Come avevo evidenziato nell'articolo "Il delta del Poggio" del 24 aprile, uno dei due principali problemi del lago di Poggio dei Pini è costituito dalla presenza di una grande quantità di sedimenti depositati sul fondo, che oggi occupano un buon 30% di quello che era il lago di una volta. La rimozione della terra rappresenta il primo indispensabile passo per il ripristino di questo specchio d'acqua. Se è vero, infatti, che l'innalzamento del livello idrometrico dipende dalla messa in sicurezza del canale scolmatore, effettuare quella costosa operazione sarebbe del tutto inutile se non si provvedesse al ripristino della profondità del piccolo bacino.
C'è poi da considerare la tempistica. La rimozione della terra dovrebbe essere effettuata nei mesi estivi, perche con il livello attuale e la forte evaporazione il lago sarà quasi completamente vuoto (sigh). Quella terra e quei massi il 22 ottobre hanno fermato la loro folle corsa dentro il piccolo bacino e non hanno contribuito alla distruzione che si è verificata più a valle. Rimuoverla significa fare spazio per la terra e i massi che arriveranno in futuro quando il fiume, come è ormai evidente, si risveglierà di nuovo.
Una notizia, probabilmente positiva, è contenuta nella lettera che il Genio Civile ha inviato al Concessionario della diga cioè alla Cooperativa Poggio dei Pini. Nella lettera (scarida pdf) , che ha come oggetto "rimozione sabbia presente a margine dell'area invasata dallo sbarramento "Saggiante", si autorizza la Cooperativa alla movimentazione degli accumuli detritici posti a margine dello specchio d'acqua causati dall'alluvione del 22 ottobre".
Da questa missiva del Genio si evince che la Cooperativa ha effettuato una richiesta in proposito. Giusto. Difatti i corsi d'acqua appartengono al demanio pubblico e chiunque voglia effettuare qualsiasi tipo di operazione deve richiedere la dovuta autorizzazione. L'autorizzazione non è mai eterna. Anche in questo caso, come per i famosi lavori sul lago piccolo, ha una durata ben determinata: 120 giorni.
Abbastanza curioso il fatto che i soci e residenti di Poggio dei Pini siano in grado, tramite questo blog, di leggere le parole e le decisioni del genio Civile ma non sappiano niente di quello che fa la "loro" Cooperativa.
Ad ogni modo il gergo tecnico di questa definizione del Genio (loro geni, ma noi no) non mi consente, nella mia profonda ignoranza, di capire esattamente cosa significhi questa autorizzazione. Qualcuno mi aiuta? Quali sono esattamente questi "accumuli detritici"? si tratta della terra e della sabbia che si trovano dove una volta era l'acqua, oppure di altri detriti intorno al lago? Spero proprio di si e spero che vengano rimossi. La Cooperativa dirà qualcosa ai soci? Forse, si ma a tempo debito, siamo in campagna elettorale.
10 commenti:
Subitoooooo......bisognerebbe subito sentire delle imprese e magari quelli che hanno le cave qui vicino, e fargliela prendere immediatamente e a costo zero, chiaramente con un diretore del cantiere che sia all'altezza.
Speriamo che i nostri tecnici della Nasa riescano nell'impresa ....ne dubito.
Ciao Giacomo
Dimenticavo anche che con l'occasione si potrebbe ingrandire, innalzare e rafforzare l'isolotto esistente, che tra le altre cose potrebbe diventare un punto sicuro per le numerose specie che abitano nel bacino.
ciao Giacomo
Tra le tante forse c'è anche un allerta meteo per le prossime 24 ore, snza allarmare nessuno consiglio di vedere il sito meteoam.it e di consultare questo link che ho visto adesso alle ore 21,14 e che comunque varia.
http://www.meteoam.it/viewImagesMeteoSat.php?fileName=satelliti/nefo/sfuk.gif
ciao Giacomo
Credo che nell’autorizzazione del Genio Civile si nasconda in realtà un inghippo. Speriamo che la Cooperativa stia attenta e non finisca come l’altra volta nelle maglie delle autorizzazioni non esistenti.
Infatti si legge nella lettera del Genio Civile: “Resta impregiudicato l’obbligo per la società in indirizzo di acquisire, ove necessario, ogni autorizzazione, concessione, permesso, nulla-osta, licenza o, comunque, altro provvedimento amministrativo che si rendesse necessario per consentire la realizzazione delle movimentazioni di materia di cui alla presente nota”
Vediamo cosa si cela dietro questa frase.
La RAS (Assessorato Difesa dell’Ambiente e Ass. LL.PP.), ha emanato nell’aprile del 2008 le “Linee guida per la predisposizione di progetti di gestione degli invasi e per l’esecuzione delle operazioni” (BURAS n. 10 del 30/4/2008) in attuazione dell’art. 114 del D. Lgsl n. 152 del 3/4/2006 e del Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio del 30/6/2004 (G.Uff. n. 269 del 16711/2004).
