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lunedì 12 gennaio 2009

Speriamo che piova

Forse qualcuno di voi penserà che sono impazzito. Che tutta questa pioggia mi abbia annacquato il cervello? In questa stagione, che è stata certamente la più piovosa che memoria d'uomo ricordi, come è possibile sperare che continui a piovere? Più avanti vi spiegherò l'arcano.
La Valle del Rio S. Girolamo
Proprio oggi l'Unione Sarda pubblica la notizia della presunta contaminazione del Rio S. Gerolamo con metalli provenienti dalle miniere. Si, proprio le miniere che domenica prossima ci accingeremo a visitare. Si trovano sul costone montuoso che si affaccia sulla Valle del Rio S. Girolamo in località Su Linnarbu. Queste miniere hanno la particolarità di essere state sfruttate per l'estrazione di minerali "rari", tra cui l'uranio. Domenica prossima saremo accompagnati da un ricercatore universitario dotato di strumentazioni con le quali analizzeremo le rocce che si trovano all'uscita delle gallerie. Chi volesse partecipare all'escursione può contattarci via email; l'appuntamento è per domenica 18Aggiungi immagine gennaio alle 9.30 di fronte Hydrocontrol.

Il colore rossastro del fiume in quella zona della valle è probabilmente dovuto proprio alla fuoriuscita di materiale dalle miniere. Quali minerali? Veleni? Esiste un nuovo pericolo per le popolazioni che vivono lungo il fiume? Non si sa. Chi ne ha la competenza indaghi e ci faccia sapere.

L'acqua colorata di rosso dal minerale ferroso (Foto F. Jacazio)

Però sicuramente la notizia della "bomba ecologica" suscita interesse nell'immaginario collettivo e difatti i giornalisti nostrani, che tanto amano le "notizie bomba", ci si sono buttati a pesce. Con tutti i film catastrofistici che ci sono, una bella contaminazione da arsenico non è niente male. Mi ricorda la famosa sindrome di "Su Vajonti" che era partita da qualche idiota, facendo subito abboccare i pressapochisti di "Striscia la Notizia".
Ma siamo certi che il pericolo per l'uomo sia rappresentato dagli elementi naturali? Dall'acqua che cade sulle nostre teste, oppure dai minerali contenuti nelle rocce?
Ho l'impressione che le vere "bombe", che potrebbero colpirci in futuro non dipendano dalla natura ma da noi stessi. Nessuno però ne parla, perchè i nostri escrementi non sono una notizia interessante, e sono perdipiù puzzolenti.


Una condotta fognaria di Poggio interrotta dopo l'alluvione


I ritardi nell'esecuzione dei lavori rappresentano, in Italia, una consuetudine cui i cittadini sono rassegnati. La mancanza di trasparenza nell'amministrazione e la carenza di comunicazione libera è penetrata tanto in noi da portare qualcuno a ritenere che questo blog, dal quale sono partite molte critiche ma anche tante proposte e iniziative concrete, sarebbe addirittura dannoso.
Bene signori, volevate la bomba? Eccovela, è li pronta a scoppiare dal 22 ottobre, non c'è bisogno di andare a cercarla nelle profondità della terra. Come tutti ben sappiamo (ma facciamo finta di ignorare), gli scarichi fognari delle 800 abitazioni di Poggio dei Pini e di quelle di Residenza del Poggio finiscono nel Rio S. Girolamo. Oggi il rio, grazie alle piogge, disperde una parte delle sostanze inquinanti trascinandole con se sino al mare.
Il Rio lo conosciamo bene in estate, e sappiamo che presto diventerà una riarsa distesa di pietre. Quanto durerà il suo regime torrentizio. Marzo? Aprile? Certamente non maggio.
Dopo di allora resterà solo il rivolo di liquami che formerà pozze maleodoranti, ricettacolo di malattie. Qual'è allora la bomba ecologica? L'arsenico (presunto) o la merda (sicura)?
Vi chiedo perdono, ma quando ci vuole ...
Cosa sappiamo dei lavori di ripristino della rete fognaria? Termineranno entro aprile? Sappiamo che i lavori sono assegnati ad Abbanoa. Ma quanto tempo ci vorrà? Quale è il programma dei lavori. Le istituzioni che ci rappresentano, il Comune di Capoterra e la Cooperativa Poggio dei Pini, stanno seguendo la situazione o se ne fregano? Di certo non mettono al corrente la popolazione interessata. Che facciamo, giochiamo al buio sulla fiducia? Speriamo, preghiamo?


