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sabato 6 dicembre 2008

Analfabetismo geologico 2

di Maria Rita Lai
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Non c’è che dire: l’analfabetismo geologico imperversa ma ora anche quello giuridico.
Riporto qui sotto virgolettate alcune delle frasi di commento di altri lettori ai miei ultimi articoli sulla vicenda dell’alluvione e del lago e della pianificazione territoriale a Capoterra, pubblicati sia sul blog che su capoterra.net.

“Sig.ra Lai, poco importa sapere quale professione con annesse competenze possiede una persona nel momento in cui quest’ultima è costretta ad evacuare con la sua famiglia davanti alla minaccia che un bacino, con al suo interno circa 250.000 mc d’acqua, possa riversarsi con tutta la sua forza d’urto distruttiva nella propria casa”.

In questa prima frase è contenuta la risposta implicita a quanto affermato dal Sig. Pala al mio articolo pubblicato su capoterra.net, che voleva essere, al pari di quello chiarissimo dell’Ing. Trudu pubblicato su questo blog, una illustrazione degli aspetti tecnico-scientifici della questione alluvione-lottizzazioni. Purtroppo non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. Le competenze servono eccome, soprattutto quando si devono affrontare problemi complessi che coinvolgono la sicurezza e l’incolumità dei cittadini, per i quali devono essere prese decisioni efficaci e sicure per la loro salvaguardia. Se qualcuno avesse messo in campo competenza e conoscenza e le avesse messe a disposizione dei cittadini, magari con la predisposizione di un piano di protezione civile o con delle prove di evacuazione, che tutti i paesi civili fanno regolarmente, non ci saremmo trovati un questa situazione assurda, in cui qualcuno ha deciso di far evacuare la gente dalle proprie case senza che magari ce ne fosse davvero bisogno.

“Intanto credo che esprimere un’ opinione sia e debba essere una prerogativa di ogni uomo libero, ogni idea o pensiero merita rispetto a prescindere dallo status sociale e dalla posizione lavorativa di chi lo esprime. Siano essi psicologi, analisti chimici, meccanici, casalinghe.”

Per quanto riguarda la seconda frase credo che, parafrasando ciò che ha detto il Sig. Gianleonardo Corda, chi fa il politico per hobby forse si sente autorizzato anche a fare dichiarazioni ed esprimere pareri per hobby, io invece non faccio il politico tuttologo ma esprimo pareri ben fondati su precise conoscenze scientifiche basate su anni di studio all’università e su conoscenze approfondite del territorio (quello di Capoterra) in cui ho iniziato a lavorare dal 1992 e che credo di conoscere un pochino visto che l’ho girato a piedi quasi tutto, compreso anche il bacino idrografico del Rio S. Lucia, Rio Gutturu Mannu e Rio Guttureddu, mentre seguivo gli studi ed i rilevamenti per le tesi di laurea di 4 tesisti geologi e forestali.
Penso di poter esprimere pareri sulla base delle mie conoscenze e non mi metto ad esprimere pareri a casaccio come invece avrebbe fatto uno psicologo il quale ha dichiarato (intervista della giornalista Bettina Camedda riportata nella rivista capoterrese: Il Tamburino Sardo) "Si vuole attribuire la colpa all'esondazione di un fiume. Non si tratta solo di questo, c'è da aggiungere la rottura della diga (non specifica quale): è quella che ha provocato l'onda d'urto che ha fatto questa devastazione. La diga è vecchissima, è stata costruita con criteri vigenti tanti anni fa, ma nessuno ha pensato di aggiornarla dal punto di vista tecnologico oppure di mandare uomini lì, a quell'invaso, ad aprire le saracinesche per lasciar defluire l'acqua lentamente. L'alluvione ci sarebbe stata lo stesso ma non avrebbe creato questo disastro".

Di cosa parla questo signore? Quali sono i criteri vigenti anni fa, conosce le norme tecniche per la costruzione delle dighe in terra, conosce il progetto della diga, sa di quali materiali è fatta, sa che tipo di danni ha subito, sa quanta acqua ha contenuto e quanti sedimenti ha bloccato nella coda del lago, di quali saracinesche parla?
Capisco che nell’immediatezza tutti siano alquanto sconvolti dall’evento e si lancino in ipotesi e interpretazioni ma come ho già detto non mi sognerei mai di esprimere pareri su tecniche o di consigliare le terapie di supporto psicologico ai bambini scioccati dall'evento alluvionale da adottare per far passare loro il trauma!!! Cosa ne penserebbe lo psicologo di una tale ingerenza nelle sue attività professionali?


“Il PAI ‘sbagliato’ non è stato commissionato dal Comune di Capoterra ma dalla Regione Sardegna nel 2004. Non è stato redatto da politici, ma da un pool di tecnici e geologi. La lottizzazione Rio S.Girolamo è stata considerata a rischio minimo (si parlava di ‘possibili minime esondazioni’). Chieda dunque spiegazioni ai suoi illustrissimi e strapagati colleghi”

