Ciao Giorgio
per la prima volta scrivo sul tuo blog e, anziché parlare di silenzio assordante (tu sai bene quanto ci sarebbe da dire in questi giorni), voglio raccontarti come è andata la riunione di domenica scorsa sulle opere di urbanizzazione; premetto che l’orario era infelice, così pure la giornata (domenica!) però Rita, Giuseppe ed io siamo soddisfatti; eravamo pochi, alla fine forse una trentina… dai… si comincia con i piccoli passi, ma poi si arriva lontano!
Dicevo alla fine una trentina; gli interventi sono partiti da un’informazione di base sui doveri dei lottizzanti (oneri di urbanizzazione primaria e secondaria) sanciti dalla legge 1150/42, poi abbiamo fatto una disamina delle 4 convenzioni, analizzando quale sia stata l’evoluzione del capitolo “urbanizzazioni primarie e secondarie” per passare ad illustrare il calcolo effettuato, sulla scorta dei dati reperiti in Cooperativa, sulle urbanizzazioni secondarie; infatti proprio su questo volevamo capire quali siano gli obblighi della Cooperativa a tutt’oggi.
I calcoli ci hanno dato ragione e si è dimostrato, una volta per tutte, che il panico seminato negli anni tra i soci, per portarli a condividere la tesi “facciamo piano con il comune sennò ci fa bubua e non ci approva la variante” è assolutamente immotivato.
Infatti con i dati aggiornati delle volumetrie assentite dal comune al 31/12/2010 (cioè tutti i mc costruiti per civile abitazione dai soci) la Cooperativa ha maturato un debito di urbanizzazioni secondarie per poche centinaia di mc, che equivalgono grosso modo ad una casa di media grandezza di Poggio; però poiché la 2° convenzione chiede esplicitamente un fabbricato di 1100mc, non potendo ovviamente costruire solo una parte di fabbricato e completarlo negli anni per arrivare alla quota 1100mc, aspetteremo ancora circa tre anni prima di cominciare ad eseguire quel fabbricato dovuto al comune; basterà richiedere un mutuo edilizio per costruire quell’immobile, senza fasciarsi la testa e seminare il panico.
Appare chiaro, quindi, che relativamente al capitolo uu.ss. oggi non abbiamo niente da temere.
Diverso è il discorso dei parcheggi che devono arrivare a 54.000mq, quantità derivante da un calcolo percentuale rispetto all’intera superficie di proprietà della Cooperativa (compresi boschi, laghi e aree rocciose), cifra assolutamente folle in considerazione del fatto che una gran parte del nostro territorio non verrà mai utilizzata a scopi edificatori; in considerazione del fatto che la Cooperativa ha già dichiarato di voler rinunciare a 300.000 mc nella convenzione del 2002 e 449.000 mc nella variante del 2007, appare chiaro che quest’argomento andrà rivisto e ridiscusso con il comune alla prossima ultima e definitiva variante, quando finalmente avranno adottato un PUC e la Cooperativa potrà completare il progetto del Piano di Lottizzazione con le relazioni geologica, idrogeologica e paesaggistica e quant’altro sarà necessario per la sua approvazione.
Ancora è stato esposto il parere legale dell’avv. Tavolacci richiesto dalla Cooperativa, per valutare la possibilità di potere, una volta per tutte, presentarsi al comune con una richiesta ufficiale di consegna delle oo.uu .. Sulla scorta di alcune sentenze ed in particolare della n. 187/2010 del TAR Sardegna, il parere legale dà pienamente ragione a quelli di noi che ormai da anni si chiedono cosa aspettino gli amministratori di Poggio a pressare il comune, in modo che si interrompa, una volta per tutte, questa emorragia di denaro privato (il nostro denaro!) per eseguire manutenzioni di opere pubbliche.
Tra gli interventi, in particolare vogliamo citare un socio, Stefano Fratta, che ha parlato del comune di Capoterra analizzando proprio il termine “comune”, inteso proprio come ente che come tale deve assicurare servizi “comuni” quindi per tutta la “comunità”; il termine “comune” è stato utilizzato in questo intervento nella sua accezione più ampia, intendendo l’ente rappresentativo della comunità che per la comunità esiste mettendosi al suo servizio.