Lo scarico fognario di Residenza del Poggio finisce direttamente nel rio

Ci rendiamo conto di cosa significa una fogna a cielo aperto nei mesi estivi? Altrochè Su Vajonti! Quei personaggi che si sono occupati con ignorante solerzia del pericolo diga dovrebbero, anche per il bene delle lottizzazioni costiere, occuparsi invece dell'inquinamento che, a causa della forza di gravita, si sa, da monte prima o poi scende a valle.
Nel frattempo .... speriamo che piova.

19 commenti:

giacomo ha detto...

Ciao, io penso che ci siano dei politici locali, che non aspettano altro che trovare qualche notizia che li parerebbe dalle responsabilità che hanno su certi fatti, io sinceramente non penso che ci siano problemi di inquinamento da estrazzione su questo versante ( rio San Gerolamo ), anche perchè l'attività estrattiva interessava l'altro ( rio S.Lucia ), e penso che da questo venisse solamente trasportato il materiale a mare tramite piccola ferrovia, questo fiume è rossiccio in certi punti in quanto appunto esiste molto materiale ferroso, si vuole togliere la montagna ???.

L'ultima che ho sentito in ordine di tempo e di cui non posso citare la fonte è che dentro la scuola di rio san girolamo non sarebbe entrata molta acqua durante l'alluvione e che parrebbe che i termosifoni non siano stati divelti dall'alluvione ma da qualcuno dopo di essa.

Comunque resta il fatto che di cavolate ne siano state fatte moltissime.

Intanto il comune di Capoterra non ha ancora sistemato la strada ( quella del guado ) per la quale si era mosso con tanto vigore pre natalizio, ricordo a tutti che trattasi di una giornata di lavoro.

Meno male che si muoveva a 360° .


Io dico una cosa molto chiara, il consiglio comunale di Capoterra va radicalmente rifatto e sostituito con persone che siano più capaci e studiate, ne esistono moltissime e sopratutto giovani, così magari troviamo anche noi il nostro Obama.

ciao Giacomo

gianleonardo corda ha detto...

Giorgio mi hai preceduto di qualche ora, stavo preparando qualcosa di simile per la pubblicazione su Capoterranet. e Capoterraonline. Ma il tuo è decisamente molto meglio, un ottimo lavoro, dunque perchè (è un consiglio)non chiederne la pubblicazione anche a loro?

gianleonardo corda ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Giorgio Plazzotta ha detto...

Giacomo anche io ritengo che 360 gradi siano troppi....

E noi a quanto gradi ci muoviamo? Vediamo se indovini ..

Gianleonardo sono scarso nelle PR, se lo ritieni valido puoi fungere da tramite?

Giorgio Plazzotta ha detto...

Giacomo ci sono miniere anche sul versante della valle che da sul R. S. Girolamo.

gianleonardo corda ha detto...

Pubblicazione integrale con annesse firma e fotografie?

Giorgio Plazzotta ha detto...

solitamente su internet non sono molto favorevole al copia e incolla dei contenuti perche la natura ipertestuale del mezzo consente, tramite i link, di passare da una pagina all'altra senza ricopiarla.
E' anche vero pero che la situazione è grave e il coinvolgimento del maggior numero di persone può contribuire ad una maggiore "velocita'" nel ritorno alla normalità. In quest'ottica, se tu e i redattori di Capoterra.net lo ritengono opportuno possono copiare l'articolo intero.

gianleonardo corda ha detto...