Qui sotto riporto la definizione dei vari ambiti fluviali e l’estratto dal PAI



Il PAI di Capoterra, come quelli di tutta la Sardegna, è stato realizzato ad una scala di analisi molto grande, non di dettaglio, solo su base cartografica e soprattutto senza le opportune analisi a terra delle singole sezioni idrauliche (ponti) che influenzano la definizione delle fasce di rischio, a causa della metodologia di indagine che era stata scelta all’epoca dalla Regione (periodo 2001-2003). Questo era risaputo da tempo e infatti molti comuni hanno chiesto la “revisione” sostenendo che la perimetrazione delle aree a rischio non era corretta. Inoltre il PAI era stato adottato dall’attuale Giunta regionale in tutta fretta all’indomani della disastrosa alluvione di Villagrande in cui morirono due persone, senza che si avesse il tempo di fare tutte queste verifiche a terra. Ma quello che forse il Sig. Mallus non sa è che il Comune di Capoterra vedendo una gran parte del centro storico e delle aree tra il centro abitato e il Rio S. Lucia (zone di espansione urbana) vincolate perché classificate a rischio R2, R3, R4, ha chiesto la “revisione in diminuzione” e non in aumento delle superfici vincolate, ciò al fine di renderle edificabili (…..chissà perché?). Caso strano da un esame a posteriori, fatto proprio subito dopo l’alluvione da un gruppo di tecnici che hanno perimetrato tutte le aree interessate dall’alluvione, è risultato che sia nel centro storico che nelle aree della foce, tutte le aree classificate R1 R2, R3 ed R4 (livello di rischio crescente da 1 a 4) nel vecchio PAI sono state allagate ed invase dai detriti provenienti dalla montagna, ed anche altre che non compativano neppure nel PAI (vedi Poggio dei Pini ed altre a valle, per questo ho scritto che era sbagliato perché sottostimava il rischio reale). Per quanto concerne poi i miei “colleghi strapagati” la informo che esiste un recente studio comparativo sulle parcelle e le denunce dei redditi dei geologi di tutta Italia, dal quale risulta che i geologi sardi sono i più poveri di tutte le regioni italiane con i fatturati più bassi in assoluto, di ciò potrà chiedere conferma direttamente al Presidente dell’Ordine dei Geologi della Sardegna, che tra l’altro abita a Capoterra.

“Altro punto dell’analisi che impone una riflessione. Si può permettere di costruire una città dentro il letto naturale di un fiume? Sapete che esiste una legge del 1974 (L. 64/74) che impone la redazione di una relazione geologica e geotecnica? Giustissimo, per ottenere la mia sospirata Concessione Edilizia nella Lottizzazione Convenzionata Rio S. Girolamo, ho dovuto presentare due relazioni, la geotecnica e la geologica. Il geologo chiaramente si è rifatto al PAI ed ha espresso nulla osta. Ho dovuto sborsare 350 euro per ogni relazione e mi sono anche alterato con i poveri funzionari del Comune (tra i pochi in Sardegna) che per legge l’hanno pretesa”.


Di questo aspetto per anni mi sono occupata come consigliere dell’Ordine Regionale dei Geologi del problema dell’applicazione in Sardegna di questa norma (L. 64/74) e delle Norme tecniche allegate alla legge, contenute nel D.M. 11/3/1988. Secondo tali norme la relazione geologica e geotecnica era obbligatoria fin dal 1988 (quindi ben prima della realizzazione delle nostre lottizzazioni) per le seguenti categorie di opere, tra cui:
  • … omissis …
  • per il progetto, per la costruzione e per il collaudo di opere di fondazione, opere di sostegno, manufatti di materiali sciolti, manufatti sotterranei;
  • per lo studio della stabilità dei pendii naturali;
  • per il progetto di stabilizzazione dei pendii naturali e per il progetto di scavi;
  • per il progetto delle discariche e delle colmate;
  • per lo studio di fattibilità di opere e di insiemi di opere e relativi interventi nel sottosuolo che interessano grandi aree o grandi volumi di terreno, nonché per lo studio e la valutazione degli effetti di emungimenti di fluidi dal sottosuolo e di perturbazione del regime delle pressioni interstiziali.

I principi ed i criteri della norma “hanno lo scopo di garantire la sicurezza e la funzionalità del complesso opere-terreni e di assicurare in generale la stabilità del territorio sul quale si inducono sollecitazioni e deformazioni”. Continua il Decreto 11/3/1988 con le seguenti frasi “Le presenti norme si applicano a tutte le opere pubbliche e private da realizzare nel territorio della Repubblica, come disposto dall'art. 1 della legge 2 febbraio 1974, n. 64, ivi comprese le zone dichiarate sismiche ai sensi dell'art. 3, titolo II, della citata legge
Ebbene le lottizzazioni, secondo un’interpretazione giuridica consolidata della norma e sulla base di varie sentenze, sono da ricomprendere all’interno delle “opere e di insiemi di opere e relativi interventi nel sottosuolo (le condotte idriche e fognarie ed i sottoservizi in genere) che interessano grandi aree o grandi volumi di terreno”. Esiste, quindi, da anni l’obbligo di richiedere al progettista-lottizzante tale studio preliminare, che non è solo un atto formale a corredo del progetto (come i calcoli statici dell’edificio) ma è un vero e proprio studio di fattibilità del piano di lottizzazione stesso che quindi andrebbe fatto prima della progettazione definitiva della lottizzazione, per decidere se quell’area è idonea o meno a quello scopo o se al suo interno ci sono delle zone inadatte, in modo da perimetrale e scartarle per l’uso edificatorio (rischio idraulico, rischio geomorfologico per frane in atto o potenziali, per presenza di falde affioranti, sorgenti, ecc.).
Ciò detto la relazione geologica deve definire, con preciso riferimento al progetto:

  • i lineamenti geomorfologici della zona, nonché i processi morfogenetici ed i dissesti in atto o potenziali e la loro tendenza evolutiva;
  • la successione litostratigrafica locale con definizione della genesi e distribuzione spaziale dei litotipi, del loro stato di alterazione e fessurazione e della loro degradabilità;
  • i caratteri geostrutturali generali, la geometria e le caratteristiche delle superfici di discontinuità in genere e degli ammassi rocciosi in particolare;
  • lo schema della circolazione idrica superficiale e sotterranea.

La relazione geotecnica deve contenere:

  • l’illustrazione del programma di indagini con motivato giudizio sulla affidabilità dei risultati ottenuti,
  • la caratterizzazione geotecnica del sottosuolo in relazione alle finalità da raggiungere con il progetto effettuato sulla base dei dati raccolti con le indagini eseguite;
  • la scelta e il dimensionamento del manufatto o dell’intervento; risultati dei calcoli geotecnici, conclusioni tecniche; procedimenti costruttivi e controlli.