Sappiamo tutti che non è il nostro caso, ma che anzi, da una disamina dei bilanci della Cooperativa nel decennio che va dal 1998 al 2009, tutti quanti insieme abbiamo speso circa 1.300.000 € per le manutenzioni ordinarie e straordinarie; a ciò occorre aggiungere le somme versate a titolo di ICI dalla Cooperativa e dai soci, questi ultimi fino al 2006; da una valutazione esatta delle somme spese dalla Cooperativa e approssimata di quelle spese dai soci, risulta che tutti insieme nello stesso decennio abbiamo speso circa 1.700.000 €.
Ma in cambio il “comune” cosa ci ha dato?
E la Cooperativa cosa ha fatto con queste somme, che appaiono veramente esigue (per intenderci stiamo parlando di circa 110.000 € ogni anno spesi per manutenzioni di oo.uu.), raffrontate ai bisogni di oo.uu. che questa comunità ha maturato nei suoi 40 anni di vita?
Non passa giorno che non si registrino delle rotture nell’impianto idrico, rotture che generano gravi disagi ai soci; infatti questo impianto è ormai giunto alla fine naturale della sua vita e i continui problemi quotidiani che occorre affrontare ci dicono che è arrivato il momento di rifare tutto; da una valutazione di massima commissionata dal CDA ad un ingegnere idraulico è scaturito l’importo di 4.200.000 € per rifare completamente la rete idrica e le necessarie manutenzioni dei serbatoi; vale a dire che ogni socio dovrebbe sborsare circa 4.700 € solo per il rifacimento delle rete idrica; l’impianto di illuminazione pubblica è oramai obsoleto e fuori norma; non possiamo neanche decidere di andare a farci una passeggiata qualche sera d’estate perché rischiamo di essere investiti per la presenza di numerosissime zone d’ombra; per non parlare delle strade che richiedono rappezzi continui.
Un’altra analisi ha riguardato i collaudi, perché in tanti continuano ad essere convinti o che non esistano, o che non abbiano alcun valore; sfatiamo alcuni miti del Poggio: sono stati eseguiti con esito positivo i collaudi di strade, impianto idrico e di illuminazione pubblica.
La sentenza 187/2010 del TAR blocca le osservazioni di coloro i quali sostengono che i collaudi vadano rifatti perché dichiara che i collaudi eseguiti sono validi indipendentemente dal momento in cui sono stati effettuati: cosa significa? Vuole dire che poichè nel 1983, dopo l’esecuzione dei lavori di realizzazione delle strade e dell’impianto idrico sono stati eseguiti i collaudi con esito positivo, gli impianti sono regolari. Infatti, il collaudo appunto, ha sancito la validità delle opere eseguite e nulla rileva il fatto che a tutt’oggi non siano a norma, poiché lo erano al momento del collaudo; ed in queste condizioni il comune è obbligato a prenderle in carico.
L’unico impianto mai collaudato è quello fognario e qui dobbiamo puntare il dito sui vertici della Cooperativa che per tanti anni l’hanno governata, però occorre fare delle precisazioni, anche sulla scorta della sentenza citata. Innanzitutto occorre ricordare che all’indomani (….quasi l’indomani!) dell’alluvione, Abbanoa è intervenuta affidando in appalto l’esecuzione dei lavori di ricostruzione di gran parte delle fognature danneggiate dall’alluvione, quindi i collaudi spettavano a loro e sono stati fatti; inoltre sempre la sentenza afferma che quando gli impianti, con il loro uso continuato, dimostrano di essere adeguati all’esigenza degli utenti che ne usufruiscono, devono essere ritenuti cedibili all’amministrazione pubblica, e questo è senz’altro il nostro caso.
Il socio dr. Marcello Anedda, per anni amministratore/sindaco della Cooperativa, è intervenuto obiettando sull’impostazione dei calcoli rappresentati, in quanto, secondo il suo parere, le urbanizzazioni secondarie previste dalla 2° convenzione pari a 7800 mc si riferirebbero alla sola volumetria urbanizzata fino ad oggi, cioè ai circa 900 lotti già esistenti; ciò è assolutamente errato in quanto la 2° convenzione (integrativa della 1°, quindi senza alcuna modifica alla sostanza dei numeri, ma chiarificatrice proprio degli oneri di urbanizzazione secondaria) dice esplicitamente: “ART. 4 Per la realizzazione della cubatura ancora da eseguire la società si impegna sin d’ora a realizzare le seguenti infrastrutture complete di sistemazioni esterne per complessivi 7800 mc […]” ; quanto sopra è confermato dalla relazione, già citata, firmata da Atzori-Calvisi-Nateri-Oggiano, che il CE presentò durante il CDA del 11/02/2005. Pertanto il calcolo effettuato e presentato durante questa riunione è corretto nell’impostazione e nell’esecuzione.
