Vi invito a leggere l'articolo pubblicato dal Giornale di Sardegna di oggi (scarica). La notizia è clamorosa e sconvolgente ... trovate voi altri aggettivi: dopo quello che è successo il 22 Ottobre si continua a costruire nel letto di piena del Rio S. Girolamo.
La messa in sicurezza di queste nuove case, così come gli eventuali danni che dovessero subire nel caso di una futura alluvione (tocchiamo pure ferro, ma adoperiamoci affinchè quella pagina di storia non si ripeta) ricadrà su tutti i cittadini.
Vi invito ad inviare i vostri commenti sulla vicenda.
3 commenti:
Mi meraviglio che ancora qualcuno si meravigli, ma in che stato vivete? Non sapete che vivete nel paese di Bengodi dove non esistono controlli su niente e chi è cagione di eventi nefasti non paga mai? Dai furti all'aeroporto ai crolli nei terremoti passando per le inondazioni, arriva un grande esempio di furbizia che gioca al rimpallo delle responsabilità o a cervellotiche giustificazioni che paga sempre e a cui non si presenta mai il conto. Con questo modus operandi, serve indignarsi?
A mio avviso serve indignarsi ma non basta. innazitutto è importante conoscere, poi agire. Il singolo cittadino non può fare niente contro i poteri forti?
Non è vero. La rassegnazione rappresenta quasi una connivenza.
Dal Il Giornale di Sardegna del 18 aprile 2009
Niente più case nelle zone alluvionate di Capoterra. Il provvedimento sarà emanato entro un mese dalla Giunta Cappellacci. L'annuncio è dell'Assessore agli Enti locali e all'Urbanistica, Gabriele Asunis: «L'amministrazione regionale sta predisponendo la delibera e identificando l'ambito territoriale interessato dal Pai "Piano di assetto idrogeologico". Del resto in queste zone, ogni nuovo edificio può produrre l'"effetto tappo"». Compreso quello dell'edificio di Frutti d'Oro 2, in costruzione grazie a una concessione edilizia del 22 gennaio 2009. «Qualsiasi nuova casa sottrae velocità al fluido». Tradotto: allagamenti in condizioni normali, inondazioni e devastazioni in casi eccezionali come quello del 22 ottobre. «E noi vogliamo in tutti i modi scongiurare una situazione come quella che si è verificata sei mesi fa. Per questo produrremo una normativa in tal senso. Entro un mese. Perché quando in gioco c'è la vita delle persone, siamo pronti a intervenire». Attenzione però: «Niente contro il sindaco di Capoterra - continua Asunis - ma che si prenda le sue responsabilità senza correre da mamma Regione che tanto poi aggiusta tutto. Sarebbe bastata una delibera del Comune che, una volta identificata la zona a rischio, bloccasse l'attività edilizia». Cioè, il Comune di Capoterra avrebbe potuto bloccare l'edilizia nelle zone a rischio, in una volta sola e senza incorrere in niente di irregolare, quale potrebbe essere il rifiuto di una concessione edilizia. Ma non l'ha fatto. E non è che ci volesse molto: «Basta riunire il consiglio comunale, allegare la planimetria in questione, ed è fatta», spiega l'assessore agli Enti locali. Che insiste: «Marongiu poteva fare due cose: rilasciare le concessioni o fare la delibera. Ha scelto la prima via». Perché? Un passo indietro: martedì scorso la Giunta Cappellacci fa un sopralluogo a Capoterra, «per monitorare la situazione, per constatare quanto si fosse aggravata dopo le piogge di Pasqua », racconta Asunis. «Durante la nostra visita abbiamo notato i cantieri e abbiamo chiesto spiegazioni al sindaco. Che ci ha detto di avere le mani legate, di non poter far altro che rilasciare concessioni, perché poi i costruttori ricorrono al Tar». Il resto è storia, con il governatore Ugo Cappellacci che prende in seria considerazione la possibilità di una normativa regionale per fermare l'edificazione. Da parte sua, Giorgio Marongiu dice che non sapeva niente della licenza rilasciata il 22 gennaio 2009 per una casa a Frutti d'Oro 2. Sa invece - lo ribadisce ieri - che il Comune di Capoterra ha un piano d'emergenza comunale di protezione civile per il rischio idrogeologico. «Che però non è stato approvato», dice. Dalla Protezione civile confermano in parte: «È vero, qualche settimana fa abbiamo ricevuto dal Comune un documento datato 2006. E ora sono in corso interlocuzioni tra noi e loro: dobbiamo valutare se il piano che abbiamo ricevuto contenga tutti gli elementi previsti dal manuale emanato dalla Protezione civile per la pianificazione comunale, lo stesso che la Regione ha fatto proprio con disposizione del precedente assessore all'Ambiente, Cicito Morittu. Una volta che noi esprimiamo le nostre considerazioni, il Comune in questione approva il piano. Cosa che - per la verità - può fare anche prima ». Magari Capoterra ha un proprio piano d'emergenza per il rischio idrogeologico, forse l'ha già approvato in attesa del parere della Protezione civile? La risposta: «Questo noi non lo sappiamo».
Fonte: Roberto Murgia, Il Giornale di Sardegna
Posto che ciò che scrivono i giornali molto spesso è da prendere con le pinze, compreso il virgolettato, ma vi rendete conto in che mani siamo?
Subito dopo l'alluvione potevano approvare una semplice delibera per bloccare le concessioni edilizie in zone a richio e non l'hanno fatto, Capoterra aveva un piano emergenza per il rischio idrogeologico, adottato dal 2006 (?), e non l'ha mai inviato alla Regione per l'approvazione!!
Rita
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