Fatto.
Più se ne parla meglio è.
Su Capoterraonline è aperta anche una discussione on line.

giacomo ha detto...

Si hai ragione ma è poca roba, il grosso dell'estrazione avveniva dall'altra parte , la montagna rilascia in continuazione ossidi polverizzati e liquefatti, le stesse pietre ne rilasciano, è come se fosse della ruggine, la realtà è che su questo versante non ci sono discariche da cava o miniera, sono solamente tutte pietraie e qualche cumulo che penso sia dovuto allo scavo delle gallerie, comunque potrei anche sbagliarmi e sarebbe bene rilevare anche questo fatto durante la gita, sperando di poter venire, penso che sarà una bella scampagnata istruttiva.

ciao Giacomo

Giorgio Plazzotta ha detto...

mm ho letto l'articolo sull'unione di oggi ... interessante, vedo che parlano anche di fogne...
forse il giornalista legge il blog?
beh meglio cosi.

ad ogni modo non basta dire "stanno provvedendo ..." a mio avviso ci vorrebbe un maggiore dettaglio. si può richiedere ad Abbanoa di indicare il cronogramma degli interventi?
Se questo serve a tranquillizzare la popolazone perche no???

Giorgio Plazzotta ha detto...

a mio avviso l'unione dice una inesatteza. Come fanno i residui delle miniere di S. Leone che si trovano sull'altro versante ad arrivare sul greto del s. girolamo?
dato che ci sono almeno 4 gallerie minerarie che si affacciano su questa valle in zona Su Linnarbu direi che la causa va individuata in questo sito. a meno che non vogliamo denominare "S. Leone" tutto il complesso minerario.

Filippo ha detto...

Solitamente, in effetti, chi non conosce bene la toponomastica di queste zone, indica con "miniere di S.Leone" tutte le gallerie che si aprono su un lato e sull'altro della montagna. Anche noi, quando eravamo ragazzini, andavamo "a S.Leone" a vedere i carrelli abbandonati etc. Ma si trattava del versante di S. Girolamo. Non mi stupirei che chi ha scritto l'articolo avesse fatto lo stesso errore.
Quando ho fatto la risalita del Rio, a Novembre, ho fotografato un paio di pozze poco sopra la cascatella, in cui l'acqua aveva preso un colore rossastro che non avevo mai notato prima, e delle macchie che sembravano quelle del gasolio. Invio la foto all'indirizzo email del blog, se la vuoi pubblicare. Altrimenti è visibile in una galleria sul mio profilo di facebook a questo indirizzo: http://www.facebook.com/album.php?aid=2007336&id=1490375728#/photo.php?pid=30104080&id=1490375728

Giorgio Plazzotta ha detto...

Grazie Filippo ho aggiunto una delle tue foto all'articolo perche aiuta alla comprensione del fenomeno.

nonostante avessimo organizzato l'escursione alle miniere incuriositi dalla presenza dei minerali di uranio, questa emergenza della colorazione rossastra dell'acqua ha suscitato un ulteriore interesse anche tra i lettori di altri due siti internet di capoterra.

Giorgio Plazzotta ha detto...

durante l'escursione del 4 gennaio la colorazione rossastra era ben visibile nella zona del fiume presso la vecchia stazione ferroviaria distrutta. certamente in ottobre, quando ho fatto una precedente escursione il colore non era quello, segno che esiste una probabile lenta fuoriuscita di questo materiale.
A mio avviso domenica prossima vedremo anche da quale delle gallerie parte la contaminazione.
L'acqua presente nella galleria che è fotografata nell'artiolo di presentazione della passeggiata del 4 gennaio il cui link è questo

http://4.bp.blogspot.com/_znq0RXufu14/SVqvMdgemYI/AAAAAAAABGA/mnw0Tq2LC1c/s1600-h/miniera.JPG

era gia rossa il 30 dicembre quando è stata scattata quella foto. Probabilmente il rivolo ferroso ha nel frattempo raggunto il fiume...

giacomo ha detto...