Ancora il dr. Anedda ha invitato i presenti e gli organizzatori, a contestualizzare la nascita della Cooperativa e quindi tener conto di quali fossero, alla fine degli anni ’60 (quando nacque la Cooperativa), le competenze in campo urbanistico dei comuni in generale e di Capoterra In particolare; se la Cooperativa non avesse firmato la 1° convenzione in quei termini non sarebbe nata la nostra comunità. Questo è un discorso che sentiamo in continuazione con lo scopo di disarmare, chi come noi, adesso è pronto a pretendere dal comune che si comporti come tale: rappresentante di una comunità e al servizio della comunità!
Crediamo non ci sia a Poggio una sola persona che non riconosca il merito di chi ha avuto l’idea e successivamente l’iniziativa di dare corpo a questa realtà, ma riteniamo anche che nel tempo si sia persa la strada maestra; governando la Cooperativa con un misto di snobismo e paternalismo, senza tener conto dell’aumento graduale dei residenti e delle conseguenti problematiche, senza curarsi dell’evoluzione delle normative e soprattutto stabilendo arbitrariamente chi, di questa comunità, avesse il diritto o meno di veder soddisfatte le proprie aspettative e, in molti casi, le proprie pretese, si è creato negli anni un clima rissoso, polemico, generando così delle fratture tra persone che ambirebbero soltanto a poter vivere serenamente.
Il neo-consigliere Montali, eletto durante l’ultima assemblea in sostituzione dei tre consiglieri cooptati precedentemente, si è preoccupato del fatto che la limitatezza delle disponibilità economiche del comune impedirebbe allo stesso di poter manutenere e/o rifare le oo.uu., sembrava di sentir parlare non un consigliere poggino, bensì un consigliere comunale! Ma sa bene che per le amministrazioni pubbliche esistono risorse che ai privati sono precluse, risorse che, come sappiamo tutti, provengono dalle tasse che ognuno di noi paga ogni anno allo stato, alla regione, al comune, chi più ne ha più ne metta! Considerate le cifre che ci sono in ballo, certamente la Cooperativa non è in grado di assumere sulle proprie spalle oneri come quelli già evidenziati, a meno che qualcuno non abbia intenzione di cominciare a fare i conti su quanto costerebbe a ciascuno dei soci finanziare i rifacimenti praticamente globali delle oo.uu.; abbiamo parlato dei costi dell’impianto idrico quantificandolo in circa 4.700 € a socio; e per l’illuminazione pubblica? E per il resto delle fognature? E per le strade?
Abbiamo recuperato il conteggio preparato dal precedente CdA per giustificare la variante del 2007; da quel conteggio appare chiaro come il 100% degli introiti generati dalla vendita dei lotti dovrebbe servire per rifare tutte le oo.uu.; ma perché dobbiamo farlo noi? Perché dobbiamo spendere milioni e milioni di euro regalandoli al comune? E poi quando arriverebbe l’esecutività di quella variante? Mentre aspettiamo, e sono già passato 9 anni (ci rendiamo conto? 9 anni) dalla convenzione del 2002, le condotte idriche continuano a scoppiare!
Consideriamo che il CdA precedente era formato da persone che si sono sempre vantate di essere in rapporti molto stretti con la giunta che è appena uscita, che è stata quella che, arbitrariamente, ha rinviato alla Regione la decisione sul PdL, dimostrando così che le amicizie non erano tali; e questa giunta è quella che poi è stata riconfermata con i voti di tanti poggini che, evidentemente, hanno così ringraziato il comune per aver portato avanti a nostro vantaggio, …..che cosa? Hanno fatto qualcosa per noi per doverli premiare in questo modo?
Teniamo conto di quanto raccontato da due rappresentanti dell’associazione che ha ottenuto dal comune di Maracalagonis la cessione delle oo.uu. di Torre delle Stelle: pochi mesi dopo l’ordinanza del TAR Sardegna il loro comune ha bandito la gara d’appalto per l’esecuzione delle strade proprio a Torre delle Stelle! A dimostrazione del fatto che se i soldi si vogliono trovare si trovano!
E quindi?
