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domenica 7 maggio 2017

Riflessioni sui risultati del voto per il rinnovo del Consiglio d’Amministrazione della Cooperativa

di Tonino Secchi

Ho avuto l’onore di presiedere l’Assemblea dei soci di ieri 6 maggio 2017, chiamati ad approvare il bilancio del 2016 e ad eleggere i nuovi membri del Consiglio d’Amministrazione, e mi sono trattenuto fino alle ore 3.00 della notte per ascoltare la proclamazione dei consiglieri eletti unitamente ai tre componenti più votati per  il Collegio Sindacale. Il risultato sorprendente di 8 a 7 a favore della lista guidata da Sandro Anedda mi ha convinto ad aprire subito una riflessione sugli scenari che si aprono per la cooperativa e l’intera nostra comunità.
C’è un dato molto appariscente e contraddittorio di questi numeri. Sandro ha perso due consiglieri della sua passata maggioranza ma ha ottenuto un successo personale rilevante con 343 preferenze cioè quasi 90 voti in più dell’ultimo  giovanissimo candidato della sua lista. La democrazia al Poggio ha i suoi riti e le sue stranezze: a fronte delle accuse neppure velate rivolte al Presidente Anedda che non avrebbe facilitato dialogo e collaborazione negli ultimi anni i poggini hanno premiato proprio Sandro indicandolo come il vero leader del momento. E’ vero che adesso si porrà per lui la domanda d’obbligo: perché io ho stravinto e la mia lista no? In sostanza si riapre subito il serio problema della governabilità al Poggio che ha sofferto tanti patemi d’animo negli anni dell’instabilità, dei ribaltoni e delle maggioranze sul filo di lana. Ma 8 a 7 non è neppure un risultato gioioso per la lista “Insieme” che avrebbe aspirato a un cambiamento della maggioranza precedente: lo sfondamento non c’è stato anche se sono stati eletti al suo interno interessanti figure giovanili. Quindi che fare? A Sandro mi permetto di ricordare un proverbio africano “ Se vuoi andare veloce, agisci da solo; se vuoi andare lontano, agisci insieme agli altri”. In sostanza nessuno può rilanciare Poggio dei Pini da solo perché mezzo secolo di vita comunitaria celebrata nel 2016 ci insegna che il Poggio  ha significato un continuo sforzo di incontrarsi, di vivere insieme tra amici e di ascoltarsi.  In questo scenario sono fiero di aver sottoscritto nel 2016 insieme con altri soci coraggiosi una lettera appello alla pacificazione che improvvisamente torna d’attualità unitamente ad un documento che è apparso in sordina e umiltà durante la campagna elettorale e che va sotto il nome di Codice Etico. E’ vero che la preoccupazione dominante resta la battaglia per salvare il Poggio dal mostro del Viadotto in cemento armato. Ma ora i conti non  tornano con il risultato di 8 a 7 e si riaccende la preoccupazione della concreta vivibilità della nostra casa comune , la cooperativa. E’ forse arrivato il tempo di rompere lo schema del muro contro muro e di guardare a larghe intese fondate sui valori della nostra straordinaria storia e sull’esempio dei Padri fondatori? Il nostro prossimo futuro si gioca proprio su questa domanda cruciale. Auguriamoci cose buone per il Poggio che potranno venire da uomini disinteressati e leali che si impegnano non per il tornaconto personale ma per il bene comune.
Tonino Secchi

1 commento:

Unknown ha detto...

IL GREGGE DI POGGIO - 600 soci fuori a chiacchierare / ma nel salone,per deliberare,/non più di 5 soci consenzienti/ e solo 1 o 2 dissenzienti./ "honni soit qui mal y pense",tuttavia,/ ( e questa è un' opinione tutta mia )/ la diserzione è stata "agevolata" / da un invito della "tavolata"/ di andare al seggio delle elezioni,/ sapendo ben che siamo pecoroni./ "Sic transit gloria mundi", porca Eva;/ pensava ben chi allora lo diceva. Renzo Barighini ( tanto per passare il tempo )

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