Nell’ultima assemblea di domenica scorsa si sono affrontati molti argomenti relativi alla variante del Piano di Lottizzazione e ai rapporti, molto tesi in questo momento, tra il Consiglio di Amministrazione della Cooperativa e una netta maggioranza dei soci. Dopo lo shock che ha causato il risveglio di molti residenti, preoccupati per una possibile trasformazione di Poggio dei Pini e dopo l’indignazione per il comportamento del CdA, le persone che si riuniscono da qualche settimana (o che si scrivono nel blog) stanno incominciando a scavare intorno al problema, nel tentativo di trovare anche cause e soluzioni.
Si è molto parlato di tre argomenti che sono, a mio avviso, strettamente legati l’uno con l’altro: TRASPARENZA, PARTECIPAZIONE e COMUNICAZIONE.
Questi tre elementi sono in lento e costante calo nella nostra comunità, perlomeno a partire da 10-15 anni fa e la loro carenza è indicata da molti come una delle cause del deterioramento dei rapporti tra i soci e le amministrazioni.
A mio avviso esiste una collegamento causa-effetto che lega, a catena, queste tre cose.
Si è molto parlato di tre argomenti che sono, a mio avviso, strettamente legati l’uno con l’altro: TRASPARENZA, PARTECIPAZIONE e COMUNICAZIONE.
Questi tre elementi sono in lento e costante calo nella nostra comunità, perlomeno a partire da 10-15 anni fa e la loro carenza è indicata da molti come una delle cause del deterioramento dei rapporti tra i soci e le amministrazioni.
A mio avviso esiste una collegamento causa-effetto che lega, a catena, queste tre cose.
Sono certo che se si migliorasse la comunicazione si otterrebbe una maggiore partecipazione e quest’ultima fungerebbe da stimolo per avere una maggiore trasparenza.
Se, difatti, tutti partecipassimo di più, sarebbe molto più difficile per chi amministra agire in modo poco trasparente.
Attenzione, non dico che questa mancanza di trasparenza sia stata progettata volutamente con l’intento di nascondere qualcosa. Io personalmente non lo credo, ma è proprio agendo con poca trasparenza che si alimenta il sospetto. Penso, invece, che certi amministratori considerino la cooperativa come una cosa loro e si appellino all’anzianità di servizio per legittimare la loro permanenza su una poltrona su cui nessuno li ha costretti a sedere. In quest’ottica la comunicazione, le domande dei soci, il portale internet sono tutte seccature che sarebbe meglio evitare. E’ un grave errore a cui è venuto il momento di dire basta perchè ha causato danni, anche economici, all’intera comunità. Ce ne accorgiamo adesso che ci si prospetta di vendere i gioielli di famiglia, ma si poteva capire anche prima. Se ci piacciono i motti sarebbe opportuno abbandonare il “divide et impera” e adottare “l’unione fa la forza”, qualcuno avrà meno medaglie ma andremo più lontano.
A che punto siamo oggi? E’ proponibile che gli oltre 800 soci di una cooperativa come la nostra, o alcuni di essi, si trasformino in altrettanti detectives e trascorrano il loro tempo ad assistere alle riunioni (ormai segrete) del CdA? Come si fa a dire “venite a parlare e a chiedere”. Ma è il contrario! Vieni tu, che sei il mio rappresentante, a parlare a me. Fallo a voce, con la carta con Internet. Ecco allora che la comunicazione riveste un ruolo fondamentale per attivare questo “circolo virtuoso”. Viceversa se noi riduciamo la comunicazione, come in realtà è stato fatto, provocheremo una minore partecipazione alla vita sociale e questo renderà più facile mettere in atto azioni che limitano la trasparenza e, soprattutto, vivremo in un posto meno vivace e socialmente morto.