E quindi, come ricordato nel corso dell’incontro, un gruppo di poggini ha già firmato per attivare l’azione legale contro il comune, con l’obiettivo di arrivare alla cessione al comune delle oo.uu.; parallelamente è partita anche quella decisa dalla Cooperativa ed ambedue verranno pagate appunto dalla Cooperativa, ricordiamoci “a mutualità prevalente”, che ha così raggiunto l’obiettivo di poter affidare ad un ottimo professionista tale incarico. Non crediamo sia possibile pretendere di meglio, per una comunità depauperata qual è la nostra!
A questo proposito un altro neo-consigliere, anch’essa eletta durante l’ultima assemblea in sostituzione dei tre consiglieri cooptati precedentemente, la signora Sirca, ancora dopo anni e anni di attese disattese, scusate il bisticcio ma rende benissimo il concetto, è convinta che sia meglio cercare degli accordi bonari e non sia il caso di ”agire con le pubbliche amministrazioni con il muro contro muro”: stupisce una tale osservazione da parte di un dipendente pubblico che sa benissimo che, oramai, le leggi attuali non permettono più, appunto al settore pubblico, di perpetrare quegli abusi da sempre visti e subiti dal privato cittadino; parliamo di contributi e interessi calcolati in modo difforme da quanto dettato dalla legge, di calcoli di tassazione arbitrari in barba a precise normative, di documenti presentati, esibiti, trasmessi, consegnati agli stessi funzionari una, due, tre volte, e continuamente persi nei meandri degli armadi e corridoi, di procedure arbitrarie per ottenere risposte a istanze assolutamente legittime; basta sentire i numeri, fonti ministeriali, che riassumono le percentuali di introiti delle amministrazioni pubbliche a seguito di accertamenti: non arrivano al 10% di quanto accertato!
Molto altro ci sarebbe da dire su un incontro che è durato dalle 16.30 alle 20.30, senza interruzioni e pause; il tempo è volato per l’interesse dell’argomento e devo dire, in tanti ci hanno ringraziato e fatto i complimenti per avere svolto un lavoro che sino ad oggi nessuno aveva fatto… scusa l’immodestia!
Devo anche dire che la maggior parte degli interventi ha premuto sul fatto che sarebbe assolutamente folle pensare, avendo in mano l’arma che può servire per pressare il comune, di fermarsi a ricominciare con i soliti discorsi che a nulla hanno portato, come possiamo constatare tutti. Si, perché se si vuole andare a trattare, si vada ad armi pari; invece qualcuno continua a ritenere sia giusto andare con il cappello in mano: ma questo non è trattare, questo è chiedere l’elemosina!
L’ultima notazione: sempre dalla signora Sirca neo-consigliere è arrivato il rimprovero per non aver indetto prima questa riunione, per non aver dato queste informazioni ai soci prima di promuovere l’azione legale; occorre chiarire che l’iniziativa è stata voluta fermamente da Maria Rita Lai e me, con l’aiuto indispensabile di Giuseppe Monni, ma non voleva essere un incontro organizzato dal CDA, perché i lavori presentati non erano destinati al CDA bensì a tutti i soci; ci preme quindi chiarire che gli organizzatori, che per prima cosa sono soci, ritengono di avere la totale libertà di riunirsi in qualunque momento per discutere qualunque argomento nel modo che ritengono più opportuno e così continueranno a fare. Se poi la critica, come evidenziato successivamente, era rivolta proprio al CDA, i consiglieri, ed in particolare l’attuale presidente Francesco Sanna che proprio in occasione di quel CDA fece un intervento molto forte e deciso, nel decidere l’azione contro il comune, hanno agito nella piena consapevolezza del loro operato, ritenendo di rendere il miglior servizio a questa comunità, che è stufa marcia di regalare soldi al comune di Capoterra, rinunciando da anni e anni a realizzare qualcosa per sè stessi per rendere la vita a Poggio molto più piacevole. Avendo udito tale critica, il socio Stefano Fratta, ha chiesto alla signora Sirca se, conseguentemente, l’attuale maggioranza costituitasi nel CDA a seguito del voto del 7 maggio, qualora non volesse proseguire la suddetta azione legale contro il comune, riterrà opportuno informarne i soci prima di cambiare la sua posizione. Considerata la critica mossa dalla signora Sirca crediamo sarebbe doveroso, quantomeno per coerenza di pensiero!
Ti ringrazio per lo spazio che mi hai dedicato.
