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venerdì 19 dicembre 2008

Il TAR invita la Regione a formalizzare il suo NO

di Franco Magi
Preliminarmente all’approfondimento dell’iter di approvazione della variante al piano di lottizzazione di Poggio dei Pini ritengo opportuno precisare che con il ricorso n° 951/08, depositato in data 02 dicembre 2008 al TAR SARDEGNA, l’attuale dirigenza della Cooperativa non chiedeva – come taluni cercheranno ingenuamente di far credere – alla Regione di formulare una risposta (positiva o negativa) che superasse la “sospensione” deliberata dal tavolo tecnico dell’Intesa il 15 maggio 2008 (scarica file 1 Mb).
La richiesta degli amministratori della Cooperativa, redatta dal legale di parte, era chiarissima ed addirittura sottolineata nel ricorso stesso (scarica file 1.2 Mb ): “SI CHIEDE CHE IL TAR ADITO VOGLIA ORDINARE AL COMUNE DI CAPOTERRA DI APPROVARE DEFINITIVAMENTE IL PROGETTO DELLA RICORRENTE PER CUI E’ CAUSA SENZA ULTERIORE INVIO ALLA REGIONE PER L’INTESA”.
Ulteriore elemento quindi la richiesta, veramente stucchevole ed irrispettosa dei Soci, di approvazione della variante PINETE COMPRESE.
In totale dispregio della volontà manifestata dalla quasi unanimità dei Soci, dal ricorso si desume in modo incontrovertibile che la volontà degli attuali amministratori “ambientalisti” continua ad essere quella di sempre, e che l’obiettivo manifesto continua altresì ad essere (soprattutto!) quello di urbanizzare le pinete storiche di Pauliara e di Sa Birdiera.
Infatti nel ricorso si fa riferimento esclusivamente alle tavole di progetto che prevedono – tra i 187 nuovi lotti – anche i 14 lotti nella pineta di Pauliara, gli altri 16 dentro la pineta di Sa Birdiera e la demolizione della ex sede del Grusap.
Ad ulteriore riscontro, nel medesimo ricorso, vengono invero confermate le richieste di approvare il progetto deliberato dal Consiglio comunale di Capoterra (lo scrivente unico voto contrario), che porta a “soli” 1.322.101 metri cubi il volume destinato alle residenze, dato che conferma ancora una volta in modo inequivocabile la presenza dei lotti dentro le pinete storiche. (scarica 640 Kb),
Volutamente tralascio parte delle considerazioni espresse nel ricorso dal “Prof. Avv. Andrea Pubusa”, Ordinario di diritto amministrativo alla facoltà di giurisprudenza di Cagliari, che peraltro sono del tutto simili a quanto hanno tentato (inutilmente!) di propinarci gli amministratori “ambientalisti” (la urbanizzazione e distruzione delle nostre pinete storiche, ad esempio, viene giudicata “espressamente volta alla tutela del paesaggio e del territorio” (???), ovvero alla grottesca affermazione secondo cui “si tratta di una autolimitazione quanto mai opportuna a seguito delle note drammatiche alluvioni” (?????).
La proposta di variante infatti non è come asserito dal legale di parte ricorrente “conforme alla ratio del PPR nel senso di un contenimento dell’impatto paesaggistico ed ambientale dell’intervento edificatorio”, come vorrebbe “emotivamente” e strumentalmente dimostrarsi con la presunta (quanto inverosimile!) “rinuncia” di ben 300.000 m3.
In realtà con la redistribuzione delle presunte volumetrie del ‘70 infatti i luoghi di maggiore pregio naturalistico della lottizzazione, come ad esempio le già citate pinete di Pauliara e di Sa Birdiera da polmoni verdi (aree di inedificabilità assoluta) vengono invece frazionate in lotti edificabili privati.
Ed anche sotto il profilo del rischio idrogeologico, soprattutto a seguito dell’ultima alluvione, il progetto di variante si conferma assolutamente improponibile.
Infatti numerosi lotti sono stati previsti in prossimità dei corsi d’acqua e del lago, in zone profondamente colpite dalla piena del 22 ottobre che – qualora fossero state edificate – avrebbero determinato autentici disastri.
Ma approfondiamo la asserita “autolimitazione” delle volumetrie, considerato che il Prof. Andrea Pubusa ritiene ancora valido il vecchio piano del 1969, cercando ingenuamente di far credere che l’aumento di volumi, abitanti, lotti, sia in realtà una diminuzione.
Detta così parrebbe un assurdo semantico, ma vediamo di comprenderne la natura.