Come si vede il legislatore aveva previsto tutto quanto era necessario a caratterizzare i siti su cui si doveva andare ad intervenire per tutelare la sicurezza e l’incolumità dei cittadini. Mi chiedo quindi: posto che a partire dal 1988 tutto ciò era obbligatorio e ben specificato si sono fatti tali studi per valutare l’idoneità dei vari siti per la realizzazione di un insediamento umano? Chi aveva l’obbligo di conoscere le norme e di farle applicarle mediante apposite richieste di relazioni e studi specifici ai lottizzanti lo ha fatto?
Per quanto riguarda invece la relazione geologica e geotecnica richiesta contestualmente alla istanza di licenza edilizia per il singolo manufatto, il comune di Capoterra ha iniziato a chiederla parecchio tempo dopo l’alluvione del 1999, perché finalmente qualcuno ha deciso di inserirla nelle norme tecniche del regolamento edilizio, visto che non chiedendola si rischiava l’omissione di atti d’ufficio. Fatto questo più volte denunciato alla magistratura ed ai prefetti dall’Ordine Regionale dei Geologi, nonché segnalato ad Assessori Regionali all’Urbanistica anche con ricorsi al TAR. Aggiungo che tali documenti nel resto d’Italia sono richiesti da anni, mentre noi siamo il solito fanalino di coda ed in Sardegna esistono ancora numerosi comuni che continuano ad ignorare colpevolmente la norma. Comunque ora capisco perché il signore ce l’ha tanto con i geologi forse è per quei 350 euro che il comune l’ha costretto a sborsare in aggiunta al progetto già fatto dall’ingegnere.

“La legge Galasso si applica facendo riferimento a una nota esplicativa della Regione che chiarisce quali sono i corsi d’acqua (fiumi) che devono rispettare il vincolo dei 150 m. A Capoterra l’unico corso d’acqua soggetto al vincolo dei 150 m è il Rio S. Lucia”

Evidentemente al politico Sig. Mallus non ha avuto tempo di informarsi bene e gli è sfuggito un particolare non di poco conto: nel 1994 è stata approvata una legge la Legge Galli 5 gennaio 1994, n. 36. Disposizioni in materia di risorse idriche, in cui al Capo I - Principi generali si legge:
Articolo 1 Tutela e uso delle risorse idriche - Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà.
Pertanto sulla base del combinato disposto delle due norme (legge Galasso e Legge Galli) tutti i corsi d’acqua da quel momento in poi sono diventati “pubblici” a prescindere che la Regione Sardegna avesse pubblicato precedentemente tale elenchi nel BURAS (BURAS n. 34 del 17.10.1994 - D.P.G. n. 368 del 30.12.1993) in ottemperanza ad un decreto del Presidente della Giunta (non era affatto una “nota esplicativa”) che elencava soltanto un esiguo numeri di corsi d’acqua. Si veda in proposito anche il testo: Aspetti Normativo-istituzionali e sistemi tariffari nel quadro del Piano Acque Sardegna - Allegato C–Volume V–ELENCO DELLE ACQUE PUBBLICHE DELLA SAREDEGNA – Redatto per conto dell’Ente Autonomo del Flumendosa dal CIRIEC (Centro Italiano di Ricerche e d’Informazione sull’Economia della imprese pubbliche e di pubblico interesse – Cagliari, ottobre 1981), in cui a pagina 44 è riportato il Rio di S. Girolamo di Capoterra, inserito nell’elenco delle acque pubbliche della Sardegna per tutto il suo corso. Anche questa norma “è sfuggita” ai tecnici del nostro Comune quando hanno concesso le licenze edilizie a meno di 150 m dall’alveo di molti corsi d’acqua pubblici del territorio capoterrese? Mentre è vero quanto afferma il Sig. Mallus cioè che la legge indica un responsabile del procedimento nella figura del dirigente del servizio competete a rilasciare la licenza edilizia. Ma sappiamo bene come vanno le cose nei nostri comuni, non credo che sia una novità avere qualche dubbio in merito alle responsabilità occulte!

Sono sempre più convinta che l’ignoranza geologica, geomorfologica e idrogeologica ovvero il DIFFUSO ANALFABETISMO GEOLOGICO, (termine con cui avevo aperto i miei interventi sul blog il 28 ottobre scorso) dei nostri amministratori-politici (a cui ora dovrò aggiungere anche quelle giuridiche), non solo capoterresi, in queste settimane di alluvioni e disastri annunciati è sotto gli occhi di tutti. Potrei incollare qui decine e decine di fotografie fatte all’indomani dell’alluvione a Capoterra e dintorni, come a Segariu, Furtei, Samassi, Sanluri, Tortolì, Orosei e vari altri paesi della Sardegna, tutti affetti dallo stesso problema: la pianificazione territoriale inesistente e le scelte urbanistiche assurde fatte nell’ignoranza più totale delle forme e dei processi di modellamento naturale del territorio e soprattutto delle antiche destinazioni del territorio. Il Presidente Soru, sabato pomeriggio a Frutti d’Oro ha ricordato che mentre lo portavano in giro per Orosei a vedere i nuovissimi quartieri con scuole, caserme, campi sportivi, case e perfino la nuova sede del Comune, gli hanno detto anche i nomi (o toponimi) di quei luoghi gli è venuto qualche dubbio: Pauli sa canna, Pauli su sambuccu. Vedete voi, ci costruireste la casa con annesso scantinato dentro una palude, o in una zona piena zeppa di canali di bonifica e per di più a meno di 150 m dal mare (vedi cartografia storica di Frutti d’Oro 2)?. I nostri antenati preistorici, non sapendo né leggere né scrivere, e non conoscendo i principi della geomorfologia, le loro case dentro le paludi le costruivano sopra le palafitte, oppure lì ci andavano solo a pescare!!