Ludovica
9 commenti:
Prima di tutto complimenti e grazie per la chiarezza e la completezza delle informazioni che avete messo a disposizione. E' una delle dimostrazioni che, per fortuna, davvero c'è chi si fa carico dei problemi generali, delle questioni collettive -per rispondere a un commento del post precedente- e non vive su Marte.
Per non ripetere e non ripetermi - e grazie per la vostra attenzione- vorrei solo sottolineare due aspetti del problema "cessione delle opere di urbanizzazione".
Il primo riguarda specificamente l'acquedotto: abbiamo appena celebrato un referendum che ha sancito l'essenza PUBBLICA del servizio di fornitura acqua potabile.
E' un risultato importante, perché mette al riparo, da sempre possibili speculazioni, un bene indispensabile che si svolge naturalmente in condizioni di monopolio di fatto.
Proprio per questo motivo è la gestione pubblica, che vive anche dei tributi che ciascuno di noi versa, a doversi fare carico di una serie di impianti che sono già stati costruiti, sono normalmente funzionanti, e servono una parte della CITTADINANZA -noi abitanti di Poggio dei Pini- che ha diritti pari agli altri cittadini dell'ambito territoriale, qualsiasi estensione si voglia considerare.
Non solo: un servizio pubblico ha il DOVERE di farsi carico delle esigenze delle utenze anche "marginali" o dislocate con densità diversa da quella ordinaria.
Io quindi sostengo che, dato in particolare il fatto che l'impianto già esiste, pagato da noi, e che tutti abbiamo versato e versiamo oneri vari, compresa l'addizionale IRPEF comunale, questo particolare non deve riguardarci più di tanto.
L'acqua, che non è nostra ma è un bene di pubblica necessità, deve essere messa a disposizione o comunque rimanere a disposizione dei cittadini di Poggio dei Pini alle stesse condizioni vigenti per il resto della collettività. Agli enti preposti spetta garantire questo nostro diritto.
La seconda questione riguarda la opportunità o meno di proseguire l'azione legale in corso per la cessione degli impianti e delle opere di urbanizzazione.
Mi sembra assolutamente privo di senso pensare che un ricorso al giudizio di una magistratura, che valuta atti e fatti ed è terza rispetto alle parti in causa, sia una specie di "sfida" che noi dovremmo avere paura di muovere al Comune. Cosa avremmo da perdere? Semplicemente la magistratura competente, sempre che il Comune di Capoterra non accolga la cessione, come pure è possibile e mi sembrerebbe giusto, valuterà il tutto e ci dirà se abbiamo o no buone ragioni, come tutto lascia credere.
Se non ci darà ragione saremo comunque allo stesso punto in cui siamo ora.
In ogni caso del Comune -che non per caso si chiama così- facciamo parte anche noi. Il Comune è comune a tutti Il Comune è in parte nostro e la parte che a noi SPETTA, per gli stessi diritti e doveri che ci rendono contribuenti, utenti ma prima di tutto cittadini, la possiamo e direi la dobbiamo reclamare, con ogni strumento che la legge consente.
Questa è stata la decisione del Consiglio di Amministrazione, e alla decisione presa si deve tenere fede. Se si volesse recedere da questa azione -cosa che a me pare inconcepibile- io vedrei invece indispensabile la consultazione preventiva dei soci, la discussione sulla base della loro corretta informazione.
Stefano Fratta
Le considerazioni che avete fatto mi sembrano assolutamente condivisibili.
Franco Magi
Scrive Giampaolo Lai,
grazie Ing. Mulas per il Suo illuminante lavoro. Spero che quanti più Poggini lo leggano per comprendere come, effettivamente, siano le cose. Il nuovo Presidente Le ha già espresso il suo ringraziamento ? Con questi elementi che ora ha il nuovo CdA potrà esercitare un'azione produttiva, costringendo finalmente il Comune ad attivarsi nel senso auspicato. Vediamo perchè i nuovi Amministratori dicono che "con il dialogo ...." Aspettiamo ma non troppo perchè ora se non cureranno a dovere i nostri interessi, alla luce della conoscenza ora emersa grazie al Suo lavoro, potrebbero anche rispondere in proprio per il danno che causano all'intera collettività.
Giampaolo Lai
Scrive Francesco Cilloccu
Gentile Ludovica
complimenti per l'ottima narrazione evolutiva delle quattro
convenzioni stipulate in questi anni tra il Comune e la nostra società cooperativa, sia per i fatti accaduti che per i chiari numeri indicati e descritti, precisamente riferiti a doveri e obblighi tra le parti convenzionate.