L’avv. Pubusa parte nei suoi calcoli dal computo volumetrico del 1969.
Allora erano previsti 1.849.740 metri cubi di volumetria, 4.486 abitanti insediabili, un eliporto, un cimitero privato, pontili sul lago con annesso centro nautico e i famigerati grattacieli d’ingresso alla lottizzazione.
Sono passati quarant’anni, in quello stesso anno l’uomo conquistava la luna, e nel frattempo fino ad oggi, è caduto il muro di Berlino, siamo entrati nell’era informatica, sono accaduti i tragici fatti dell’11 settembre, siamo nell’era digitale.
Cosa senz’altro marginale rispetto a tali accadimenti, ma sostanziale nel nostro caso, sono mutate le leggi urbanistiche e, più nello specifico, “forse” sono ampiamente scadute le convenzioni che regolamentavano i rapporti con il Comune di Capoterra.
E’ un po’ come se oggi si portasse l’estratto conto del 1969 fingendo di non sapere che il suo saldo di oggi è di gran lunga modificato.
Se tale impostazione corrispondesse al vero, si potrebbe affermare che siccome il piano di fabbricazione del Comune di Capoterra elaborato nel 1970 (e tutt’oggi vigente!) prevedeva zone edificabili dalla riva del mare alla cima dei monti, con un potenziale insediativo di quasi 200.000 abitanti, oggi tutto ciò sia ancora perfettamente realizzabile, e quindi se l’Amministrazione Comunale decidesse di “fermarsi” ad “appena” 150.000 abitanti avrebbe ridotto le volumetrie assurgendo a strenuo difensore dell’ambiente e del paesaggio!
Tutti sanno che Capoterra non potrà crescere nei prossimi 20/30 anni oltre i 30.000/35.000 abitanti, ed ogni ipotesi pianificatoria incoerente rispetto a tali previsioni sarà irrealistica ed irrealizzabile.
Lo stesso ragionamento vale per Poggio: forse ancor di più, considerato che la lottizzazione è incastonata in un compendio naturalistico e paesaggistico unico ed irripetibile.
Giungendo ad oggi, il TAR Sardegna – con Ordinanza n° 498/2008 del 17-12-2008 (scarica 1,2 Mb), ben lungi dall’accogliere le fantasiose tesi sopracitate, ha semplicemente ritenuta “ad un primo esame, la possibile fondatezza della censura in ordine alla illegittimità di una sospensione sine die dell’intervento”, ordinando alla Regione “la riattivazione del procedimento mediante la riconvocazione del tavolo tecnico al fine dell’adozione delle necessarie determinazioni in ordine al progetto di variante in questione, previa opportuna valutazione di tutte le questioni di rilevanza nel caso di specie e fatte salve le relative determinazioni”.
In parole povere - poiché la Regione nel ricorso ha derubricato analiticamente le numerose motivazioni che rendono la consaputa variante inaccoglibile (rischi idrogeologici, insediamenti in aree sottoposte ad inedificabilità assoluta, urbanizzazione di aree recentemente percorse da incendi etc…) - l’unico “risultato” ottenuto dagli attuali amministratori è la formalizzazione del diniego, non potendo giustamente durare sine die la sospensione decisa dal tavolo tecnico dell’intesa.
Ma l’aspetto più preoccupante è che la Regione sarà così costretta ad accertare formalmente che le convenzioni con il Comune di Capoterra sono scadute, e che non esiste attualmente alcuna volumetria a disposizione della Cooperativa Poggio dei Pini.
Con la tragica conseguenza che se ad oggi potevamo – soprattutto nei confronti del Comune di Capoterra - far valere “politicamente” queste volumetrie, una volta dichiarate inesistenti perderemo anche la opportunità di dialogare per riuscire ad ottenere uno sviluppo sostenibile, equilibrato e condiviso per il Poggio (a mio personale giudizio aree A2/A3 e non più di 35/40 lotti, da ricercarsi in aree non di pregio).
Le scelte degli attuali amministratori continuano ad essere immature ed irresponsabili, onerose per la Comunità – che alle spese legali preferirebbe sostituire quelle per il rifacimento degli impianti sportivi o delle numerose e pericolose cunette danneggiate dall’alluvione), ma soprattutto autolesioniste.
Senza parlare dello spaventoso ed incalcolabile danno di immagine creato alla nostra Comunità, che in 40 anni si è sempre distinta per autorevolezza e rispetto delle leggi.
Questa è purtroppo la pura e semplice verità dei fatti, riscontrabile facilmente da chiunque.