Ciao, io vi posso garantire che ci sono sempre state, anche sotto la diga piccola e in tutto il Rio, a seconda delle piogge, da sempre, probabilmente le miniere hanno un pò inciso su questo fronte, ma quelle macchie che a volte erano anche sott'acqua e che sembrano delle nuvole o del cotone color marron chiare e anche scure ci sono sempre state, quello che sembra gasolio o benzina idem, penso che siano dovuti a processi di decomposizione o a dei metalli che stranamente galleggiano e comunque non saprei bene.

ciao Giacomo

Anonimo ha detto...

Ciao!
Io che quel fiume lo guado in lungo e in largo con la moto..sin sopra S'Arcu Mannu e S'Arcu Sant'Antoni acqua di quel colore così acceso non ne ho mai notato mentre ultimamente mi era proprio saltata all'occhio.
Aggiungerei che si sente anche una certa puzza lungo tutto il fiume, si sentiva appena dopo il 22 ottobre e si sente ancora???!!

Anche io avevo pensato che fosse acqua che proveniente dalle miniere...

Ciao Nicola

giacomo ha detto...

Ciao , metto un link di una foto fatta nel 2007 che riguarda il posto appena sotto la diga, è la cascata principale dell'ormai noto luogo di Su Strumpu, quella che formava un piccolo laghetto ancora sotto, si può notare e posso affermarlo con sicurezza che questi fenomeni si formavano da sempre in tutto il fiume, questo per la chiarezza su questo argomento che sta diventando più grande del dovuto.

Link:

http://www.poggionatura.org/sustrumpuilfalsoinquinamento.htm



L'unica cosa che posso aggiungere è che questi colori esistono da molto tempo, altra cosa invece far fare le analisi di questi materiali che sarebbe sicuramente una cosa in più.

Ciao Giacomo

Rita ha detto...