Pur tuttavia, con riferimento alle cessioni delle opere di urbanizzazione al Comune di Capoterra, ed essendo privo dei documenti citati, desidero esprimere questa mia riflessione con richiesta di gradito chiarimento in merito ad alcuni aspetti, tra gli altri, riguardanti lo stato delle strade da cedere secondo cui, considerata
anche la citata sentenza Tar 187/2010, si ritiene che possano essere definitivamente concluse secondo il PdL , validamente collaudate e, dunque, trasferibili al Comune ai sensi dell'ex art. 28 l. 17 agosto 1942 n. 1150, in base al relativo principio di trasferimento della proprietà delle opere di urbanizzazione in capo al Comune che, di fatto, costituisce un'obbligazione ex lege.
Ciò premesso domando se si può ritenere sicuro, ad oggi, lo stato
delle strade e la circolazione dei veicoli a Poggio dei Pini e, se
queste, pertanto si possano considerare "sostanzialmente efficienti", specialmente in caso di eventi di incidenti stradali, ovvero se le strade oggi risultano eseguite secondo le norme di legge per quanto concerne le sezioni stradali, le pendenze o le cunette, la segnaletica o altra fattispecie in materia di sicurezza della circolazione
stradale. Sembrerebbe infatti di capire che i collaudi eseguiti siano validi rispetto alla normativa vigente al momento del collaudo avvenuto nell'anno 1983 o successivi etc. e che, stante i tempi trascorsi e stante l'evoluzione dello specifico quadro normativo, il Comune debba
prenderle ugualmente acquisirle ai sensi della convenzione in essere.
Ma non sembra chiaro se il predetto "concetto di efficienza" sia da ritenersi valido anche quando dette strade non siano sicure per la circolazione degli autoveicoli e, conseguentemente, mi domando per quale motivo il Comune dovrebbe acquisirle al patrimonio comunale in tali condizioni.
cordiali saluti
Francesco Cilloccu
Ciao Francesco,
sicuramente l'Ing. Mulas chiarirà i tuoi dubbi. Se vuoi leggere queste due righe io espongo solo questo breve concetto: l'opera che tu oggi vai a progettare (ipotesi) dovrà rispondere alle norme vigenti in quel momento. Se a progetto concluso e ad opera realizzata ALTRE NORME fissano regole nuove non credo che tu, progettista ed esecutore, debba rimettere mano al progetto ed all'opera per adeguarla alla norma del momento.
Se tu pensi che le strade di Poggio non abbiano, oggi, caratteristiche di sicurezza, il Comune dovrebbe emettere ordinanze per vietarne l'uso. Ma come la mettiamo per le strade che SICURAMENTE appartengono (dalla fine del 1800) al Comune ? Mi pare che il mio omonimo Giampaolo, tuo padre, si fosse interessato anche di questo.
I verbali di collaudo esistono, hanno data certa da chiunque verificabile. L'impianto di illuminazione stradale ha avuto TRE collaudi, l'ultimo redatto dall'Ing. Lixi, su incarico specifico del Comune, ma pagato dalla Cooperativa. Chiedi a tuo padre che sa.
Giampaolo Lai
Gentile signor Cillocu
approfitto della Sua per ringraziare tutti per i complimenti che non possono essere rivolti soltanto alla mia persona, ma devono essere equamente divisi con Rita Lai e Giuseppe Monni; il lavoro fatto per questa riunione, come ho già scritto , era destinato ai soci e non già ad un CDA in particolare; entrando a far parte del Consiglio ho avuto modo di partecipare ad altri lavori insieme ai colleghi consiglieri solo ed esclusivamente per dare una mano d’aiuto, ad esempio nella redazione del nuovo Regolamento Edilizio che purtroppo non credo vedrà la luce a breve, visti gli ultimi stravolgimenti.
Anche il R.E. ha visto l’intervento fattivo di Giuseppe Monni, l’ideatore, e di Gianfranco Vacca, oltre a me; abbiamo lavorato tantissimo per produrre un elaborato che dia ai tecnici che si avvicinano alla Cooperativa, uno strumento chiaro e preciso di quale sia la visione dell’edilizia abitativa in un posto come Poggio dei Pini; ripeto, non so se vedrà la luce, l’aria che si respira in questi giorni è soffocante, per non dire di peggio, ed in queste condizioni non è possibile avviare alcun confronto costruttivo per il futuro di Poggio dei Pini. Purtroppo credo che qualcuno non riuscirà a riprendersi dall’ubriacatura dovuta unicamente alla voglia di sedersi su una certa poltrona….scusi la divagazione, ma veramente dovevo dirlo!