Scelgo quindi una foto alquanto eloquente, presa in prestito dalle foto scattate il giorno dell’alluvione dall’Ing. Cicalò, volutamente non riferita a Rio S. Gerolamo ma al centro abitato di Capoterra (zona Via Tempio e dintorni). Credo che l’immagine parli da sola, aggiungo che mi è stato riferito che un cantiere edile raffigurato un po’ di lato nella foto (nell’ansa del fiume) in cui era in costruzione un muro di contenimento per la realizzazione di una palazzina praticamente dentro l’alveo del fiume, è stato messo sotto sequestro dalla Forestale. E che dire della casa gialla con i balconi rossi, e delle due case in primo piano costruite a pochi metri dalla sponda fluviale su un pendio, ovvero un orlo di un antico terrazzo fluviale, costituito da un substrato geologico alquanto precario e di per sé chiaramente a rischio di frana ?


Sarebbe interessante chiedere a qualche vecchio nonnino del paese cosa ne avrebbe pensato suo padre o suo nonno di una casa costruita in quel punto, e cosa ne penserebbe di un corso d’acqua intubato che scorre sotto le strade asfaltate del centro cittadino come il Rio Concias o il Rio Baccu Tinghinu (quello del cimitero che portò alla morte della povera sig.ra Piano nel 1999), tanto per fare qualche esempio.
Vorrei invece che si riflettesse sul fatto se situazioni simili siano da addebitare ad una diga o invece non siano il risultato della incompetenza, dell’ignoranza e della poca serietà professionale di alcuni tecnici, professionisti (ingegneri, architetti e ci metto entro anche miei colleghi geologi), progettisti, imprese edili e amministratori comunali che ignorano del tutto le leggi che regolano lo stato italiano e che di quanto preannunciavano e denunciavano gli Ordini dei Geologi (noti per essere le Cassandre del Paese Italia) anni fa se ne sono sempre strafregati.

“Sono sicuro che alla fine prevarrà la politica di accontentare tutti, e nessuno con la riduzione dell’invaso dagli attuali 250000 mc a soli 70000 in modo tale che gli abitanti delle zone a valle, si sentiranno meno minacciati dalla presenza del bacino e la comunità di Poggio dei pini continuerà ad avere il suo bel laghetto.”

Gli abitanti di valle non saranno sicuramente minacciati da un laghetto, capro espiatorio e spauracchio (una sorta di uomo nero) che li minaccia ed incombe sulle loro case , i suoi 250.000 o i futuri 70.000 mc (forse), infatti sono un’inezia rispetto ai 4,5 Milioni di metricubi d’acqua passati nell’alveo in 4 ore e ancora di più rispetto agli altri MILIONI DI METRI CUBI di sabbia, massi e terra trasportata dal fiume. Questa enorme quantità di materiali è stata portata via da una miriade di fiumicelli e torrenti, nonché cascate impetuose, formatisi lungo le pendici dei versanti di Santa Barbara, M.te Turruneri, M. Conchioru, Serra Sa Traia, Punta Is Postas, Punta Su Aingiu Mannu, S’Arcu de Is Sennoras, Punta de sa Loriga, M.te Tintionis, M.te Pauliara, M.te Mustaddinu, Bacchialinu, Canale S.Antoni, tutti monti del bacino del Rio S. Gerolamo, e poi ancora dal Monte Arrubiu e da Su Sinzurru sovrastanti l’Hydrocontrol bruciati già tre volte nel giro di qualche anno, dove la mancanza di vegetazione ha favorito l’asportazione di decine di metricubi di sabbia.
L’erosione incanalata lungo i valloni e l’erosione diffusa lungo le aree prive di vegetazione hanno quindi causato il trasporto a valle di questi materiali.

Vallone del Rio S. Barbara a monte (circa 500 m di quota) completamente eroso e a valle nella zona della sorgente sa Scabitzada ricolmo di massi enormi

Questa massa enorme di sedimenti, che nessuno ha ancora quantificato esattamente, a partire da 600-700 m di quota è stata trascinata prima dentro le case di Poggio dei Pini (un giretto nelle strade 64, 47, 69 e 70 farà capire bene a tutti a cosa mi riferisco), poi dentro il lago in cui gran parte si è sedimentata, quindi nella zona sportiva, infine è giunta dentro l’alveo ridicolo di un fiume cementificato il cui corso era ostacolato da strade, tubi, ponti (quelli sì vere e proprie dighe!), case e per finire un bel ponticello molto “decorativo” in legno lamellare sulla foce (è quello in mezzo al mare nella foto sottostante)!!.


I cumuli di sabbia e massi sono ancora lì vicino al Centro Commerciale di Poggio, nella zona sportiva e davanti alla lottizzazione S. Girolamo affianco al fiume o sono stati portati via in giorni e giorni di movimentazione da parte dei camion dell’Esercito.
Posso assicurare, senza tema di smentita, che sia col lago o senza il lago, questa stessa massa di materiali in occasione di una nuova alluvione, anche inferiore di poco a quella del 22 ottobre, si rimetterà in movimento e ripercorrerà la stessa strada giungendo fino al mare e portando con se la stessa forza devastante che ha avuto il 22 ottobre, se non si troveranno delle soluzioni per bloccarla.
Per capire che il problema non sta in una diga o nell’acqua di un laghetto (siano 250.00 o 70.000 mc) non ci vuole alcuna elevata competenza scientifica, basta un po’ di buon senso e un’attenta conoscenza del territorio in cui si vive. Basta fare una passeggiatina lungo l’alveo del fiume dal mare fino alle pendici montane per capire che la colpa di tutto ciò che è accaduto alle case ed alle infrastrutture danneggiate è da ricercare altrove, l’acqua ha solo ripreso il suo corso naturale e millenario che menti distorte ed incapaci di capire il territorio hanno pensato di ostruire e di ingabbiare in argini inverosimilmente ridotti. Come può un fiume che a monte ha un alveo di almeno un centinaio di metri passare dentro un argine o sotto un ponte di 10 metri? Basta guardare un’altra foto della mattina dell’alluvione per capire l’effetto diga fatto dal ponte di S. Gerolamo affianco alla scuola materna.