Siamo arrivati al punto che i soci devono fare una petizione per potere avere dettagli sulle delibere del Consiglio di Amministrazione. Addirittura un Probiviro non ha potuto avere accesso agli atti e chi lo richiede, legittimamente, viene considerato un pericoloso ed eversivo sobillatore. Siamo al punto che il Consiglio emette un notiziario contenente palesi falsità sull’entità della variante contando sul fatto che i soci, da tempo dormienti, si bevano qualsiasi affermazione. Siamo al punto che il Consiglio si arrocca nella sua sala indicendo riunioni riservate mentre la gran parte dei soci discute il problema in altre sedi, ivi compreso questo blog. E' il risultato di questo processo che coinvolge la comunicazione, la partecipazione e la trasparenza. Forse però l'elastico, troppo tirato, si è spezzato.
Qualcuno obietta che gli amministratori della cooperativa debbano pensare a fare quadrare il bilancio e non possano occuparsi di questa cose. Non penso sia così e al contrario propongo che nel consiglio di amministrazione, attuale o futuro che sia, vi sia un consigliere (sono 15) che abbia l’incarico di responsabile della comunicazione e si occupi di curare questi importanti aspetti. Vedrete che ne avremo un ritorno non solo in termini di trasparenza, ma anche sul piano economico.
La partecipazione non è una invenzione del solito guastafeste rompiscatole. Anche i fondatori (mi permetto di citarli anche io dato che lo fanno altri a sproposito) avevano dato grande importanza a questi aspetti della vita sociale tanto da inserire, nel nostro statuto sociale, l’art. 60 che recita: “La Società promuove e favorisce la vita comunitaria basata sui principi della solidarietà e della amicizia fra i soci e fra le loro famiglie e sulla attiva partecipazione alla gestione degli interessi comuni”. Mi chiedo che tipo di partecipazione si può ottenere secretando gli atti o respingendo le collaborazioni gratuite di soci. Come si può ottenere partecipazione quando, da sempre qualsiasi critica è stata sottoposta a immediata censura. La comunicazione oggi avviene tramite fotocopie ed è quindi molto povera e di costoso recapito.
Attenzione, non dico che questa mancanza di trasparenza sia stata progettata volutamente con l’intento di nascondere qualcosa. Io personalmente non lo credo, ma è proprio agendo con poca trasparenza che si alimenta il sospetto. Penso, invece, che certi amministratori considerino la cooperativa come una cosa loro e si appellino all’anzianità di servizio per legittimare la loro permanenza su una poltrona su cui nessuno li ha costretti a sedere. In quest’ottica la comunicazione, le domande dei soci, il portale internet sono tutte seccature che sarebbe meglio evitare. E’ un grave errore a cui è venuto il momento di dire basta perchè ha causato danni, anche economici, all’intera comunità. Ce ne accorgiamo adesso che ci si prospetta di vendere i gioielli di famiglia, ma si poteva capire anche prima. Se ci piacciono i motti sarebbe opportuno abbandonare il “divide et impera” e adottare “l’unione fa la forza”, qualcuno avrà meno medaglie ma andremo più lontano.
A che punto siamo oggi? E’ proponibile che gli oltre 800 soci di una cooperativa come la nostra, o alcuni di essi, si trasformino in altrettanti detectives e trascorrano il loro tempo ad assistere alle riunioni (ormai segrete) del CdA? Come si fa a dire “venite a parlare e a chiedere”. Ma è il contrario! Vieni tu, che sei il mio rappresentante, a parlare a me. Fallo a voce, con la carta con Internet. Ecco allora che la comunicazione riveste un ruolo fondamentale per attivare questo “circolo virtuoso”. Viceversa se noi riduciamo la comunicazione, come in realtà è stato fatto, provocheremo una minore partecipazione alla vita sociale e questo renderà più facile mettere in atto azioni che limitano la trasparenza e, soprattutto, vivremo in un posto meno vivace e socialmente morto.