Io, in questa sede, ho solo riassunto l’oggetto e l’andamento della riunione; dalle Sue parole non capisco se abbia potuto assistere all’esposizione e quindi abbia potuto verificare “de visu” i documenti dei quali abbiamo parlato nei nostri interventi; comunque spero di poterLa incontrare la prossima volta, perché Le prometto che non mancherà occasione.
E vengo alle Sue domande, che vedo molto circostanziate; credo di non sbagliarmi, quando dico che Lei senz’altro ha scritto con la sentenza in mano, vista la precisione dei termini e delle espressioni utilizzate; non sono un legale, ma per il mio lavoro ho dovuto farmi un po’ di esperienza nel campo interpretativo di talune sentenze e normative, che in moltissimi casi alternano termini specifici a termini generalisti.
Ragiono secondo le parole della sentenza: il concetto di sicurezza delle strade di Poggio viene introdotto da Lei senza alcun riferimento appunto alla sentenza, e ne parla come se, la sicurezza appunto, potesse essere misurabile con un indicatore; ma quale valore possiamo darle? Il collaudo delle strade dice soltanto che le strade sono collaudabili; dice soltanto questo perché la legge impone questa dicitura e d’altronde non potrebbe essere altrimenti trattandosi di collaudi tecnici, cioè sulla regolarità dell’esecuzione rispetto al progetto approvato; progetto che, naturalmente, è stato redatto secondo le norme vigenti in quel periodo. Se applicassi il concetto di sicurezza, nel modo da Lei introdotto, dovrei dedurne che, nel caso in cui Lei decidesse di vendere la Sua casa, qualcuno potrebbe a ragione chiederLe la prova della sicurezza della struttura portante dell’immobile? Ma tutti quanti sappiamo che, all’atto della richiesta dell’agibilità, si consegna al comune il certificato di collaudo, essendo questo il documento che attesta la regolarità dell’esecuzione rispetto al progetto approvato. Pertanto nessuno mai potrà pretendere da Lei un nuovo collaudo giustificandolo con il cambiamento delle normative ad esempio in campo statico. Ugualmente si può dire per le strade di Poggio.
da Ludovica Mulas
continua
A questo punto mi chiedo chi abbia detto che queste non sono sicure. Da dove deduce questa affermazione? Le sensazioni personali non hanno alcuna validità legale; Lei potrebbe considerare le strade poco sicure e io potrei al contrario considerarle assolutamente sicure, ma né Lei né io abbiamo alcun dato tangibile che giustifichi il nostro giudizio. Nel caso portato davanti al TAR si parla delle perizie dei CTU, i quali hanno dichiarato che “tali opere, seppur formalmente difformi dalle previsioni di piano, sono risultate conformi alle esigenze sostanziali della lottizzazione”; il CTU non solo non parla di sicurezza, ma non nomina il certificato di collaudo né tantomeno le norme attuali che vigono per la realizzazione di quelle opere, ma si basa, così come è norma, sui disegni esecutivi e sulle previsioni del piano di lottizzazione; cosa voglio dire? Che la sicurezza delle strade non è argomento che posa riguardare la loro cessione.
Ed è tanto vero questo che nella sentenza non si parla mai di sicurezza, ma di “sostanziale efficienza”. Tenga presente che la sicurezza di una strada regolarmente collaudata con esito positivo, non è mai legata al modo di esecuzione, ma al modo d’uso da parte degli automobilisti; all’interno di Poggio esiste il limite di 30 km/h: sfido chiunque a dimostrarmi che tale limite non ponga chi ne usufruisce in una condizione di sicurezza! Se poi io conduco la mia macchina sempre a 50 km/h la responsabilità sarà soltanto mia.
Una notazione: se domani un’automobile subisse un danno a causa delle condizioni della strada, la Cooperativa verrebbe condannata a pagare i danni all’automobilista e sa perché? Perché la Cooperativa in base alle convenzioni, ne è la proprietaria e, come tale, si è obbligata a eseguire tutte le manutenzioni ordinarie e straordinarie della strada, e se quest’ultima non è in condizioni ottimali la responsabilità è esclusivamente a suo carico per non aver vigilato sulle condizioni delle strade e conseguentemente non aver eseguito le manutenzioni obbligatorie; quindi non sarebbe questione di sicurezza bensì di comportamento omissivo della cooperativa.