In pratica al fine di assicurare la capacità d’invaso e la salvaguardia della qualità, sia dell’acqua presente nel lago sia del corpo idrico recettore (fiume), tutte le operazioni di svaso (svuotamento), sfangamento e sghiaiamento delle dighe, devono essere eseguite sulla base di un preciso progetto di gestione di ciascun invaso artificiale. Il progetto di gestione dell’invaso si applica a tutte le dighe con volume di invaso > 100.000 mc e con altezza > 10 m, quindi tra esse ricade anche l’invaso di Poggio.
Il Progetto di Gestione Invasi (PGI) è predisposto dal soggetto gestore dell’invaso e viene sottoposto all’approvazione dell’Ufficio competente della RAS; solo dopo la sua approvazione si può procedere alle suddette operazioni.
Domanda la Cooperativa possiede già tale autorizzazione rilasciata dalla RAS ai sensi di quanto disposto dal Decreto del Ministero dell’Ambiente? Infatti questa autorizzazione è ben altra cosa rispetto a quella del Genio Civile.
A tal proposito si legge nelle Linee Giuda “chiunque nelle operazioni di svaso, sfangamento e sghiaiamento delle dighe, superi i limiti o non osservi le altre prescrizioni contenute nello specifico progetto di gestione dell’impianto o effettui le medesime operazioni prima dell’approvazione del progetto di gestione, salvo che il fatto non costituisca reato, è punito con una sanzione amministrativa da tremila a trentamila euro”
Per pura informazione il PGI deve essere redatto almeno UN ANNO prima di procedere alle operazioni suddette e deve essere inviato alla regione per le approvazioni. Il PGI deve contenere una marea di informazioni, alcune delle quali da rilevare direttamente nell’invaso ed anche a monte e a valle della diga: anagrafica e localizzazione geografica dell’invaso; descrizione delle principali caratteristiche infrastrutturali dello sbarramento; tipologia e funzionamento delle opere di scarico e delle opere di derivazione; caratteristiche morfologiche originarie del fondo dell’invaso con cartografia in scala 1:2000; descrizione del bacino idrografico sotteso dalla diga (geologia, pedologia, uso del suolo, centri abitati, attività minerarie esistenti o dismesse); descrizione dei corpi idrici e dei territori posti a valle della diga (idrobiologia e popolazioni ittiche, caratteristiche morfologiche, sistemazioni idrogeologiche, PAI, presenza aree protette, classificazione dei corpi idrici in base al PTA, IBE, usi specifici dei corpi idrici superficiali a valle); valutazione del volume medio dei sedimenti che sedimentano in un anno nel serbatoio (modelli di simulazione SWAT o RUSLE); volume di materiale solido sedimentato nell’invaso al momento della redazione del progetto; caratteristiche dei sedimenti (analisi granulometriche, chimiche, mineralogiche e batteriologiche) al fine di stabilire il loro riutilizzo o la necessità di essere conferiti in discarica controllata; caratteristiche delle acque invasate mediante analisi (chimiche, fisiche, batteriologiche), ecc.
Inoltre le Linee Guida affermano che almeno 4 MESI prima dell’inizio delle operazioni di sfangamento e sghiaiamento il gestore, che ha ottenuto l’approvazione del suo PGI, deve dare notizia dell’avvio delle operazioni: all’amministrazione competente a vigilare sulla sicurezza dell’invaso, al Dipartimento della Protezione Civile nazionale, al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, all’ARPAS, all’Agenzia di Distretto idrografico, alla RAS, agli enti locali interessati.
Tutte le operazioni devono essere eseguite sulla base di quanto previsto dal PGI e sulla base di eventuali prescrizioni date dalla RAS. Alla fine delle operazioni il gestore dovrà predisporre una relazione dettagliata sulle operazioni eseguite.
Le Linee Guida prevedono anche gli “eventi eccezionali” e affermano che a seguito di documentati eventi di piena eccezionali può rendersi necessario predisporre un ulteriore progetto straordinario per il disinterrimento dell’invaso, anche questo da approvarsi a cura degli enti preposti
Insomma non è così semplice come sembra, fare un’operazione di svuotamento della diga. A meno che la regione in considerazione dell’evento eccezionale non abbia concesso alla Cooperativa una deroga all’applicazione della normativa regionale e in questo caso sarebbe lecito iniziare comunque le operazioni di svuotamento dalla sabbia accumulatasi dentro il lago.
Ma tutta quella sabbia dove andrà a finire? Sicuramente, posto che non sia contaminata da inquinanti di tipo batterico (coliformi ecc), sarebbe utilissima per effettuare operazioni di ripascimento artificiale lungo la costa in erosione di Frutti d’Oro e di Torre degli Ulivi. Infatti la sabbia costiera è esattamente identica a quella che attualmente si vede lungo tutto il corso d’acqua e d’altronde il Rio S. Gerolamo ha sempre contribuito al ripascimento naturale della spiaggia.
Sicuramente tutta quella sabbia farebbe anche gola ai cavatori e ai produttori di calcestruzzi e bitumi, visto che questi sono sempre più con l’acqua alla gola a causa della penuria di cave da cui effettuare i prelievi per l’attività estrattiva.