Siamo arrivati al punto che i soci devono fare una petizione per potere avere dettagli sulle delibere del Consiglio di Amministrazione. Addirittura un Probiviro non ha potuto avere accesso agli atti e chi lo richiede, legittimamente, viene considerato un pericoloso ed eversivo sobillatore. Siamo al punto che il Consiglio emette un notiziario contenente palesi falsità sull’entità della variante contando sul fatto che i soci, da tempo dormienti, si bevano qualsiasi affermazione. Siamo al punto che il Consiglio si arrocca nella sua sala indicendo riunioni riservate mentre la gran parte dei soci discute il problema in altre sedi, ivi compreso questo blog. E' il risultato di questo processo che coinvolge la comunicazione, la partecipazione e la trasparenza. Forse però l'elastico, troppo tirato, si è spezzato.
Qualcuno obietta che gli amministratori della cooperativa debbano pensare a fare quadrare il bilancio e non possano occuparsi di questa cose. Non penso sia così e al contrario propongo che nel consiglio di amministrazione, attuale o futuro che sia, vi sia un consigliere (sono 15) che abbia l’incarico di responsabile della comunicazione e si occupi di curare questi importanti aspetti. Vedrete che ne avremo un ritorno non solo in termini di trasparenza, ma anche sul piano economico.
La partecipazione non è una invenzione del solito guastafeste rompiscatole. Anche i fondatori (mi permetto di citarli anche io dato che lo fanno altri a sproposito) avevano dato grande importanza a questi aspetti della vita sociale tanto da inserire, nel nostro statuto sociale, l’art. 60 che recita: “La Società promuove e favorisce la vita comunitaria basata sui principi della solidarietà e della amicizia fra i soci e fra le loro famiglie e sulla attiva partecipazione alla gestione degli interessi comuni”. Mi chiedo che tipo di partecipazione si può ottenere secretando gli atti o respingendo le collaborazioni gratuite di soci. Come si può ottenere partecipazione quando, da sempre qualsiasi critica è stata sottoposta a immediata censura. La comunicazione oggi avviene tramite fotocopie ed è quindi molto povera e di costoso recapito.
Una volta in un assemblea 13 anni fa, dissi a un amministratore che l’informazione del consiglio di allora era di stampo “bulgaro”. Nel frattempo sono successe molte cose: è esplosa l’era di Internet, in Bulgaria l’informazione non è più “bulgara”.
A Poggio dei Pini (Italy) l’anziano amministratore, con la sua fotocopiatrice che emette fogli tipo “ciclostile” che fanno tanto anni ’70, è sempre li nel suo ufficio, ultimo lembo di “Bulgaria” sottratto alla storia.
A Poggio dei Pini (Italy) l’anziano amministratore, con la sua fotocopiatrice che emette fogli tipo “ciclostile” che fanno tanto anni ’70, è sempre li nel suo ufficio, ultimo lembo di “Bulgaria” sottratto alla storia.
3 commenti:
Caro Giorgio, sono d'accordo al 100%, osservo ancora che purtroppo, quando si propone qualche facile misura riguardo alla pubblicità degli atti e alla trasparenza amministrativa, ci si trincera dietro scuse varie, quasi tutte implausibili, come invocare le norme sulla privacy, anche quando non c'è l'ombra di dati sensibili o personali -i soli che devono essere tutelati ma secondo certe regole, non sempre e comunque-. Un'altra obiezione che ho sentito e riporto è ancora più bizzarra: dal momento che non tutti hanno una connessione e che non tutti hanno familiarità con internet la pubblicità degli atti sarebbe parziale e orientata, magari generazionalmente. Non trascuro il fattore che viene chiamato "digital gap", ma chi non ha abitualmente accesso alla rete può rivolgersi o consultare chi usa internet, farsi scaricare i documenti che lo interessano, farsi stampare una copia. Questo tipo di procedura sta diventando corrente per una grande serie di incombenze burocratiche, ed è probabilmente il futuro della comunicazione, soprattutto o almeno di quella destinata ad un pubblico identificato e ristretto. Non c'è un solo motivo, a parte una inerzia colpevole o resistenze al nuovo che sarebbero già un motivo sufficiente per una critica serrata, per non arrivare nel minimo tempo utile a generalizzare dati, informazioni e discussioni relativi alla nostra comunità in modo che ciascuno si possa fare liberamente una propria opinione.
