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domenica 13 gennaio 2008

Un quesito referendario che sa di formaggio rancido

Si sono rinchiusi per oltre un mese nella sala consiliare per elaborare una strategia di difesa nel tentativo di giustificare il fatto che i soci, alla fine dell'estate scorsa, abbiano appreso dall'Unione Sarda la notizia di un radicale sconvolgimento del territorio di Poggio dei Pini.

Hanno effettuato una serie di azioni discutibili per impedire ai soci di esprimere il proprio dissenso con un referendum regolarmente convocato e di accedere alle informazioni che riguardano la normale amministrazione della cooperativa.

Dopo essere stati messi all'angolo e colpiti da un diluvio di critiche ed accuse, ecco quindi arrivare le contromosse.

Seguendo un vezzo tipicamente italico (vedi anche lo scandalo dei rifiuti campani) quando si sbaglia non si passa la mano; si difende la "poltrona" a qualsiasi costo. Tanto a rimetterci saranno sempre i "filistei", cioè noi.

Strano paese il nostro. In Italia quando un automobilista commette un'infrazione non chiede scusa ma manda aff... chi si permette di fargli notare la manovra irregolare. Allo stesso modo, ritirare un provvedimento illegittimo, ammettendo di avere sbagliato, significa per i nostri amministratori perdere l'onore. Eppure le dimissioni del consiglio non furono richieste. Nell'assemblea del 1 dicembre venne richiesto il ritiro della variante irregolarmente approvata.

Sarà forse per orgoglio e testardaggine che il nostro CdA non ha voluto fare marcia indietro. Forse. Quindi noi dovremmo stravolgere l'armonia di quello che lo scrittore poggino Ignazio Lecca definì "il borgo fortunato", per salvaguardare "l'infallibilità" di questi pochi nostri colleghi soci che oggi amministrano la cooperativa.

Qualcuno ha ricordato che alcuni di essi percepiscono un "rimborso spese" o gettone di presenza che non è più, come una volta, quasi simbolico. Altri pensano che alcune poltrone garantiscono un non indifferente potere, con tutto quello che ne consegue in termini di prestigio e vantaggi indiretti (tutta roba legale ci tengo a precisare). La situazione, al di là dei cavilli e dei giochi di parole, è abbastanza chiara.

Veniamo quindi a questo ennesimo gioco di equilibrismo dialettico, che si manifesta nel nuovo comunicato del CdA e nel relativo quesito referendario.

E' sempre interessante analizzare le "premesse" di questi testi criptici del CdA. Esse sono infatti piene di "dietrologie" e ci riportano a sforzi interpretativi che riesumano atmosfere da "il Codice da Vinci".

Premessa n. 1
Innazitutto il CdA ci vuole ricordare che "i CdA degli ultimi 10 anni hanno sempre impostato la loro politica di completamento del piano di lottizzazione originario rispettando nella sostanza il referendum del marzo 1997".

Cerchiamo di tradurre l'arcano. Si vuole dire: "ehi raga, non siamo solo noi ("noartri") a volere lottizzare a manetta, anche le precedenti amministrazioni volevano fare la stessa cosa". Intanto, come ben noto, noi soci siamo tenuti all'oscuro delle delibere del CdA, delle quali riceviamo solo alcuni estratti "addomesticati" che talvolta vengono mostrati ad anni di distanza. Vi ricordo, a questo proposito, la proposta "Medda" del 2003 che è stata riportata da Calvisi nel corso della riunione del 1 dicembre (2007). Chi ne sapeva qualcosa? Tirano fuori le carte quando vogliono loro e tengono nascoste (pardon "secretate") quelle "scomode". E la convenzione con il comune del 1985? Che fine ha fatto?

Inoltre un dato certo è che il CdA del '97 ha attivato una discussione e ha effettuato un referendum prima di deliberare quella variante. Nessuno ci ha poi spiegato il motivo per cui la stessa variante sia stata ritirata (ennesimo segreto). Nel 1997 c'era un altro CdA sprecone e l'informazione nei confronti dei soci era ridotta al lumicino con una possibilità di confronto praticamente nullo. Però almeno avevano organizzato un paio di assemblee r avevano fatto votare un referendum.

