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martedì 8 novembre 2016

Viadotto di Poggio: si va verso un disastro ambientale

La natura si esprime con la sua bellezza e la sua incredibile diversità, ma non è in grado di scrivere sui giornali o di andare dalla Gruber. Ecco perchè funge spesso da capro espiatorio. Si parla quindi di "calamità naturali" o di disastri, quando poi quasi sempre il danno è provocato dall'ignoranza e dall'ingordigia dell'uomo. Nonostante secoli di ricerca scientifica ci abbiano portato  sulla Luna., nonostante gli enormi progressi nella  fisica, nella geologia, nell'ingegneria idraulica, nella climatologia e cosi' via.. ancora oggi assistiamo impotenti allo spettacolo di edifici fatti di sabbia e cemento si sbriciolano con  i terremoti; vediamo case  costruite sulle pendici di vulcani attivi, ai piedi di frane, negli alvei dei fiumi, lungo le coste. In tutti i casi leggeremo di  "calamità naturale" e non di ignoranza o stupidità umana, non di impreparazione, corruzione, disonestà.

In realtà la natura modella il territorio anche attraverso eventi che vengono chiamati "estremi", che in realtà si sono verificati milioni di volte: milioni di esondazioni, di eruzioni, di terremoti, di frane, di valanghe, di mareggiate.
Ogni volta la natura ha rimesso le cose a posto. Basta fare un giro nella bellissima e incontaminata alta valle del Rio S. Girolamo per vedere come la la vegetazione sta riconquistando la distesa di pietre e sabbia della piena del 2008. La Valle del S. Girolamo e del Masoni Ollastu erano belle prima  e lo sono anche adesso.

I veri disastri, invece li realizza l'uomo, costruendo argini artificiali tutti dritti e allineati al posto delle naturali anse che caratterizzano i corsi d'acqua e che, perlomeno, potrebbero essere "imitate". Per non parlare di lui. Lui chi? Il Viadotto già soprannominato "la grande bruttezza"
Immaginate questa piccola valle in stile "Mulino Bianco" con il ruscello, il lago, tanto verde e un fantastico arco montano incastonato da rocce granitiche rosa e tanto, tanto bosco. Che tipo di ponte ci vedreste in un paesaggio simile? Un ponte basso con arcate in pietra? Una struttura in ferro rossastro? Forse un basso  attraversamento "sommergibile" protetto da un sistema di sbarramento collegato ai pluviometri? No. Queste cose sono troppo semplici. Costerebbero troppo poco.

Ci sono ben 6 milioni di euro da spendere. Con tutti questi soldi se ne potrebbero fare di cose e se proprio ponte deve essere quasi quasi basterebbero per un'opera di Calatrava.  
Invece, con grande sgomento dei residenti, i disegni del progetto "scelto" dall'Assessorato Regionale ai Lavori Pubblici ha svelato le fattezze di un anonimo viadotto in puro stile "statale 554". Una struttura grigia e anonima nel disegno, imponente nelle dimensioni, in netto contrasto con il territorio in cui dovrà essere inserita. Questo progetto, per il quale noi tutti abbiamo già speso un bel pò di quattrini, sembra essere il risultato di un copia e incolla, come se fosse  stato prelevato tout-court dalla variante di una qualsiasi strada statale a lunga percorrenza.

Insomma, cerchiamo di essere chiari: non è una proposta e nemmeno un incubo. Se la Regione realizzerà davvero "la grande bruttezza" quel territorio resterà storpiato "per sempre". A differenza della natura che in pochi anni rimette le cose a posto, le mostruosità costruite dall'uomo dureranno per secoli. Non credano i poggini a eventuali "ritocchi" del progetto iniziale che non cambieranno l'esito complessivo di ciò che sta per essere realizzato.. Non si speri nemmeno nei falsi "organi di vigilanza e tutela", come la fantomatico Servizio di Tutela del Paesaggio che, smentendo clamorosamente il suo stesso nome, nell'approvare il progetto proposto dall'assessore Maninchedda ha addirittura scritto:  
“In tale quadro paesaggistico l’ipotesi progettuale prevede la formazione di una sede più ampia dell’attuale corso d’acqua, atta a rendere maggiormente funzionale e in sicurezza il sistema fluviale. Tutti gli interventi sono improntati secondo le buone pratiche della ingegneria naturalistica in armonia con il quadro paesaggistico di riferimento”.

Come possiamo facilmente immaginare questo servizio regionale è fortemente influenzabile da parte di chi, più o meno direttamente, è in grado di effettuare nomine, promozioni e così via. 
A questo punto ai cittadini, se non vorranno vedere distrutto il luogo in cui vivono, non resta altro che chiedere il supporto a  chi è veramente in grado di tutelare l'ambiente, come le associazioni ambientaliste e ricorrere alla mobilitazione. A tal fine si è formato, nella comunità di Poggio dei Pini e tra tutti coloro i quali abbiano a cuore questo territorio, il Comitato "si alla sicurezza, no al viadotto", che porterà avanti azioni. di mobilitazione e sensibilizzazione, Vi invito caldamente a sostenere questo comitato e partecipare alle sue iniziative, come farò io stesso. 

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