E qui uso un’altra foto sempre dell’Ing. Cicalò, che raffigura l’alveo del Rio S. Gerolamo all’uscita dal suo bacino montano, prima di immettersi dentro Poggio dei Pini, vicino all’omonima chiesetta posta sulla collina a destra: è chiaro quale fosse la massa di sedimenti trascinati dal fiume e quale fosse la dimensione del suo letto di piena.



Come ho già avuto modo di dire il “genius loci” degli avi funzionava molto meglio delle capacità pianificatorie-decisionali dei nostri attuali urbanisti e/o assessori di turno. L’uomo comune, altamente tecnologico, non conosce più questi principi basilari sulla pianificazione dell’insediamento e delle opere, non capisce cosa significhi rispettare la natura e vivere in armonia con essa, pretendendo di appropriarsi anche di ciò che non gli può appartenere come i fiumi e le spiagge, a cui vanno lasciati gli spazi adeguati per portare avanti il loro lavoro millenario di erosione e sedimentazione, che nessuna opera anche la più mastodontica, fatta e progettata dalla mente umana, potrà fermare.

Sosteneva Socrate già nel V secolo a.C.: “Creatura terribile è l’uomo, tutto prende e tutto distrugge”.

Per finire riporto solo un breve passaggio di quanto affermato dal Dott. Rodolfo Coccioni del Dipartimento di Scienze dell’Uomo, dell’Ambiente, della Natura - Università degli Studi di Urbino, durante la conferenza svoltasi il 31 maggio 2007 a Pesaro: “Cambiamenti climatici globali e loro effetti attuali e prossimi sulla vita civile: il punto di vista dei geologi”.
Da un paio di secoli l’uomo è diventato il principale agente geologico in grado di alterare l’equilibrio della Terra, sta trasformando e distruggendo interi ecosistemi, sia modificando i grandi cicli biogeochimici, nonché la composizione dell’atmosfera, il ciclo idrologico e tanti altri equilibri del Pianeta. Vi è ormai accordo scientifico che il 50% della superficie delle terre emerse sia stato ormai trasformato dall’intervento umano…. I cambiamenti climatici in atto ed il conseguente incremento esponenziale degli eventi meteoclimatici aumenteranno la vulnerabilità dell’ambiente e del territorio. Ciò assume una rilevanza ancora maggiore se si considera che il cambiamento nell’uso del territorio negli ultimi decenni è avvenuto spesso in assenza di una pianificazione organizzata”.

Scusandomi per la lungaggine e l’eccessivo tecnicismo che ……a qualcuno avrà dato fastidio, concludo che per tenere la popolazione nell’ignoranza è meglio essere vaghi e confusi, esprimendo normalissime “opinioni estemporanee” da uomo della strada, nonché fare della politica un hobby come il tennis o il calcio, senza essere supportati da una profonda conoscenza delle leggi dello Stato che permetterebbe di offrire un servizio serio agli elettori, piuttosto che prolissi e scientifici e basandosi su dati reali e normativi precisi!

A presto Rita Lai

17 commenti:

Stefano Fratta ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Stefano Fratta ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Stefano Fratta ha detto...

Che chiunque si senta autorizzato ad esprimere il proprio punto di vista e a proclamarlo, se crede, è uno dei principi democratici, ma che si debba anche ascoltarlo non sta scritto da nessuna parte, a meno che non si faccia parte del casting di qualche talk-show alla Funari (R.I.P.)...
Ma anche io ho diritto alla mia opinione su fatti che non capisco e quindi richiamo la vostra attenzione su questa allarmante circostanza:
perchè si tace il fatto che le scie chimiche, che gli aerei spargono nell'aria per influenzare gli alieni che disegnano i cerchi nel grano a compimento delle profezie di Nostradamus indicate da Leonardo nel dipinto del Sacro Graal dei Templari, hanno avuto una parte sostanziale nel determinare l'alluvione? E perchè allora, in ragione di tutto quanto sopra affermato non si distrugge la Diga e non si ripristina il Sacro Romano Impero?
E' UN COMPLOTTO, chiaramente ordito dai massonirosacrocetemplarialienicomunisti! I poteri forti vogliono la Diga, e mi pare di averlo dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio.

Quanto al fatto che "poco importa sapere quale professione e competenze possiede una persona", qundo reclama immotivatamente la dispersione di un bene ambientale, dimostra solo che chi parla in certo modo non ha nessuna competenza, e neppure sa argomentare secondo l'aureo principio di non contraddizione.
Comunque: mi avete davvero convinto e d'ora in avanti, se dovrò avere problemi di salute mi rivolgerò all'avvocato, se dovrò costruire qualcosa chiederò alla parrucchiera, per la cucina consulterò attentamente una ginecologa. Per problemi di assetto del territorio farò invece riferimento solo e soltanto a persone che con la Madre Terra abbiano un rapporto atavico.
Stefano Fratta

Anonimo ha detto...

Non sarà che qualcuno ha detto a questi disperati, e comunque questi stessi disperati hanno voluto credere, che se non verrà speso denaro per la messa in sicurezza della diga ci sarà più denaro per risarcire i danni che loro hanno subito?

Se questo Qualcuno esiste veramente o ha un carisma eccezionale oppure il bisogno, per certe persone, di essere nuovamente ingannate è talmente diffuso da suscitare paura.

Scusate lo sfogo. Ma a questo punto, a queste obiezioni infondate, pretestuose e forse in mala fede, a me verrebbe voglia di suggerire una risposta alla Beppe Grillo.