Vorrei chiarire che la miniera di S. Leone non è proprio la stessa cosa di quella di Su Linnarbu, ma probabilmente originariamente le due miniere appartenevano alla stessa concessione mineraria: la prima si trova nella valle del Rio Gutturu Mannu e quindi nel bacino idrografico del Rio S. Lucia (formato dai due rii Gutturu Mannu e Guttureddu), invece quella di Su Linnarbu che abbiamo visto da lontano durante l'escursione del 4 gennaio si trova nel versante del Rio S. Gerolamo.
La prima miniera, nella zona attualmente denominata San Leone, fu aperta nel 1862(concessione mineraria del 1 febbraio 1863) dalla Società Petin-Gaudet seguita dall'ingegnere minerario francese Leone Gouin, dal quale prese il nome la località dove sorgeva il giacimento. Il permesso di ricerca riguardava le località di Punta Sa Stiddiosa e Punta Su Aingiu Mannu, quindi proprio le due montagne che formano la linea di displuvio tra i due bacini idrografici.
Il 2 aprile 1865 partì da S. Leone il primo convoglio ferroviario della Sardegna. I francesi costruirono, infatti, la prima linea ferrata sarda: il materiale veniva caricato sui vagoncini ferroviari e trasportato tramite una ferrovia lunga 15,4 km all'imbarco a La Maddalena Spiaggia, da qui il minerale veniva inviato in Francia. La miniera ebbe varie vicende: nel 1906 subentrò la società Mineraria Mediterranea che trasportava il minerale in Toscana; quindi nel 1939 passò alla Ernesto Breda; nel dopoguerra passò alla Ferromin che nel 1952 cercò di riammodernarla con un nuovo impianto di trattamento elettromagnetico che consentiva una produzione di 70 ton/giorno.
Quindi per un breve periodo se ne interessò anche l'AGIP i cui geologi stimarono che il sottosuolo racchiudeva circa 2 milioni di tonnellate di minerale ferroso (magnetite) misto ad altri minerali accessori tra cui anche quelli uraniferi, ma purtroppo l'alta percentuale di silice a cui il minerale era unito ne resero antieconomica l'estrazione e troppo gravoso il funzionamento degli impianti. La fermata definitiva avvenne nel gennaio del 1963 e quindi ci fu l'abbandono della miniera che aveva dato lavoro anche a 300 operai.
Negli anni '70 i terreni ed i fabbricati, oltre alla diga sul rio Gutturu Mannu furono venduti alla DI.CO.VI.SA, cooperativa agricola sarda che si occupava di distillazione, che utilizzava le gallerie minerarie per la conservazione dei vini e per la produzione di funghi. Questa azienda però dal 2002 ha cessato tutte le sue attività produttive, pertanto non si sa a chi appartengano attualmente i terreni. (Notizie tratte da: "Sardegna da Salvare Vol. XII a cura di Sandro Mezzolani e Andrea Simoncini).
Credo che inizialmente le due miniere fossero inserite in un'unica concessione mineraria che comprendeva un'area di circa 360 ha, poi probabilmente si ebbe la divisione tra le due concessioni, tanto che anche sul versante del Rio S. Gerolamo fu costruita una linea ferrata che, partendo dall'alveo dove abbiamo visto i ruderi, si dirigeva verso l'Hydrocontrol, dove ancora oggi si possono osservare i resti di un ponte ferroviario in pietra. Quindi la ferrovia proseguiva lungo la sponda sinistra del fiume sulla Via dei Genovesi, attuale strada 24 (più o meno). Credo che l'attraversamento avvenisse nella zona a monte di Su Strumpu e quindi attraversava la zona di Pauliara dove sono ancora oggi visibili altri due ponti in pietra, uno lungo la strada n. 3 (incrocio con la 37) e uno più avanti sommerso dalla vegetazione sotto il ponticello nuovo della strada n. 21. La ferrovia proseguiva lungo la Via dei Genovesi (l'attuale stradina asfaltata che da Pauliara porta alla lottizzazione S. Girolamo) e giungeva fino a Su Loi, dove era stato realizzato un altro pontile d'imbarco.
Inoltre si sa che nel 1956 la SOMIREN una società del gruppo ENI fece uno studio sui minerali radioattivi in Sardegna e nella zona di Su Linnarbu rilevò una presenza di minerali troppo inconsistente per l’industria mineraria. Allo stesso risultato giunse anche L’AGIP Nucleare S.p.A in associazione con l’Ente Minerario Sardo i cui studi confermarono, tra il 1980-1982, le stesse risultanze dell’altra società. Qui pare siano stati segnalati ritrovamenti di un minerale detto "ianthinite", un idrossido di uranile, fortemente radioattivo, solubile in HNO3, con soluzione gialla; abbastanza solubile anche in HCl e H2SO4, oltre che di saleeite (fosfato) e soddyite (silicato) altri due minerali uraniferi.

Per finire nel volume di Quintino Sella "Sulle condizioni dell'industria mineraria nell'isola di Sardegna" del 1871 risulta che a Capoterra esistevano all'epoca anche altre miniere denominate: Baratrotta, Bidda Is Morus, Mitza S'Acqua Ferru. A questa località probabilmente si riferiva V. Angius in Casalis (Dizionario geografico storico commerciale degli stati di S. M. il re di Sardegna, 1833), quando afferma che "si pretende che una piccola acqua che scaturisce a piè del monte in distanza di un miglio e mezzo dal paese verso maestro-tramontana sia ferruginea, e di ciò adducesi prova del suo gusto ingrato, e in una pellicola che vi galleggia, nella quale si riconosce ferro carbonatico"