A proposito di discussioni, rilevo che negli interventi di commento su Capoterra On line, che seguono la lettera di un socio fondatore trasmessa ad opera di una terza persona, non compaiono le firme reali di chi nei commenti al post sparge sospetti e avanza illazioni sui "reali motivi" di chi ha promosso o collaborato al comitato pro referendum, come pure in alcuni commenti in questo stesso blog.
Lascio a voi le considerazioni sul quantitativo di credibilità che può riscuotere chi, non firmando i propri interventi con nome e cognome, fa insinuazioni su presunti "interessi occulti" che sarebbero in realtà dietro il referendum e la contestazione avviata contro il piano di lottizzazione, attribuiti come intenzione nascosta e non dichiarata. Io non contesto la buona fede di nessuno, ma sono risolutamente contro il piano di lottizzazione per motivi di merito –quantità di lotti, ubicazione, necessità dell’intervento- e di metodo –mancanza di comunicazione, accesso agli atti, revoca del referendum- e mi firmo come sempre con nome e cognome.
Stefano Fratta
Il digital gap è un problema reale, ma puo essere superato facilmente. Se anche il 10% dei residenti non fossero in grado di usare internet si potrebbe stampare un notiziario solo per loro, sarebbe sempre un bel risparmio, Inoltre queste persone sicuramente sarebbero raggiunte in altro modo dalle informazioni, come hai detto tu. Facciamo una bella simulazione? Diciamo che oggi alle ore 12.00 la cooperativa pubblica sul sito la mappa con la nuova variante del piano di lottizzazione che prevede dei nuovi lotti dietro la casa di due anziani che non usano internet. Secondo voi dopo quanti mimuti saranno informati?
E' un falso problema che a dire il vero non avevo ancora sentito. Sinora come scusa ho sentito quella dei molti impegni più importanti e solo ultimamente quella degli impegni del figlio del presidente (mah). Comunque questo sito non si vuole fare e anche quendo è stato fatto lo si è affossato. Ne sono morti già due o tre. Attenzione però Stefano, non è solo questo CdA, sono anche i precedenti. Scriverò più in dettaglio in merito.
Per quanto riguarda la mia partecipazione a un complotto di Forza Italia e della massoneria tutti quelli che mi conoscono stanno ancora ridendo.
A proposito di insinuazioni, sapessi quanto ride chi conosce me, ma magari chi mi conosce meno comincia a guardarmi storto.. Me ne farò una ragione. D'altra parte dalla maldicenza gratutita e subdola, quella che nel caso costruisce o tenta di costruire un processo alle "vere" intenzioni (segrete e non dichiarate, come in ogni pur microscopica teoria del complotto) non c'è altra possibile difesa che esporre i propri argomenti, giusti o sbagliati che siano, e invitare tutti a fare lo stesso confrontandosi sugli argomenti e sgombrando il campo da chiacchere da comari o maldicenze da calunniatori sulle presunte "seconde intenzioni". Per chiarire ancora, se ce ne fosse bisogno, sono contrario a qualunque piano che lottizzi dove ora ci sono pinete e verde e sono contrario ad ogni piano non concordato e discusso pubblicamente e sono per la trasparenza totale degli atti, chiunque sia o sarà l'amministratore pro-tempore. Quanto al sito della coop: è vero che la colpa di non avere un accesso internet degno è da attribuire ad ogni CdA dalla nascita della rete ad ora, ma converrai con me che ogni giorno che passa è un giono perso e una responsabilità in più.
Stefano Fratta
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