Silvio Ceccarelli.

Anonimo ha detto...

Complimenti dott.ssa Lai. Un altro suo bel lavoro che aiuta tutti noi a capire, se ci fosse ancora bisogno, quanto accaduto ma sopratutto quanto accade. Purtroppo come ha ben scritto, non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire.
Penso di interpretare un pensiero diffuso nel chiederLe di proseguire su questa coraggiosa strada, infischiandosene dei corvi e dei grilli parlanti che sicuramente si faranno nuovamente sentire.


Gianleonardo Corda

Giorgio Plazzotta ha detto...

Stefano mi prepari il modello Unico per il 2009?

Stefano Fratta ha detto...

Giorgio, non ne so nulla e mi limito a pagare. Qundi sono perfettamente qualificato. Dammi pure il tuo 740....
Stefano

Rita ha detto...

Vorrei precisare, se non fosse stato chiaro, che il parere dell'uomo della strada è sempre democraticamente accettato e bisogna comunque ascoltarlo, ciò che mi infastidisce è che questo parere si costruisca attraverso pareri e informazioni provenienti da persone che hanno responsabilità politiche e/o amministrative e che mettono in giro informazioni distorte od incomplete o di dubbia veridicità per "sviare" l'attenzione dai problemi e dalle vicende reali che quelle condizioni tragiche hanno creato. Queste informazioni riprese poi dall'uomo della strada vanno sulla bocca di tutti, anche di chi si occupa nella propira vita di altro, e distorcono la realtà, diventando però affermazioni riconosciute come vere.
Quando ho accettato l'invito delle insegnanti della scuola elementare di mio figlio per andare a fare una sorta di giornata informativa per spiegare loro la dinamica degli eventi e la causa di tali fenomeni, ho pensato che fosse molto importante far nascere nei bambini una "coscienza ambientale" forte ed una "consapevolezza del territorio" nel quale vivono e sopratutto la curiosità di andare a vedere gli ambienti naturali facendo delle passeggiate lungo il fiume o sulle montagne. Vedere con i propri occhi è più utile che sentire tanti racconti. Questo serve per fare in modo che ci si abitui a entrare in sintonia con i fenomeni naturali e non subirli senza avere gli strumenti per capirli.
Sono rimasta infatti colpita dal fatto che molti genitori del tutto inconsapevoli di quanto stesse succedendo, la mattina del 22 ottobre siano usciti di casa alle 7,30-8,00 per accompagnare i figli a scuola o per andare al lavoro, mettendo a repentaglio la loro vita e quella dei propri figli, con la possibilità di rimanere intrappolati dentro le macchine con 30-40 cm d'acqua. Molti hanno ritenuto che la pioggia che veniva giù fosse un fenomeno normale e non una situazione molto rischiosa, senza capire subito che la cosa migliore era starsene a casa ad aspettare che tutto finisse.
Un'insegnante ha commentato così il mio intervento in classe: "Meglio fargli il lavaggio del cervello da piccoli, non si sa mai che da grandi qualcuno di loro diventi un amministratore pubblico!"
Anche per questo ho intitolato il primo e l'ultimo dei miei articoli Analfabetismo geologico: in questo paese abbiamo bisogno di una forte alfabetizzazione ambientale a tutti i livelli: prova ne sia che nel giro di qualche settimana ho ricevuto già tre telefonate da parte di altrettanti insegnanti e psicologi, di altre scuole di Capoterra, che volevano fare degli incontri analoghi non con i bambini bensì con gli insegnanti che "volevano capire" le vere ragioni all'origine di tanta devastazione.
A presto Rita Lai

giacomo ha detto...

Ciao, vorrei che questo blog venisse utilizzato anche a favore di coloro che ingiustamente non hanno avuto ancora dei rimborsi nonostante abbiano avuto dei danni notevoli e certificati.

Ho parlato con alcuni soci e alcune persone che nonostante abbiano avuto gravi perdite in termini di immobili, mobili e attività produttive, sono ancora in attesa di risposte, andrebbe fatto in via preventiva un comitato dei non rimborsati, sempre in via preventiva, poichè se ci fossero delle irregolarità nelle procedure sarebbe il caso che si chiedessero anche i " danni morali " qualora non si avesse avuto il giusto, e si potrebbe utlizzare anche l'arma nuova della class action così come gia deto da qualcuno, i rimborsi per questo tipo di danno subito ( danni morali )vanno ben oltre qualsiasi tipo di perizia.

Ripeto e sintetizzo, in via preventiva si dovrebbe costituire questo comitato e mi chiedono che venga utilizzato questo blog e altri mezzi di informazione per sostenere questa eventuale protesta.

E' giusto quindi aver fatto sapere chi ha avuto i soldi, è altrettanto giusto far sapere chi maldestramente non li ha avuti.

Si chiede a Giorgio di poter avere una sezione permanente riguardante questo problema per evidenziare anche il rischio eventuale che si siano usati i soldi solo per qualche simpatico e non per qualche antipatico.

Chiedo anche la collaborazione di Franco Magi.

Così mi è stato detto e chiesto e così ho scritto.

Ciao Giacomo

Giorgio Plazzotta ha detto...

Giacomo il blog ha una sua struttura che non è facile modificare. Non consente di sviluppare svariati argomenti contemporaneamente.
Ti faccio uan domanda. Ti riferisci ai rimborsi sui beni mobili? Perche per i beni immobili mi sembra che la procedura dei rimborsi non è ancora chiusa. E' stata prorogata.

giacomo ha detto...

SI ANCHE MOBILI

Anonimo ha detto...

