Si parla spesso del fatto che Capoterra, a differenza di molti altri comuni dell'hinterland cagliaritano, non si è sviluppata intorno a un unico nucleo urbano, ma la sua espansione è stata caratterizzata dalla presenza di una moltitudine di insediamenti sparsi nel territorio. Questa caratteristica ha contribuito a frenare quel naturale processo di integrazione che si genera, giocoforza, quando sono attivi processi migratori.
Negli ultimi decenni la popolazione capoterrese è più che triplicata (8 mila nel 1971, 24 mila nel 2010). Capoterra, anche se in misura minore rispetto ad altri comuni dell'hinterland più vicini al capoluogo, è stata interessata da quel fenomeno demografico che ha portato Cagliari a perdere quasi 100 mila residenti registrando, nel contempo, una crescita considerevole degli abitanti dei comuni del suo circondario.
Flussi migratori e nuovi insediamenti sono eventi che generano problematiche dal punto di vista urbanistico, ma non solo. Occorre considerare anche l'aspetto sociale.
Come sono state gestite queste problematiche a Capoterra? Come sono stati accolti i nuovi arrivati? Si sono integrati, oppure sono stati emarginati? L'immigrazione è un problema oppure è una risorsa?
La risposta a queste domande, per chiunque frequenti questo territorio non lascia adito a dubbi di sorta. L'integrazione capoterrese è stata gestita malissimo, direi in maniera veramente vergognosa. I motivi sono molteplici. I nuovi arrivati, subito definiti "istrangius", sono stati trattati come "vacche da mungere". Qualcuno potrebbe pensare che questo atteggiamento sia indirizzato soprattutto verso i residenti di Poggio dei Pini, che ci tengono a sottolineare il proprio superiore livello di benessere, ma non è così. Da Frutti d'Oro a Su Spantu, da Poggio alla Residenza del Sole, da Torre degli Ulivi alla Residenza del Poggio, a tutti quanti sono state prelevate ingenti quantità di tasse senza restituire alcun servizio. Bisogna quindi sottolineare una certa equità nel derubare i cittadini.
E' evidente che questa situazione non può continuare in eterno. La magistratura interverrà, a partire dal prossimo mese, per costringere il Comune di Capoterra e la casta politica che lo controlla, ad adeguarsi perlomeno alla legge dello Stato. Per il resto, si spera nell'avvento di una nuova generazione di amministratori dotata di maggiore lungimiranza, ma anche, evidentemente di cultura. Cosa c'entra la cultura?
Credo che una minima conoscenza della storia del paese potrebbe aiutare a capire quanto siano dettati dall'ignoranza, dalla ristrettezza mentale e dall'interesse personale i comportamenti di oggi.
Capoterra nell'antichità non si trovava nella posizione di quello che oggi viene definito centro storico, bensì nella zona di Maddalena Spiaggia. Il suo nome latino era Caput Terrae. Per circa tre secoli, sino al 1655, questo insediamento è stato abbandonato e, pertanto Capoterra non esisteva più. Solo nel XVII secolo si è formato un nuovo insediamento nella posizione dell'attuale centro storico. La storia dice, pertanto, che gli antenati degli attuali capoterresi che si definiscono d.o.c. oggi, qualche secolo fa erano tutti quanti "istrangius".
Leggendo il documento allegato al nuovo PUC capoterrese, emanato pertanto dalla giunta d.o.c controllata dai capoterresi d.o.c. leggiamo anche un'altra notizia storica interessante, a pag. 21 della relazione generale:
Ed è proprio nel periodo romano che gli insediamenti umani sono diventati più numerosi. Cosicché il nucleo di Caput Terrae non fu più l'unico nucleo abitato; altri sorgevano a Perda Su Gattu, a Maddalena, Sa Cresiedda, Birdiera, Baccalamantza, Su Lillu, lungo il Canale di Liori (Via Deledda) e il Canale di S'Acqua e Tomasu.
Non solo, quindi, Capoterra è sempre stata interessata da flussi migratori, con residenti che arrivavano o se ne andavano, ma il territorio era naturalmente occupato da vari insediamenti. Non so se quelle popolazioni vivessero in pace oppure no. Non so se i capi villaggio cercassero di derubare i residenti dei centri più piccoli. Certamente una cosa del genere non dovrebbe accadere nel ventunesimo secolo.
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