Probabilmente, se non dovesse servire per altri usi all’interno della Cooperativa, la soluzione ideale sarebbe quella di accordarsi con qualche cavatore della zona e chiedere che i lavori vengano fatti, in accordo col Genio Civile, ripristinando lo stato dei luoghi, senza esagerare nelle asportazioni, soprattutto lungo le sponde, onde evitare pericolose erosioni lungo le strade adiacenti il lago.
A presto Rita
Giorgio
nella lettera si parla di "tavola allegata", senza di questa non si capisce a che zona e a quali volumi si riferiscono.
Se ne sei in possesso pubblicala.
Grazie
Piergiorgio
purtroppo non ce l'ho. speriamo che finisca presto questa situazione in cui i soci della cooperatuva devono trasformarsi in detectives (oppure chiedere udienze) per sapere cosa succede nella nostra Poggio.
Se tutte quelle cose che di ce Rita sono vere è un macello, resta il fatto che bisogna agire con urgenza perchè la diga stessa viene messa a rischio da tale quantità di sabbie all'interno del lago infatti la tracimazione è resa più facile, quindi ci vuole una manovra d'urgenza che ne faciliti l'iter mollando in tronco tutte questa baggianate burocratiche , e la cooperativa da subito dovrebbe fare una lettera a tutte le autorità preposte in maniera tale che tali autorità si prendano loro le responsabilità in caso di nuova alluvione , è altrettanto chiaro che i lavori devono essere eseguiti da un esperto che non dovrà far altro che riportare il lago e il fiume in ingresso alle loro origini naturali.
ciao Giacomo
Rita non so che dire. Sinceramente spero che, come hai ipotizzato tu, la giunta regionale abbia derogato a quel complicatissimo elenco di attività che hai indicato tu e che significherebbe seppellire il lago sotto una montagna di carta. Non vorrei essere frainteso, non dico che attività delicate debbano essere eseguite cosi' come viene, senza regole e conoscenza di cio che si fa perche se cosi facessi giustificherei anche chi ha costruito una cittadina sul letto di un fiume. Dico però che ci deve essere un giusto equilibrio. Leggendo il tuo elenco mi sembra che si sia andati un tantino oltre.
Io mi sono limitata a leggere il testo delle "Linee Guida" emanate dalla Regione Sardegna l'anno scorso e a fare un sunto di ciò che il gestore deve fare: studi, raccolta di dati, analisi topografiche, e quali siano le procedure autorizzative.
Non so dirvi però se tra la Coop. e gli assessorati competenti ad approvare gli interventi di svuotamento o "sghiaiamento" come dice la norma, siano intercorsi dei colloqui dai quali si sia chiarito se la norma debba essere applicata alla lettera o se esistano delle possibilità di derogare per alcuni aspetti, posto che il fenomeo di interrimento è stato causato da un evento del tutto eccezionale.
Detto ciò spero solo che gli Assessorati competenti (LL.PP. e Ambiente) ed i loro funzionari siano in grado di capire che forse sarebbe il caso di concordare al più presto delle modalità di esecuzione dell'intervento sennò il lago diventerà più che altro una spiaggia.
Il mio intervento voleva solo mettere in luce che sull'argomento diga e lago non si possono più ignorare le normative vigenti tra le quali ricordo anche la recente L.R. 31 ottobre 2007, n. 12
"Norme in materia di progettazione, costruzione, esercizio e vigilanza degli sbarramenti di ritenuta e dei relativi bacini di accumulo di competenza della Regione Sardegna" (BURAS N. 35 8 novembre 2007. Tra i bacini d'accumulo in questione ricade anche la nostra dighetta. Anche tale norma implica numerose incombenze a carico del gestore, come ho già avuto modo di scrivere in passato, con oneri e obblighi non di poco conto per le casse della Cooperativa.
A presto Rita
Ciao, Rita ha sicuramente ragione, io penso che il Genio Civile nell'opera di ripristino e sopratutto per la salvaguardia della diga stessa che è stata messa in sicurezza e rinforzata debba intervenire per risolvere questa situazione relativa all'insabbiamento del lago, la sabbia oltre a pesare di più in caso di piena , potrebbe facilitare un ennesimo scavalcamento della diga da parte delle acque.
La sabbia è presente nel lago a caso di vari fattori esterni alla gestione dello stesso invaso, tra questi l'incuria atavica dello stesso fiume a monte, gli incendi, e le piogge forti, nonostante nel 1999 si fossero messi a disposizione da parte del governo circa 15 miliardi di vecchie lire per risistemare i corsi d'acqua interessati da quell'alluvione e per risistemare i versanti della zona , a questo punto vorrei capire come mai non si è fatto nulla per il Rio San Gerolamo se non delle cagate immani che in certi casi hanno soltanto peggiorato la situazione ( vedi foce del fiume ) , bisognerebbe far luce sul come mai non si è fatto quello che si era deciso in una precisa riunione nella quale si erano prese queste posizioni e che vedeva coinvolti diversi comuni compreso quello di Capoterra, non sono bastati i soldi???....questo sarà da vedere e perchè si sono spesi in quel modo??? anche questo lo si vedrà.
ciao Giacomo
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