attuale. inoltre non si sa con esattezza come verranno utilizzate le acque del piccolo lago. Se l'utilizzo fosse davvero agricolo si potrebbe immaginare un suo prosciugamento nei periodi estivi più siccitosi, proprio quelli in cui si sviluppano gli incendi.
Nella mappa allegata (clicca per ingrandire) vi mostro il perimetro dell'area che sta per essere frazionata e ceduta all'ente pubblico. Quest'area non sarà quindi più di proprietà della Cooperativa. Una curiosità: pare che il frazionamento, nonostante la presenza di un ufficio tecnico e di due geometri nella pianta organica della Cooperativa, sarà eseguita da una ditta esterna. Tanto pagano i soci.
Una elemento che deve essere segnalato è la presenza di un edificio che sarà realizzato sul bordo del lago, non distante dall'ex rudere del Grusap. Si tratta di un edificio di 150 mq, quindi non piccolissimo, che rappresenterà la "base" di gestione della diga. Credo che si sarebbe potuta trovare una soluzione diversa. Ho visto tante dighe in Sardegna, piccole e grandi. Avete notato sempre un edificio piazzato sul bordo della diga? NO.
Ciò significa che la veduta più bella di Poggio dei Pini, cartolina e biglietto da visita del centro residenziale, perderà gran parte della sua naturalità. Il sentiero lungolago, invece, dovrebbe essere allargato in modo non deturpante, con una larghezza massima inferiore ai 2 metri. Speriamo bene.
Cosa ne sarà delle dighe? Il discorso è complesso e merita un approfondimento nei prossimi post del blog. Ci sono due ipotesi principali, già emerse in passato: canalone "monstre" lungo la strada 26, oppure diga in cemento armato. Questa seconda ipotesi sembrava essere la proferita dagli esperti, tant'è che il finanziamento regionale di 3,5 milioni di euro si riferisce espressamente al rifacimento della diga in calcestruzzo. Sembra che alcuni consiglieri di amministrazione della Cooperativa abbiano spinto verso la realizzazione del canalone. Insomma tra case "cantoniere" sul lago, nuovi lotti, campi sportivi con reti alte 6 metri e canalone profondo 9 metri sulla zona più bella di Poggio gravano rischi di deturpamento veramente pesanti.
La piccola diga del lago piccolo dovrà invece essere ripristinata all'altezza originale degli anni 50, rimuovendo il muretto di circa 1 metro che era stato aggiunto successivamente.
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