Appare ovvio che il CdA oggi avrebbe dovuto seguire la medesima strada del '97, tra l'altro tracciata dal nostro Statuto. Perchè non l'ha fatto? Non giunge ancora risposta forse perchè la risposta è inconfessabile. Si continua a ripetere la falsità secondo cui la variante del 97 è "sostanzialmente" identica a quella del 2007. Ci sono le mappe e le tabelle a testimoniare che così non è. Le mappe sono in questo blog ma potete anche farvele mostrare in Cooperativa.

La realtà è che questa variante NON POTEVA ESSERE APPROVATA dal CdA e presentata alla Regione, come è stato fatto, senza la nostra PREVENTIVA approvazione.

Immagino che questa irregolarità sarà un giorno stabilita anche da un giudice, ma ci vorrà tempo e nel frattempo la variante illegittima rischia di continuare il suo iter, rendendo molto difficile, tra chissà quanti anni, tornare indietro. Per ironia della sorte, gli eventuali danni causati da comportamenti illegittimi di questa amministrazione rischiamo di pagarli sempre noi, cioè la Cooperativa.

Premesse n. 2 e 3
Il comunicato propone una apparentemente positiva "riduzione" di 440.000 mc di volumetrie che si otterrebbe paragonando questa variante del 2007 allo storico piano di lottizzazione del 1970. Ma chi lo dice che questa "pietra di paragone", cioè la volumetria del Piano del 1970, rappresenti oggi, nel 2008, un progetto realizzabile? E' molto improbabile che oggi si possa edificare sulla Punta Mustaddini, a Masoni Ollastu, a S. Barbara, per effetto dei numero vincoli che sono subentrati. Si sta paragonando quindi una cosa reale a un qualcosa di "scaduto".

Se oggi produco un formaggio che fa schifo posso dire che è molto migliore di quello rancido che tengo nel cassetto dal 1970?

Quel progetto, inoltre, non conteneva solo i numeri dei mc totali, conteneva anche delle mappe e un "disegno urbanistico" che invece questa variante vorrebbe stravolgere. Come recita il comunicato del CdA ci sono "95 lotti variamente distribuiti nel territorio". Questi lotti (vedi mappe) nel 1970 non c'erano e nel 1997 erano meno di 50. Sono quindi "sostanzialmente" RADDOPPIATI. Inserendo questi lotti all'interno e ai bordi della nostra lottizzazione ne risulta una DENSITA' molto maggiore. Densità vuol dire case più vicine, traffico e rumore condensato, perdità di quelle aree verdi che davano respiro alle nostre zone residenziali. Perdiamo il verde "vicino" e guadagnamo il verde "lontano" che però forse è già vincolato. Insomma stiamo attenti: quella che viene proposta come una RIDUZIONE è invece un INCREMENTO.

Premessa n. 4
L'ultima premessa riprende il vecchio motivo della necessità di rispettare la convenzione con il Comune e ripete la solita pappardella con l'elenco di tutti i servizi da rifare da capo.

Vi ricordo la convenzione del 1985 con il Comune che dice che la Cooperativa ha assolto a tutti gli impegni assunti e che quindi "tutte le opere di urbanizzazione primaria e secondaria sono state realizzate in attuazione e con il rispetto delle prescrizioni del piano di lottizzazione, con la sola eccezione delle opere relative alla rete fognaria e agli impianti di illuminazione pubblica ..." (rete fognaria e illuminazione realizzate e collaudate subito dopo). Di questa convenzione nessuno ha parlato ne prima ne dopo. Non è stata smentita, ma il CdA continua a far finta che non esista.

Onde per cui: GLI IMPEGNI ECONOMICI CHE IL CDA ADDUCE A GIUSTIFICAZIONE DI QUESTO INTERVENTO SONO MESSI IN DISCUSSIONE DA DOCUMENTI UFFICIALI CHE LI CONTRADDICONO. Alcune persone qualificate, soci palesemente privi di alcun interesse personale o coinvolgimento diretto nell'amministrazione, hanno messo in discussione (anche in questo blog) le cifre riportate dal CdA ritenute quantomeno eccessive.