Franco Magi

10 commenti:

Giorgio Plazzotta ha detto...

Ecco l'articolo apparso sull'Unione sarda oggi:
Capoterra
Poggio dei Pini, per le ville della coop il Tar invita la Regione a pronunciarsiVenerdì 19 dicembre 2008
U na sospensione a data da stabilirsi non è legittima. La Regione deve esprimersi con un sì o con un no. Questo, in sintesi, il giudizio espresso ieri dal Tar sul ricorso presentato dalla cooperativa Poggio dei Pini.
Verdetto che riguarda il progetto di edificabilità di circa 200 ville da costruire in una serie di lotti nelle pinete di Pauliara e Sa Birdiera, vicino ai corsi d'acqua, in zone di pregio e sottoposte a una serie di vincoli. Uno su tutti quello idrogeologico, tema che la recente alluvione ha riportato d'attualità.
Suona quasi come un successo il pronunciamento del Tribunale amministrativo che ha accolto la richiesta di sospensiva presentata dal legale della coop Poggio dei Pini, Andrea Pubusa. In realtà potrebbe rivelarsi un nulla di fatto perché l'invito del Tar di rivedersi attorno al tavolo dell'intesa per ridiscutere il progetto, tirando le somme potrebbe suonare come una bocciatura.
Infatti nel ricorso presentato il 2 dicembre dalla cooperativa guidata da Giovanni Calvisi si chiedeva l'approvazione della variante al piano di lottizzazione, aggirando proprio l'ostacolo dell'intesa. («Si chiede al Tar di ordinare al Comune di Capoterra di approvare definitivamente il progetto senza ulteriore invio alla Regione per l'intesa»).
Inoltre la Regione, ieri nella memoria difensiva presentata ha spiegato punto per punto perché si oppone a questo piano edilizio. In Regione sono poco propensi ad accettarlo, per una serie di motivi: non possono sorgere nuove case dove fino all'altro giorno si stava spalando fango. Inoltre alcuni lotti sono in zone boscate non edificabili per legge. Quelle costruzioni sono in tutto e per tutto incompatibili con il Ppr.
In sostanza, secondo la Regione, la convenzione del 1970 è scaduta e non c'è più volumetria a disposizione. Dei 187 lotti una quindicina dovrebbero sorgere sotto la pineta storica di Pauliara, una ventina dentro la pinete di sa Birdiera, 8 a una decina di metri dal lago, altri cinque a ridosso del Rio San Girolamo, in zona Idrocontrol, dove è passata la valanga di acqua del fiume in piena.
Altri sparsi tra la zona boscata di Santa Barbara e Parco del Sulcis.
MARIAGRAZIA MARILOTTI

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

Giampaolo Lai dice:

faccio i complimenti a Franco Maggi per la completezza del suo intervento sulla vicenda TAR, Comune, Cooperativa, Regione. E lo ringrazio perchè le sue osservazioni vengono corredate da documenti utili.
Mirabolanti le argomentazioni presenti nel ricorso, non si conciliano con verità documentali e, soprautto, negano l'evidenza (danno territoriale del 22/X), anzi assumono le "drammatiche alluvioni" a giustificazione della giustezza della richiesta "ad edificare" con lotti posti proprio sul "sentiero dell'acqua". Resta poi il problema dei lotti in pineta (credo di ricordare che dovrebbe essere proibito per legge ma comunque esiste la volontà dei Soci che dovranno essere obbligatoriamente sentiti, come da Statuto) e di quelli in luogo incendiato. Ma poi, non era stato pubblicamente affermato che i lotti nelle pinete erano stati tolti ? (affermazione da me udita nel corso di un'assemblea e pronunciata dal Presidente Calvisi). Sulle "torri già assentite" mi pare di ricordare che i Soci le avevano cancellate. Non mi è chiaro perchè si parla di "variante al piano di lottizzazione" in quanto, allo stato attuale, non è vigente alcuna Convenzione che supporti un piano di lottizzazione, essendo tutte scadute quelle datate 1970, 1980, 1985. Quella proposta nel 2002, per le aree A2 e A3, non si è concretizzata in atto giuridico bilaterale a sancire diritti e doveri (del Comune e del lottizzante). Temo quindi che si debba parlare più che altro di Piano di Lottizzazione a completamento e questo meglio sarebbe concretizzarlo all'interno del PUC di Capoterra (se mai si varerà), anche perchè in quell'occasione tutti i cittadini hanno il diritto di formulare osservazioni. Quindi credo che noi Soci più che con la Cooperativa - che non ci ascolta - potremmo formulare proposte, argomentando, in quanto cittadini di Capoterra chiamati ad esprimerci sulle previsioni del PUC. Ma questo la Regione già lo aveva detto come si legge in quel verbale stilato all'epoca dell'intesa naufragata.
Riflessione: ma perchè si continuano ad attuare azioni contrarie alla volontà dei Soci ? non sarebbe più agevole, per tutti, tenere conto anche del nostro parere su fatti importanti come quello edilizio ?
Giampaolo Lai

giacomo ha detto...

