Nei mesi successivi all'alluvione capoterrese del 2008 abbiamo appreso molte informazioni sulla meteorologia e sulla geologia, anche grazie agli incontri organizzati dall'Associazione 22 ottobre a cui hanno partecipato molti esperti dei vari settori. Quegli elementi, quelle informazioni, mi sono servite per capire, o perlomeno per avere un minimo di cognizione di causa che mi aiutasse a comprendere molti eventi simili, avvenuti in passato e nei tre anni successivi. E' cambiato anche il mio modo di guardare il territorio.
I canaloni montani, gli avvallamenti, le opere costruite dall'uomo. Osservo tutto pensando all'alluvione del 22 ottobre. Non importa se il terreno sia riarso dal sole e i ruscelli nella nostra Sardegna siano quasi sempre in secca. Vedo lo stesso quel mostro da 4.500.000 metri cubi d'acqua, di fango, di massi e di detriti che si fa largo correndo verso il mare.
Molte cose a cui non avevo mai badato prima, adesso assumono un significato ben diverso. Se osservo un edificio costruito a pochi metri da un dirupo mi chiedo su quale tipo di terreno sia appoggiato, se sia opportuno che si trovi li. Quando vedo muraglioni mi chiedo se per caso non stiano ostruendo qualche impluvio che oggi, e magari per decenni, è assopito, ma un giorno potrebbe svegliarsi portando morte e distruzione. Quante volte avevo visto il Cimitero di Capoterra che ostruisce uno di questi torrentelli o quelle palazzine di S'Acqua e Tommasu senza pensare minimamente al grave rischio e alla grande ignoranza di chi chi li aveva messi li. Non prendiamoci in giro, non si tratta di "errori", ma di palesi interessi economici. Facile adesso dire che il quartiere di Frutti d'Oro 2° si trova proprio sul letto di piena di un fiume e che si è trattato di "un disastro annunciato". Che pena sentire l'ex sindaco giustificarsi dicendo che il Rio S. Girolamo non era presente nell'elenco regionale dei fiumi (??) e quindi non era un fiume.
Chissà quante altre situazioni a rischio ci sono nel nostro paese, soluzioni urbanistiche che non tengono conto delle piene, dei movimenti del terreno, dell'erosione causata da un utilizzo dissennato del territorio. Tutto va bene finchè le condizioni sono normali, il costtruttore nel frattempo ha preso i soldi e se ne è andato. Non appena piove un pò di più i giornali riportano notizie di danni, se va bene, ma anche di catastrofi e distruzione. Ogni anno la "bomba d'acqua" colpisce da qualche parte e fa le sue vittime. Dopo Capoterra nel 2008, c'è stato il messinese, quindi il Veneto. Prima era toccato a Sarno e tante volte alla Liguria, da ponente a levante, con quelle montagne di 2.000 metri che dopo pochi chilometri si tuffano nel mare. Anche in Sardegna questi cicloni mediterranei avevano già colpito, soprattutto il Sarrabus, l'Ogliastra e altre volte, guarda caso, il Capoterrese.
Qualcuno dice che questi fenomeni si sono sempre verificati, con la medesima intensità e frequenza. Altri, invece, ritengono che siamo in presenza di una intensificazione dei fenomeni causata dai mutamenti climatici. Non so, ma due cose sono certe:
- è assolutamente criminale costruire senza tenere conto delle leggi della natura (che sono ben note)
- questi fenomeni meteo capiteranno sempre e colpiranno anche zone in cui si sono già verificati
Ho già affrontato l'argomento nell'articolo intitolato La roulette capoterrese oltre un anno fa, quando mi sono reso conto che tutti gli attori del baraccone burocratico impegnati a concretizzare la benedetta SICUREZZA di questo territorio stavano giocando allo scaricabarile. So che c'è gente che pensa che tanto quello che è già successo, la famosa piena millenaria, ci da un po di anni di "tregua", ma è come giocare la roulette russa, è come il lotto, chi ha detto che un numero non esca due volte di seguito?
Purtroppo anche quest'anno la "bomba d'acqua di ottobre" ha colpito facendo le sue vittime. Ieri i fiumi e i torrenti delle 5 Terre e della Lunigiana hanno ricevuto una quantità di pioggia che il loro alveo non poteva contenere e hanno riversato una valanga fangosa sulle case, facendo un numero di vittime e una quantità di danni ancora imprecisato nel momento in cui scrivo. Luoghi diversi, ma medesima disperazione e distruzione. Anche dal punto di vista quantitativo forse anche stavolta si scoprirà che i mm. di pioggia e il tempo delle precipitazioni erano del tutto simili alla sciagura di Capoterra. Il fatto è che nessun fiume, grande o piccolo che sia, è in grado di contenere quel quantitativo di acqua e deve per forza esondare, ma per far ciò bisogna lasciargli lo spazio. A chi toccherà la prossima volta? Non sono del tutto certo che sia impossibile prepararsi.
L'esperienza di Capoterra potrebbe rivelarsi molto utile per gli amici di Levanto, Monterosso, Vernazza, Aulla, Ameglia. Quello che stiamo vivendo qui da tre anni rappresenta uno dei loro più probabili scenari. Adesso è il momento delle lacrime e della disperazione. da domani ci saranno i primi soccorsi in emergenza, ma poi? La macchina della burocrazia è pronta ad impadronirsi delle speranze di rinascita di territori meravigliosi. Forse i paesi delle Cinque Terre saranno favoriti dalla loro fama internazionale e dal consistente flusso turistico che li riguarda. E' impensabile che Vernazza e Monterosso vengano abbandonati a se stessi, come è accaduto alle frazioni lungo il Rio S. Girolamo, dimenticate addirittura dal proprio comune patrigno di cui sono figliastre. I territori meno famosi rischiano invece di entrare in quel tunnel che a Capoterra dopo tre anni ha prodotto solo qualche faldone di carta e che, se continua così, vedrà trasformarsi gli anni in lustri e poi in decenni.
Cari amici della Liguria e della Lunigiana, guardate con attenzione quello che è successo qui da noi. Non fermatevi a sperare di non avere politici locali altrettanto incapaci e menefreghisti. Muovetevi, in anticipo, per evitare si ritrovarvi anche voi, dopo tre anni, con un pugno di mosche in mano.
1 commento:
L'unica differenzaa tra qui e li sta nel fatto che qui non abbiamo accolto come meritavano i poltici e li invece che forse hanno più schiena dritta li hanno accolti a colpi di fango e vaffa vari.
Qui ci sono troppi mendicanti di posti di lavoro e di favori ma così facendo peggiorano lo stato civile e il progresso, compresi la maggior parte di coloro che ci hanno presentato le istituzioni locali come non lo sono, il fiume e il ponte crollato insegnano.
Ricordo sempre che a oggi e anche prima, il Rio è in condizioni pessime e le case costruite dove non si doveva sono poche e vengono usate come scusa.
Ciao Giacomo
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