Ammiro lo sforzo immane della Dott.ssa Lai nel cercare di spiegare ancora una volta ai pochi OTTUSI le vere ragioni del disastro del 22 Ottobre, e dei possibili rimedi da adottare per il futuro... nel contempo mi rattrista vedere persone che continuano a pensare in modo sbagliato e, con un enorme paraocchi proseguono a difendere questa idea sbagliata... ma forse è il momento di abbandonare l'opera di giusta informazione e focalizzarsi sopratutto su quello che si farà, e sul preoccupante fenomeno del dimenticatoio... i riflettori si sono spenti già da tempo, fortunatamente questo è uno spazio dove ancora intelligentemente se ne parla ma, già quest'estate chi ricorderà con fervore tutte le considerazioni sull'alluvione del 22 Ottobre? Chi avrà ancora la preoccupazione del contenuto del piano di assetto idrogeologico? C'è una frazione di Poggio di Pini ancora isolata o quasi, ci sono delle intere lottizzazioni alle prese con grossi problemi alle abitazioni, l'erosione del litorale avanza, addirittura non è chiara la questione dei rimborsi, chi li dovrà ancora prendere, chi dovrà restituire tutto (non ho più sentito parlare di quei famosi 51 indagati)... questa è la triste constatazione che come al solito il maestrale riesce a spazzare anche i polveroni più insistenti, compreso questo relativo alle cause e ai responsabili indiretti di questo disastro...
rivolgo a voi una domanda che mi preme tanto... come possiamo fare affinchè rimanga viva l'attenzione su quello che si sta facendo per il nostro territorio? Come possiamo fare affinchè al prossimo entrare dell'autunno non dovremo soffrire di ansia per le prime piogge? Ho la brutta sensazione che la cittadinanza di Capoterra (tutti escluso nessuno)sia avviata a dimenticare presto, e questo è un grande errore... Teniamo viva l'attenzione!
Massimiliano Steri, Capoterra

Rita ha detto...

Post del 8 dicembre

Per far sì che non ci si dimentichi subito degli eventi, secondo alcuni lettori del blog bisognerà costituire al più presto un'associazione che vigili costantemente su ciò che le istituzioni predisporranno nei prossimi mesi.
Questa associazione formata da abitanti di tutti i quartieri colpiti dall'alluvione e anche nel centro storico di Capoterra, dovrebbe chiedere a cadenze precise degli incontri ufficiali con Genio Civile, Assessorato LL.PP., Autorità di Bacino, Comune, ecc. per sapere:
- a che punto siano gli studi sul territorio;
- che tipo di indirizzi metodologici-progettuali sono scaturiti dagli studi;
- quali interventi di messa in sicurezza si stanno programmando;
- in che modo si pensa di agire per contenere sedimenti e acqua;
- a quali interventi si darà la priorità;
- tempi di realizzazione degli interventi.
L'associazione dovrebbe stipulare con gli Enti preposti il cosiddetto "contratto del fiume" come ha detto l'Ing. Silvano nell'assemblea del 29 novembre, nel senso che dovrebbe essere l'organo di rappresentanza dei cittadini per la buona ed efficace riuscita degli interventi.
Ma secondo me dovrebbe anche essere propositiva, cioè dovrebbe dare suggerimenti ed indirizzi essa stessa agli Enti, portando al tavolo del confronto anche proposte operative. Una di queste potrebbe essere, ad esempio, che gli interventi non devono essere fatti mediante le solite tecniche, già utilizzate per i canali di guardia di Capoterra, che si sono rivelate assolutamente inefficaci ed inutili. Mi riferisco agli assurdi canali cementati e rivestiti di pietre che sono stati tranquillamente bypassati dalle acque, anche per l'inadeguatezza della sezione o con l'intasamento dei ponti in corrispondenza delle curve a 90°. Si deve chiedere che vengano utilizzate le tecniche di rinaturalizzazione del fiume e dei suoi affluenti, che in tutta Europa e in alta Italia vengono normalmente utilizzate oramai da almeno 20 anni, note col nome di Ingegneria Naturalistica. Queste permettono anche di ricreare un ambiente naturale lungo le sponde, con alberi idonei che presentano radici in grado di contrastare la forza dell'acqua (esistono studi specifici in tal senso) e di tenere in piedi le sponde stesse, e sopratutto di favorire la vita acquatica con nicchie ecologiche per pesci ed uccelli e microfauna invertebrata e vertebrata.
Speriamo di poter fondare al più presto questa associazione e di ricevere numerose adesioni.
Rita Lai

giacomo ha detto...

Ciao, Giorgio hai messo un link che a mio avviso è di una faziosità assurda e sopratutto antiquata, questo articolo che tra le altre cose ha un titolo che parla di morti ma che non li cita e ricorda minimamente tende a fare soltanto una cosa, a criticare la DC ( non c'è più ) e a focalizzare in maniera anche errata e anche corretta alcune vicende del territorio, tale articolo finisce con uesta frase:

Col mare a due passi e la strada di Cagliari a portata di mano, gli acquirenti non potevano immaginare che un giorno sulle loro cose sarebbe piombato il contenuto di una diga. Non potevano immaginarlo perchè nessuno glielo disse.

Ecco oltre a fare una valutazione grossolana ed errata dei fatti, oltre a utilizzare una tragedia ( i morti ) per fini politici, mi sembra che faccia di un erba un fascio, ritengo che questa valutazione appartenga al passato, e ha una connotazione di tipo dittatoriale tipica dei regimi ormai superati e scomparsi, non solo ma com'è noto gli ignoranti continuanom a dare le colpe alla diga.

Lasciamo perdere i comunisti i fascisti e tutti gli altri , e guardiamo i fatti tecnici e propositivi per salvare le cose dopo una grande tragedia, costruire e non continuare a distruggere penso che sia la strada migliore.

Boga quel link per cortesia :)

ciao Giacomo

giacomo ha detto...

Inserisco qui quello che ritengo sia giusto per il Rio e i laghi e che ho portato a una riunione per cercare di costruire un qualcosa senza cercare mamma regione che speso è matrigna .