Per quanto riguarda l'inquinamento di cui si è parlato bisogna ricordare che l'acqua che si è infiltrata nelle gallerie e da qui è uscita durante l'alluvione con impeto, avrà sicuramente dilavato il giacimento, pertanto è naturale che abbia assunto quella colorazione, anche l'odore di zolfo che si sente lungo il greto del fiume sono un chiaro segno che nell'acqua sono contenuti minerali. Inoltre le acque di ruscellamento avranno sicuramente dilavato le discariche minerarie all'uscita dalle gallerie, così come avviene da anni sul versante di San Leone dove sono presenti enormi cumuli, stimati intorno alle 150mila tonnellate, di materiali derivanti dall'impianto di trattamento a umido. Questi materiali contengono non solo ferro ma anche altri minerali accessori e il dilavamento non fa altro che portarli in soluzione, mobilizzandoli lungo tutto il fiume.
Certamente sarebbe opportuno che più che l'ASl, sia l'ARPA ad attivare urgentemente una squadra di tecnici per eseguire una campagna di monitoraggio sulle caratteristiche chimico-fisiche delle acque e dei sedimenti che si sono depositati nel greto del fiume.

Concordo comunque con Giorgio sul fatto che attualmente l'aspetto preponderante dell'inquinamento ambientale, e della grave situazione igienico-sanitaria a cui stiamo andando incontro, sia quello causato dalla presenza di un gran numero di condotte fognarie che scaricano i liquami dell'intera lottizzazione, nonchè di Residenza del Poggio, direttamente dentro l'alveo e sopratutto nella grande pozza maleodorante che si è formata sotto la Pizzeria la Terrazza.
E' chiaro ormai da mesi che è necessaria un'azione immediata da parte degli Enti preposti al ripristino della rete fognaria. Sarebbe interessante sapere UFFICIALMENTE a che punto sono le progettazioni e quando verranno avviati i lavori di ripristino dell'intera rete fognaria. La primavera si avvicina e con essa il rischio che qui scoppi una grave crisi sanitaria con grossi problemi per la popolazione.
E la Cooperativa cosa fa? Resta a guardare?

Anonimo ha detto...

Giampaolo Lai

A proposito di velo rugginoso evidente nell'acqua. Conosco un pozzo scavato negli anni 80 in Pauliara la cui acqua assume, in presenza di luce, un colore violaceo rossastro. Maneggiando i componenti del serbatoio (galleggiante) le mani assumono un colore decisamente rossastro e pure untuose. Il lavaggio usuale non riesce ad asportare colore e odore che è tipicamente acidulo. Le pareti del serbatoio di accumulo hanno assunto il colore della ruggine. E qui non c'è miniera aperta. Ed infatti quell'acqua viene utilizzata solo per scopo irriguo. E' quindi evidente che tutto il territorio è interessato dalla presenza di minerale ferroso che ora, diluito dall'acqua, si è manifestato anche in superficie.
I giornalisti si dilettano di inquinamento ma su tutta Poggio incombe una primavera ed un'estate che non profumerà di fiori. E' assolutamente necessario mobilitarci e non pacificamente. Occorre iniziare a stendere una denuncia penale per procurato inquinamento a carico di ignoti quantomeno per inadempienza e mancato assolvimento di doveri competenti a chi ha volontariamente assunto cariche pubbliche ignorando gli obblighi conseguenti e non il solo onore di occupare posti retribuiti in consigli di amministrazione di enti vari, assegnati proprio per la carica che si riveste. L'esempio che noi abbiamo il dovere di seguire dovrà essere quello del Friuli (terremoto) dove in meno di tre mesi avevano già rimesso in ordine non poche distruzioni. Non credo che dobbiamo specchiarci su altri esempi irrisolti da ben 40 anni. Allora è necessario frequentare, numerosi, la sala del Consiglio Comunale di Capoterra e costringere chi sa a fornirci risposte sullo stato delle cose. Chiedere lumi alla nostra Cooperativa, come abbiamo letto anche recentemente, è perdere tempo.
A proposito sapreste indicarmi se siano state deliberate le consapute quote mensili da versare alla Cooperativa ?
Quale è il parere dei Poggini sull'azione da intraprendere per ripristinare con celerità sopratutto la rete fognaria ? Vogliamo provare a difendere i valori (non solo economici) del vivere a Poggio ? Si attendono risposte meglio se su questo blog.
Grazie Giampaolo Lai

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