Il Consiglio di Stato ha ignorato la richiesta di sospensiva presentata dal Comune di Capoterra rispetto alla sentenza del TAR che lo obbliga a prendere in carico le opere di urbanizzazione di Poggio dei Pini. In estate la sentenza.
Nel corso di un recente incontro organizzato dal Comitato di cittadini "Noi per Poggio" è stata divulgata una notizia che avrebbe meritato un più ampio spazio perlomeno nella stampa locale.
La vicenda è ben conosciuta ai lettori di questo blog. Parliamo della presa in carico delle Opere di Urbanizzazione della lottizzazione Poggio dei Pini che il TAR Sardegna, sulla base di quanto disposto dalla L. 1150 del 1942, ha assegnato al Comune di Capoterra, cioè all'ente pubblico al quale i residenti della frazione versano l'IMU e tutte le altre tasse comunali.
Il Comune di Capoterra ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR dello scorso novembre. Una decisione discutibile per vari motivi. Numerose sentenze hanno obbligato i comuni a prendere in carico le opere di urbanizzazione in tutto il territorio nazionale. Per questo motivo nelle ultime sentenze i comuni, come ad esempio Maracalagonis, hanno accettato la sentenza del TAR senza nemmeno ricorrere al Consiglio di Stato. Sebbene ogni sentenza faccia storia a se, appare alquanto improbabile un esito contrastante con questa interpretazione. Nonostante ciò la giunta capoterrese ha optato per l'ennesima causa legale, spendendo altri soldi dei cittadini. Tra un ricorso e l'altro parliamo di qualche decina di migliaia di euro. Molto per un precario o un disoccupato, ma poco in confronto ai due miliardi buttati al vento con l'affaire GEMA.
Veniamo alla notizia. Il 22 febbraio scorso il Consiglio di Stato si è espresso in merito alla richiesta di sospensiva della sentenza del TAR presentta dal Comune di Capoterra, rigettandola.
Resta quindi pienamente esecutiva la sentenza del TAR che impone al Comune di prendere in carico le opere di urbanizzazione di Poggio. In relazione a questa sentenza il Comune non ha fatto nulla ed in particolare non ha predisposto le attività propedeutiche al passaggio di proprietà di queste infrastrutture.
Da parte sua la Cooperativa, che sulla carta avrebbe tutto l'interesse a spingere affinchè il Comune si adegui a questa sentenza, non fa quasi niente. E' incredibile che la Cooperativa non si sia neanche presentata in giudizio, lasciando soli i cittadini ricorrenti, rinunciando a richiedere il rimborso per i lavori efffettuati negli ultimi cinque anni. Potrebbe trattarsi di un regalo da varie centinaia di migliaia di euro.
Oltre al danno economico, non bisogna sottovalutare la responsabilità legata all'utilizzo di queste infrastrutture, che risulta essere ancora in carico al proprietario, cioè alla Cooperativa. Qualsiasi evento legato alla cattiva manutenzione delle strade, dell'acquedotto, dell'illuminazione potrà essere imputato alla Cooperativa cosi' come potrebbero essere attribuite alla Cooperativa, sempre per cattiva gestione, alcune responsabilità legate al tragico evento alluvionale del 2008. Quell'evento avrebbe dovuto insegnare che la gestione di servizi pubblici non dovrebbe essere presa sotto gamba. Ci sono norme, analisi, manutenzioni costose. Le tasse dei cittadini finiscono nelle casse dello Stato e del Comune (se non vengono rubate dai gestori), ma a Poggio gli amministratori vorrebbero utilizzare i soldi dei soci per gestire servizi pubblici, invece di fornire altri servizi tipici delle società private.
Ad ogni modo la Consiglio di Stato nel ignorare la richiesta di sospensiva del Comune di Capoterra ha fissato la data per la discussione della causa per il prossimo 3 luglio. In estate si conoscerà quindi anche questo responso.
1 commento:
mi è stato fatto notare che il Consiglio di Stato non ha rigettato la richiesta di sospensiva presentata dal Comune, limitandosi ad ignorarla. Sebbene le due cose siano ben diverse dal punto di vista legale, il senso dell'articolo e le considerazioni che contiene restano le medesime. Mi sono limitato a sostituire il termine "respinto" con "ignorato". Chiedo scusa per l'imprecisione.
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