Il quesito

Finite le premesse si passa al quesito in cui si chiede se siamo favorevoli al progetto di variante che comprende il vincolo a verde di oltra la metà del comprensorio di proprietà della cooperativa e a rinunciare a mc 440.000 di edilizia residenziale e quindi a CONTENERE lo sviluppo futuro di Poggio dei Pini .. e comunque con l'esclusione delle pinete e del lotto ex sede Grusap. Insomma le premesse servivano da "spot" colmo di omissioni e inesattezze per proporre allo stupido acquirente un prodotto pessimo cercando di farlo sembrare "buono". Ci cascheremo?

Ma dai ... Contenere!!! Hanno rinunciato a edificare sui "cucuzzoli della montagna" dove comunque non avrebbero mai potuto farlo, hanno riversato una marea di lotti nelle attuale zone residenziali, saturando tutte le zone verdi "di respiro" e hanno la faccia tosta di parlare di "contenimento".
E le pinete .... sappiamo bene tutti da chi sono state salvate.

Cari amici lettori, a prescindere dai giochi di parole dei quesiti referendari, il vero quesito a cui dobbiamo rispondere è: "vogliamo continuare a farci prendere in giro"?
Se vogliamo cambiare è questo il momento di farlo.

4 commenti:

Giampalo Lai ha detto...

Bravo questo messaggio sul "formaggio" insegna come si può dialogare, evidenziando tutti gli accadimenti e dimostrando come realmente stiano le cose. Altro che aggettivi poco consoni a persone rispettabili e che, purtroppo, sono stati scagliati, da Soci verso altri Soci, e, purtroppo anche confermati. Così va bene: misura, rispetto, sobrietà. Giampaolo Lai

Giorgio Plazzotta ha detto...

Grazie Giampaolo troppo buono. Non credo che i silenti lettori vicini al CdA siano d'accordo con te.
Forse sobrio mi sembra un tantino immeritato.
Gli eccessi di ipocrisia e l'abuso di eufemismi non mi piacciono perche l'eleganza e il rispetto devono sposarsi anche con la giustizia. Certe cose vanno dette, non si può dare sempre un colpo al cerchio e alla botte e cercare di accontentare tutti.

Lo facciano quelli che hanno qualcosa da vendere o interessi personali di sorta.

Stefano Fratta ha detto...

Caro Giorgio, sono allarmato, sono quasi più d'accordo con quello che hai scritto di quanto non sia mediamente d'accordo con me stesso, bravo.
Ho letto anch'io il quesito e le premesse che lo accompagnano.
Mi sorge quindi un interrogativo, se qulcuno -per esempio: io- non fosse d'accordo con queste premesse e le ritenesse fuorvianti e di parte, che spazio ha per esprimere la propria opinione?
Con assoluta evidenza infatti questo non è un referendum CONSULTIVO, ma CONFERMATIVO, e tra le due cose c'è una notevole differenza.
Quella che passa per esempio tra l'osservanza dell'art. 63 dello statuto:
“qualora il CdA intenda adottare deliberazioni aventi grande rilevanza per la vita della Società sotto il profilo economico ovvero incidano sui principi generali e sulle tradizioni che regolano la vita della Società, le proposte di deliberazione DOVRANNO essere sottoposte a referendum consultivo”
e l'implicita ammissione di non averlo osservato, contenuta nel terzo capoverso delle premesse: "l'attuale CdA nel mese di Giugno 2007 ha presentato al Comune Di Capoterra un progetto di variante...".
Il fatto è quindi che il piano non è stato proposto e presentato ai soci PRIMA, e questo è un argomento -inoppugnabile- di sfiducia nel CdA.
Un referendum proposto dai soci è stato cassato a quattro giorni dalla sua celebrazione -con il CdA che ha funzionato da organo di controllo sul proprio stesso operato- senza alcuna mediazione.
Davvero sconfortante, ma credo e spero che i soci, o almeno molti tra loro abbiano un quadro piuttosto chiaro della situazione.
Stefano Fratta

L'OROLOGIAIO ha detto...

Io sono del parere che, qualunque sia il quesito referendario proposto, sarà comunque congegnato dal CdA in modo tale che qualunque sia la risposta dei votanti: SI, No o astensione, si potrà dichiarare vincitore e si sentirà ancora più legittimato a proseguire per la sua strada.
Chi vivrà vedrà........
Fernando

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