Da ultimo tenga presente che nella terza convenzione si leggono le parole “tutte le opere di urbanizzazione primaria e secondaria sono state realizzate in attuazione e con il rispetto delle prescrizioni del piano di lottizzazione con la sola eccezione delle opere relative alla rete fognaria…”, non solo, ma sempre nella stessa convenzione si dà atto dell’esistenza dei collaudi stradali e idrici, citando i relativi certificati; questo indica molto chiaramente che il comune è sempre stato a conoscenza delle condizioni delle strade, e cioè che sono state costruite a regola d’arte secondo le prescrizioni e sono state ritenute collaudabili.
Cordiali saluti
Ludovica Mulas
Innanzitutto un caro saluto a tutti quelli che abbiamo conosciuto in occasione dell’interessante incontro del 19 giugno scorso.
Interveniamo giusto per evidenziare che nella sentenza 187-2010 il TAR non solo dispone che le opere di urbanizzazione primaria vengano forzosamente acquisite dal Comune di Palau.
Ma che lo debba fare anche se il collaudo non è possibile passarlo per gravi inadempienze delle stesse.
Si afferma infatti che:
1) È stato perfettamente legittimo che il Comune abbia bocciato il collaudo (uno delle domande dei ricorrenti era di dichiarare illegittimo il diniego di esito positivo del collaudo: il TAR ha respinto quella domanda e ha dato ragione al Comune perché c’erano delle inadempienze tali che non potevano permettere un esito positivo del collaudo)
2) Nonostante l’esito negativo del collaudo, il Comune non può rifiutarsi sine-die di acquisire le oo.uu. (e si capisce la ratio: il Comune riottoso a prendersi carico delle oo.uu. riuscirebbe a tirare alle calende greche, tra cavilli tecnici e burocratici, l’approvazione del collaudo. Tecnica ben nota.)
3) Dunque le oo.uu. conformi al PdL (in senso urbanistico, ossia dotate di concessione edilizia, in quel caso strade e rete idrica realizzate dove previsto dal PdL) devono essere subito forzosamente acquisite al patrimonio comunali anche se non hanno passato il collaudo. Il Comune deve piuttosto agire per “metterle in regola” incamerando le garanzie bancarie che avrebbe dovuto imporre al lottizzante (come da legge 1150-1942) oppure chiedendo il pagamento degli oneri ai proprietari dei lotti ancora da edificare.
4) Addirittura anche le oo.uu. completamente abusive (fatte in aree dove non erano previste dal PdL, quindi prive di titolo edilizio, altro che collaudo non superato!) devono comunque essere acquisite al patrimonio comunale: essendo abusive potrebbero essere demolite o confiscate dal Comune. Il TAR ovviamente indica questa seconda strada e prescrive al Comune, per far rientrare nella legalità urbanistica le oo.uu acquisite per confisca, di approvare una variante al PdL che contempli le oo.uu realizzate senza titolo.
Un saluto e un in bocca al lupo
Nuova Associazione Torre delle Stelle
da Francesco Clllocu
Gentili Ludovica e Giampaolo
desidero ringraziare per i chiarimenti, distintamente espressi nelle vostre risposte, concernenti alcuni aspetti riguardanti la cessione delle opere di urbanizzazione di Poggio dei Pini al Comune di Capoterra; ovviamente, desidero estendere i complimenti anche a coloro che hanno contribuito, oltre a Lei, a
predisporre questa attività di informazione per i soci.
Auspicando che l'azione da voi indicata e sostenuta possa giungere a pieno compimento informo che avrò piacere, per quanto possibile, di partecipare e acquisire maggiori informazioni in eventuali future riunioni dedicate a tale argomento. Pur tuttavia, da ultimo e non essendo esperto in tal senso, è appena il caso di sottolineare una certa distanza tra petitum
(Poggio) e thema decidendum della sentenza TAR 187/2010, rispetto alla questione di cui trattasi, restando altresì sospeso il concetto di "sostanziale efficienza" ivi espresso con riguardo alla viabilità del
PdL di Palau.
cordiali saluti
Francesco Cilloccu
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