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venerdì 29 febbraio 2008

Salviamo il lago piccolo

di Franco Magi

Prendendo spunto dalla relazione di Rita Lai, ritengo opportuno affrontare una problematica che va affrontata rapidamente e senza superficialità, riguardante l’invaso posto a sbarramento del Rio San Gerolamo (da noi tutti comunemente chiamato lago piccolo).
Premetto che in questo caso a preoccuparmi non sono i lavori di bonifica dalla pericolosa Salvinia Molesta, ma l’evoluzione sempre più rigida delle normative in materia.
Infatti, non essendo tale bacino compreso nel rinnovo della concessione di derivazione del 2003, ed avendo la legge regionale n°12 del 31 ottobre 2007 stabilito nuove “Norme in materia di progettazione, costruzione, esercizio e vigilanza degli sbarramenti di ritenuta e dei relativi bacini di accumulo di competenza della Regione Sardegna”, corriamo il rischio reale ed immediato di vedere addirittura demolita la diga in cemento, e con essa di non vedere mai più il secondo laghetto del Poggio, che da sempre è il biglietto da visita della nostra lottizzazione ed all’interno del quale si è formato un meraviglioso ecosistema.
In questo caso dobbiamo darci da fare per salvare il laghetto, e proprio perché non sarà cosa facile bisognerà impegnarsi tutti: l’unico modo per evitare la demolizione è che la Cooperativa si prenda in carico tale opera, impegnandosi a garantirne la messa in sicurezza.
La legge prevede che il gestore (eventualmente la Cooperativa) è “tenuto a presentare alla struttura regionale competente la domanda finalizzata ad ottenere l’autorizzazione alla prosecuzione dell’esercizio, corredata da una perizia tecnica, secondo le modalità prescritte dall’Allegato A”.
L’inosservanza di tali disposizioni comporterebbe, come già detto, la sicura demolizione dello sbarramento.
La stessa legge prevede infatti che “Ai proprietari o ai gestori degli sbarramenti esistenti che, decorsi tre mesi dalla scadenza del termine di cui sopra, omettano di presentare la domanda di autorizzazione alla prosecuzione della gestione si applicano congiuntamente: a) la sanzione di 5.000 euro; b) la sanzione della demolizione, a proprie spese e con le dovute cautele, dello sbarramento entro il termine fissato dall’autorità regionale competente; decorso inutilmente tale termine, la medesima autorità regionale ne dispone l’esecuzione d’ufficio con spese a carico dei responsabili o l’acquisizione al patrimonio regionale e purtroppo, non avendo la Regione le risorse per garantire l’acquisizione al patrimonio regionale e la relativa messa in sicurezza del bacino, residua soltanto la prima ipotesi.
Spero di stimolare il dibattito tra i fruitori del blog, e mi auguro che tale esigenza di salvare il piccolo lago sia condivisa da tutti.

Franco Magi

3 commenti:

Giorgio Plazzotta ha detto...

Da silvio Ceccarelli.

Principalmente per Piergiorgio Garavello ma quanto sto scrivendo tocca anche un argomento abbozzato da Rita Lai e riguarda i pannelli fotovoltaici. Io ho ottenuto l'Autorizzazione Paesaggistica dopo tre mesi che l'avevo inviata al Comune di Capoterra e mi sono fatto un'idea in proposito. Questa autorizzazione si compone di tre fogli a cui è allegata tutta la documentazione che il Comune stesso chiede e che il richiedente ha allegato alla domanda. Immagino, ma ne sono anche certo, che la traccia di questa autorizzazione sia memorizzata sul computer del tecnico dipendente del Comune il quale, dopo aver letto la documentazione prodotta ed averla messa in ordine, aggiunge (digitando i dati sul computer) tutte le variabili del caso specifico; es.: dati anagrafici del richiedente, indirizzo e dati catastali.
Si tratta di un lavoro ripetitivo, che diventa semplice per tutte le esperienze che l'hanno preceduto.

Mi chiedo e vi chiedo non sarebbe il caso che si chiedesse, nei dovuti modi e con la massima cortesia ma fermezza, che si trovasse il modo di evitare di consegnare in tre mesi quello che si potrebbe restituire in una setimana o un giorno? Forse il Comune di Capoterra ne guadagnerebe in stima e rispetto anche per il grande valore economico e sociale che hanno le nostre iniziative seppure individuali ma anche di ninteresse collettivo.

Piergiorgio ha detto...

Per Silvio,
esiste una delibera della regione, e più precisamente la n.16/3 del 24/04/2007 "Indirizzi applicativi del piano paesaggistico regionale" che dice:
"L'installazione di sistemi fotovoltaici e pannelli solari per uso domestico non è soggetto all'autorizzazione della Tutela del Paesaggio. I comuni provvedano ad indicare la più adeguata installazione degli stessi."

Come si può leggere tu hai aspettato e io sto ancora aspettando per un'autorizzazione non dovuta.
Il geometra mi ha risposto che lui la vuole per cui senza l'autorizzazione della regione non concede la concessione.
Ho già fatto presente il problema al Sindaco e al Segretario comunale. Martedì pomeriggio sarò nuovamente in Comune.
Da notare che anche il comma 158 art, 2 della finanziaria stabilisce: "All'installazione degli impianti di fante rinnovabile.... Quando la capacità di generazione sia inferiore alle soglie ... (per il FV 20 kW...) SI APPLICA LA DISCIPLINA DELLA DENUNCIA DI ATTIVITA' DI CUI ....."
Nonostante ciò mi tocca aspettare.

A quando la riunione dell'associazione.
Piergiorgio Garavello

Anonimo ha detto...

Da Silvio Ceccarelli.

Ancora per Piergiorgio ma nell'interesse generale.

Sono perfettamente al corrente. Pare che sia la Ing. Mudu che, sostenendo che le delibere di Giunta Regionale non hanno valore di Legge, continua a far richiedere dai suoi collaboratori la documentazione per l'autorizzazione paesaggistica.
Quello che fa ridere, se proprio uno non vuole incavolarsi, è che la Regione ha incaricato i Comuni ad agire per suo conto in questa disamina. Perciò la delibera di "Autorizzazione paesaggistica" la redige materialmente lo stesso tecnico che dice che non può concedere l'autorizzazione senza il parere della Regione. La prova di quanto affermo è in mio possesso. Unicamente nelle ultime righe il dirigente dell'ufficio dichiara, più o meno, che la sua autorizzazione diventerà valida dopo l'esame della Regione. Però loro stessi sanno che la Regione non confermerà mai questa delibera (sembra che si fidi ciecamente dell'operato dei tecnici comunali), ma si limiterà ad archiviarla. Perciò, sempre secondo il dirigente comunale, la delibera da lei concessa diventa efficace,per silenzio assenso, trascorsi i fatidici 60 giorni dalla data di invio alla Regione.
A me, che ho sempre e solo lavorato nel privato, sembra un intreccio di contraddizioni.

Ribadisco inoltre quanto già espresso nel post precedente. Con un minimo di buona volontà quello che si concede in 3 mesi lo si potrebbe concedere in 3 settimane o in 3 giorni.

A presto.

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