Ciao, lo dico io perchè si continua a comportarsi così, perchè alcune persone non sono in armonia con il Poggio, vogliono creare ( imporre ) la loro armonia disarmoniosa e disastrosa, alcuni dicono di essere sardi doc ma non sono neanche in armonia con la Sardegna e non lo sono mai stati, quindi non sono sardi, lo sono di più sia qualche continentale che abita qui da sempre e qualche marziano ma loro no, diciamo che non sono in armonia neanche con l'universo, il problema è che non si sforzano neanche di esserlo, sfruttando con intelligenza i motti gli equilibri e le dinamiche e rispettando sopratutto la piccola storia che esisteva e su cui si doveva fondare il futuro, senza distruggerla ma prendendo il buono che c'era per migliorarlo, chiaramente ci sono state anche sempre persone che per via del potere e della politica hanno indirizzato male anche gli ultimi arrivati e i presidenti di turno, basti pensare una cosa assurda all'inverosimile, coloro che hanno voluto questa variante erano coloro che avevano creato il referendum contro l'altra che era lo stesso troppo invasiva, insomma uno scontro tra fazioni che volevano la stessa cosa ( potere degli stolti ), è per questo che alle prossime elezioni ci dovranno essere volti nuovi al governo del Poggio, volti giovani e preparati e una delle prima cose sarà quella di fare un'amnistia per tutte le beghe interne create stupidamente e per motivi assurdi e senza invece richamare l'intervento di un arbitro, così come si dovrebbe fare, tali fatti saranno a mio modo di vedere una spina nel fianco e nello stesso tempo una probabile causa del probabile fallimento della Cooperativa insieme ad altre cause e a questo punto si potrebbe pensare e ipotizzare che questa fine era programmata da tempo, però forse prima qualcuno si voleva prendere le ultime briciole ( lotti o altro ) chissà, io ipotizzo.

Mi raccomando per le prossime elezioni che non ci si faccia abbindolare da qualche venditore di fumo, altrimenti c'è il rischio che al posto delle piscine si faccia un campo da golf, quest'ultima parrebbe una voce abbastanza fondata, per questo che propongo di mandar via dal cda tutti coloro che hanno qualcosa a che fare con politica, partiti, sindacati e altri ambienti dove si è abituati a volte a buttar via i soldi degli altri senza essere mai puniti.




ciao Giacomo

Giorgio Plazzotta ha detto...

Giampaolo ti ricordo che la volontà popolare è stata già calpestata piu volte, è ormai normalità.
Giacomo, non credo il problema sia il volere creare disarmonia, credo proprio che i motivi siano più terra-terra.
L'epurazione che proponi tu è in parte giustificata. Ci sono alcuni interessi che sono proprio incompatibili con la carica di amministratore.
Però ti invito a fare questa riflessione: se aumentasse la trasparenza sarebbe anche più semplice per i soci controllare l'operato degli amministratori. A quel punto anche il livello di conflitto di interessi verrebbe a diminuire. Ad esempio se un consigliere vende tubi, con l'attuale sistema sarebbe faceile divulgare voci circa presunti interessi personali, mentre gli appalti fossero consultabili una presunta irregolarità potrebbe facilmente venire alla luce.

Anonimo ha detto...

Forse il desiderio degli attuali Amministratori è di realizzare un nuovo quartiere: POGGIO MARITTIMA!

Claudio Magi

Anonimo ha detto...

Mi domando se possa essere utile riproporre alla Comunità un nuovo referendum secco, non c’è bisogno di propaganda, al fine di ottenere, anche alla luce dei drammatici eventi del 22 ottobre 2008, un definitivo pronunciamento dei Soci sulla opportunità di realizzare, e in che termini, la variante, in modo da chiudere questa tragicomica vicenda.

Tempo 30 giorni si fa tutto, apportando agli Organi coinvolti (Amministrazione, Cooperativa, Comune, Regione, TAR, WWF), competenti ed incompetenti (Ziu Lilliccu) questo ulteriore contributo.

Basta con questa storia una volta per tutte, ci sta spaccando i timpani, siamo stanchi.

Non mi sembra che ci sia sulla 195 una fila di macchine chilometrica con dentro gli assatanati potenziali opzionanti dei nuovi lotti, con oggi in tasca i soldi fruscianti, pronti ad essere riversati nelle nostre casse.

2009 e 2010 saranno meglio ? Mah.