Capoterra - Poggio dei Pini, 6 dicembre 2008

PARCO FLUVIALE DEL RIO SAN GEROLAMO E DEI DUE LAGHI
PER LA SALVAGUARDIA AMBIENTALE E PER LA SICUREZZA DEI CITTADINI



L’idea è quella di creare un parco naturale attorno al Rio San Gerolamo che comprenda anche i due laghi di Poggio e che includa tutta l’area dalla sorgente alla foce.


Dopo la tragedia avvenuta il 22 ottobre 2008 che è costata la vita di alcune persone e che ha creato dei danni ingentissimi a gran parte dell’area limitrofa a questo Rio, ritengo che sia cosa saggia quella di istituire un parco naturalistico che faccia di quest’area una zona controllata e di rispetto, al fine di garantire sia la sicurezza sia la salvaguardia in termini ambientali e culturali.

Un parco vuole dire anche sviluppo di alcune attività oltre che dare valore al territorio, la nascita di esso potrebbe creare un notevole indotto in attività di tipo eco – turistico e culturale.

Alcune delle attività che potrebbero essere esercitate hanno carattere sia ricreativo sia turistico, ma soprattutto si potrebbero fare degli studi su eventuali rimboschimenti negli argini del fiume e nelle zone colpite dagli incendi in questi ultimi 20 anni, delle piste ciclabili, pedonali e da percorrere a cavallo, delle aree a tutela integrale per proteggere la fauna e la flora e delle aree fruibili al pubblico, si potrebbero evidenziare dei siti archeologici, dei servizi di guida e anche creare dei prodotti a marchio che potrebbero includere anche le attività agro-pastorali e ricettive, darebbe soprattutto una opportunità di controllo su tutta l’area, restano inoltre ancora tante le attività che non ho citato.

A questo progetto si possono integrare anche i vari studi fatti e le varie proposte sempre fatte negli anni ( vedi concorsi di idee già avvenuti ).

Tale inziativa può rimanere sulla carta o invece può diventare realtà, si tratta di una impresa nuova e pertanto necessità di tanta volontà, di professionalità, tempo e passione nonché di partecipazione da parte di tutti gli abitanti e le scolaresche e i giovani in genere.

Ci tengo a precisare che ai contratti del fiume ci credo poco, credo invece al dovere che hanno le istituzioni e al dovere che qualcuno aveva prima della tragedia per fare una corretta manutenzione del fiume, credo anche che il servizio di protezione civile e i sui dirigenti in Sardegna debbano essere riformati immediatamente in quanto non sono stati all'altezza di una corretta prevenzione degli eventi nonostante fossero stati avvisati sia il giorno prima sia la mattina, quando il pluviometro dava tanta acqua tale da inserire l'evento nella tabella di quelli millenari, ma si dice in giro che a quell'ora ( 7,30 ) negli uffici non erano ancora entrati a lavorare, nella sala operativa di Roma però si, se questa è l'autonomia ( gestione autonoma )che tanto si invoca in Sardegna allora penso e sono sempre più convinto che sia una farsa colossale per difendere i posti di lavoro di alcuni potenti, tutto questo finchè non si riconosceranno le reposnabilità gravi che alcuni uffici hanno avuto, sempre per non sparare solo sui ladri di galline che rubacchiano qualche briciola in confronto ai soldi che ingurgitano certi enti pubblici pur non facendo il loro dovere o facendolo in mnaiera disorganizzata, ( vedi anche gli orari degli elicotteri in estate ).

Per far nascere questo parco che ritengo ormai sia obbligatorio farlo e che ritengo debba essere fatto dalla popolazione ci si riunirà in tempi brevi, mantenendo la politica e i politici fuori se non per avere quegli aiuti che sono dovuti in quanto rientrano nel vero compito delle loro mansioni, il territorio è del popolo e non degli enti o dei baroni.




Giacomo Cillocu

Anonimo ha detto...

Concordo pienamente con la proposta della dott.ssa Lai e con l'intervento di Giacomo, i tempi sono maturi per costituire un'associazione composta da abitanti di tutto il territorio di Capoterra, affinchè si possa avere il controllo e la possibilità di avanzare proposte riguardo al piano di assetto idrogeologico e del ripristino di tutto il territorio...
Vorrei aggiungere anche un particolare che, partendo dalla foce dei fiumi non può essere trascurato e cioè l'affrontare anche l'erosione marina del litorale... costituirebbe parte integrante del piano di riordino del territorio anche lo studio di barriere frangiflutti, un vasto ripascimento (di cui si era già parlato) che interessi tutta la parte costiera del comune e magari, in collaborazione con gli altri comuni, proseguire il ripristino del litorale sino all'imbocco del porto canale, in quanto l'erosione avanza e persiste per tutto il tratto della ss 195 sino allo svincolo per giorgino... inoltre una forte richiesta di adeguamento delle "luci" di scarico sulla 195 e quindi i ponti sulla foce del rio santa lucia (remaccio e oasi lipu), il ponte sul rio masoni ollastu a su loi, e lo studio per una viabilità alternativa in caso di grosse inondazioni (ricordate i giorni successivi al 22 ottobre, tutta la popolazione era in ginocchio anche per causa di alcune interruzioni all'unica arteria percorribile per raggiungere Cagliari). Sono convinto che con la giusta pressione da parte dei cittadini perlomeno si imprima la giusta accelerazione a tutti i progetti in merito, e alle opere da eseguire seguendo la scala delle priorità... andiamo avanti in questo senso, e impegnamoci a costituire questa associazione... io ci sarò...
Massimiliano Steri, Capoterra

Giorgio Plazzotta ha detto...

Giacomo non ho inserito quel link perchè ne condividevo il contenuto. Mi fa piacere in questo blog dare voce a tutti i punti di vista. Quell'articolo trattava argomenti che ci riguardano e ho ritenuto opportuno divulgarlo come link.

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