Ho avuto l’onore di presiedere l’Assemblea dei soci di ieri
6 maggio 2017, chiamati ad approvare il bilancio del 2016 e ad eleggere i nuovi
membri del Consiglio d’Amministrazione, e mi sono trattenuto fino alle ore 3.00
della notte per ascoltare la proclamazione dei consiglieri eletti unitamente ai
tre componenti più votati per il
Collegio Sindacale. Il risultato sorprendente di 8 a 7 a favore della lista
guidata da Sandro Anedda mi ha convinto ad aprire subito una riflessione sugli
scenari che si aprono per la cooperativa e l’intera nostra comunità.
C’è un
dato molto appariscente e contraddittorio di questi numeri. Sandro ha perso due
consiglieri della sua passata maggioranza ma ha ottenuto un successo personale
rilevante con 343 preferenze cioè quasi 90 voti in più dell’ultimo giovanissimo candidato della sua lista. La
democrazia al Poggio ha i suoi riti e le sue stranezze: a fronte delle accuse
neppure velate rivolte al Presidente Anedda che non avrebbe facilitato dialogo
e collaborazione negli ultimi anni i poggini hanno premiato proprio Sandro
indicandolo come il vero leader del momento. E’ vero che adesso si porrà per
lui la domanda d’obbligo: perché io ho stravinto e la mia lista no? In sostanza
si riapre subito il serio problema della governabilità al Poggio che ha
sofferto tanti patemi d’animo negli anni dell’instabilità, dei ribaltoni e
delle maggioranze sul filo di lana. Ma 8 a 7 non è neppure un risultato gioioso
per la lista “Insieme” che avrebbe aspirato a un cambiamento della maggioranza
precedente: lo sfondamento non c’è stato anche se sono stati eletti al suo
interno interessanti figure giovanili. Quindi che fare? A Sandro mi permetto di
ricordare un proverbio africano “ Se vuoi andare veloce, agisci da solo; se
vuoi andare lontano, agisci insieme agli altri”. In sostanza nessuno può
rilanciare Poggio dei Pini da solo perché mezzo secolo di vita comunitaria
celebrata nel 2016 ci insegna che il Poggio ha significato un continuo sforzo di incontrarsi,
di vivere insieme tra amici e di ascoltarsi.
In questo scenario sono fiero di aver sottoscritto nel 2016 insieme con
altri soci coraggiosi una lettera appello alla pacificazione che improvvisamente
torna d’attualità unitamente ad un documento che è apparso in sordina e umiltà
durante la campagna elettorale e che va sotto il nome di Codice Etico. E’ vero
che la preoccupazione dominante resta la battaglia per salvare il Poggio dal
mostro del Viadotto in cemento armato. Ma ora i conti non tornano con il risultato di 8 a 7 e si
riaccende la preoccupazione della concreta vivibilità della nostra casa comune
, la cooperativa. E’ forse arrivato il tempo di rompere lo schema del muro
contro muro e di guardare a larghe intese fondate sui valori della nostra
straordinaria storia e sull’esempio dei Padri fondatori? Il nostro prossimo
futuro si gioca proprio su questa domanda cruciale. Auguriamoci cose buone per
il Poggio che potranno venire da uomini disinteressati e leali che si impegnano
non per il tornaconto personale ma per il bene comune.
Tonino Secchi
1 commento:
IL GREGGE DI POGGIO - 600 soci fuori a chiacchierare / ma nel salone,per deliberare,/non più di 5 soci consenzienti/ e solo 1 o 2 dissenzienti./ "honni soit qui mal y pense",tuttavia,/ ( e questa è un' opinione tutta mia )/ la diserzione è stata "agevolata" / da un invito della "tavolata"/ di andare al seggio delle elezioni,/ sapendo ben che siamo pecoroni./ "Sic transit gloria mundi", porca Eva;/ pensava ben chi allora lo diceva. Renzo Barighini ( tanto per passare il tempo )
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