Vorrà dire che in caso di richieste in eccesso, come in occasione del collocamento dei titoli truffa in borsa, si andrà al riparto (dei lotti) ma ho i miei dubbi.

L’alluvione, con i danni che ha provocato, ha disegnato una situazione completamente nuova, determinando nuove esigenze; altre, pure molto sentite (acquedotto, fognature, strade ed illuminazione) parrebbe, stiano venendo meno.

Personalmente credo che sia prioritaria, più importante, la ricostruzione, il resto si vedrà.

Maurizio Cadone.

Piergiorgio ha detto...

"Mi domando se possa essere utile riproporre alla Comunità un nuovo referendum secco,"
Va bene ma poi cosa succede:

Referendum per non costruire dietro la Str.58, non mi ricordo la data, aveva vinto il no. Nella nuova "variante" ci sono moltissimi lotti in quella zona.

Referendum sulle antenne telefoniche aveva prevalso il no:stanno per piazzare una antenna a pochi metri dalle case nella strada 58.

Referendum dicembre 2007 per la revoca: concluso con il voto per non votare.

Lo strumento del referendum è un ottimo strumento, ma se viene ignorato più volte è carta straccia.

Bisogna raccogliere le firme necessarie per la richiesta (volendo e impegnandoci veloce), tempi a disposizione dell'amministrazione per indire il referendum(massimo consentito dalla legge). Mi sa che si arriva vicino alle elezioni per il nuovo CDA.

Hai ragione la cosa più importante è la ricostruzione di Poggio, non solo in seguito al 22, ricreare a poggio l'ambiente (strade, laghi, boschi, pinete, cordialità, trasparenza, amicizia..) che a fatto si che scegliessimo questo posto per "impiantarci" la nostra famiglia per far crescere i nostri figli, per viverci e ,se posso dirlo, per goderci questa bellissima natura.

Appena mi sono trasferito dalle gelide vallate piemontesi, mi sono innamorato di poggio e ho fatto molti sacrifici per poterci abitare, e alla fine ci sono riuscito.
Non voglio che venga snaturato per compiacere qualche costruttore o progettista o extra terrestre. La variante presentata e da buttare.

Nanni ha detto...

Il referendum è una possibilità ma condivido pienamente i dubbi di Piergiorgio, quindi valuterei la possibilità di iniziative più efficaci
Nanni

Anonimo ha detto...

Silvio Ceccarelli dice:

Lo strumento del referendum, istituto molto democratico, ha comunque alcuni difetti. Abbiamo visto che viene comunque disatteso in quanto solo consultivo e i nostri amministratore non sentono minimamente l'obbligo morale di rispettarlo. Altro difetto: è uno strumento fatto apposta per spaccare in due la popolazione, e credo che in questo frangente non sia ne opportuno ne auspicabile.
Ulteriore difetto favorisce l'azione terroristica e terrorizzzante da parte del CdA nei confronti dei soggetti più deboli, meno preparati, inconsapevoli dei propri diritti, creduloni e qui mi fermo per non risultare offensivo nei giudizi su certi atteggiamenti di alcune persone.

Il mio punto di vista credo che sia noto ma mi fa piacere ribadirlo: Bisogna che capiamo che tutte le opere di urbanizzazione primarie danneggiate dall'evento alluvionale dovranno essere ripristinate dal Comune di Capoterra. Non possiamo più aspettarci che sia la Cooperativa, che ha finito i lotti, quindi ha esaurito l'oggetto sociale, a farsi promotrice dei necessari appalti per i lavori di ripristino delle opere danneggiate addebitandone i costi ai soci.
I soci hanno già pagato con l'ICI l'IRPEF e i trasferimenti che lo Stato fa al Comune ora devono pretendere il rispetto dei loro diritti.
Io ritengo che dobbiamo chiedere al Comune di Capoterra, che dal nostro territorio ha molto preso e poco o nulla dato che da oggi e per il futuro compia il proprio dovere.
Io ritengo che il cercare di ottenere anche una piccola lottizzazione (pochi lotti ben ubicati non rappresenterebbero un problema) dal Comune, che in questo modo rinvierebbe l'assunzione dei suoi obblighi e doveri nei confronti di una parte dei suoi cittadini, non farebbe che male alla nostra comunità perchè manterrebbe una situazione che abbiamo sperimentato deleteria per il territorio e per la pacifica e civile convivenza degli abitanti di Poggio.

Sarò ripetitivo ma credo che questa società debba trasformarsi. Abbandonare la vocazione immobiliarista, anche se non speculativa, per diventare società di servizi.

Cordiali saluti e tanti auguri di buone feste.

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