Premetto che sono arrivata a queste conclusioni dopo un’analisi della cartografia storica della zona, poiché però avevo ancora dei dubbi nel pomeriggio del 22 novembre sono tornata nell’area per esaminare bene le quote del terreno e le morfologie dell’alveo. Purtroppo i lavori già eseguiti nella zona dell’alveo antistante il campo di calcio e la stessa asportazione dei materiali sedimentati in tutta la zona sportiva hanno parzialmente cancellate le tracce del passaggio del fiume, ciononostante alcuni elementi fondamentali si riconoscono perfettamente.
Situazione nel 1898
Allego innanzitutto la carta IGM al 25.000 del 1898, primo rilievo esistente della zona, dopo quello più antico delle mappe catastali del De Candia. Si nota che il fiume era piuttosto irregolare e nella zona sportiva esistevano due tracce una è indicata con il toponimo Rio di S. Gerolamo mentre quella inferiore non ha nome, questi due alvei si distaccavano per poi ricongiungersi dopo la scritta Rio.
In questa carta si nota anche che sul mare i due fiumi Rio S. Gerolamo e Rio Masoni Ollastu avevano le foci ben distinte e non sfociavano insieme, inoltre sembrerebbe che l’ultimo tratto del Rio S. Gerolamo fosse già stato deviato verso sud all’altezza della strada statale, infatti la sua direzione naturale sarebbe leggermente più dritta (tratteggio azzurro) senza quella innaturale deviazione di circa 90° verso sud e probabilmente prima passava sopra le Case su Loi. Mentre il rio posto in mezzo ai due, di cui parlava il collega Alessandro Forci, non risulta ben definito, tanto è vero che in prossimità della statale è interrotto. Questo fatto è molto comune per i corsi d’acqua che attraversano zone costituite da terrazzi fluviali antichi come quello in questione che in molti casi al passaggio tra alluvioni antiche (molto impermeabili) e terreni sempre alluvionali ma più recenti e permeabili si infiltrano nel sottosuolo facendo sparire le loro tracce, per poi magari riaffiorare più a valle. E’ un fenomeno molto diffuso nella piana di Muravera e San Vito (molto simile a quella di Capoterra), a causa della loro indeterminatezza questi corsi d’acqua vengono talvolta ignorati dalla topografia, ma è come se fossero quiescenti e in occasione di eventi eccezionali l’alveo si riattiva improvvisamente.
Un’altra curiosità: la zona in cui sorgerà la diga piccola ha il toponimo Su Strumpu ad indicare che lì doveva esserci un sito particolarmente insidioso e da cui si cadeva, oppure da cui cadeva l’acqua improvvisamente e pericolosamente, forse c’era una cascata. Infatti è il punto in cui c’è il salto di circa 10 m lungo l’alveo, con il canyon in granito sotto la dighetta in calcestruzzo.
Ora vediamo la situazione nella cartografia sempre IGM del 1960: si vede chiaramente che l’area sportiva è attraversata da due corsi d’acqua, il principale è ancora denominato Riu de S. Gerolamo a nord, ma immediatamente sotto si vede un altro alveo secondario che correva quasi parallelo al primo per poi ricongiungersi in corrispondenza della quota 19. L’area viene denominata Comancino e nella carta è delimitata da due scarpate nette, ben delineate con le tipiche barbette (segnetti color seppia paralleli tra loro), queste scarpate segnavano il limite del terrazzo fluviale più antico costituito da depositi ghiaioso-sabbiosi rossastri, molto compatti, che delimitavano le due sponde del corso d’acqua con differenze di quota di circa 6 m tra l’alveo e la sommità della scarpata.
Tra le scarpate era presente il deposito alluvionale recente formato da sabbia, ghiaie e massi, un deposito incoerente e molto permeabile. L’andamento del corso d’acqua che potrebbe apparire singolare, in realtà è del tutto normale nei fiumi con un elevato trasporto solido che scorrono incassati entro dei terrazzi fluviali più antichi (arrossati), ve ne sono diversi esempi nel Sarrabus ed in altre aree della Sardegna.
Si tratta di alvei anastomizzati, cioè formati da diversi rami paralleli, causati dal fatto che il fiume ha sedimentato grosse quantità di materiali formando all’interno del suo alveo delle isolette o barre fluviali allungate secondo il verso della corrente e sulle quali si sviluppa una vegetazione ripariale tipica di questi ambienti, ad oleandri, tamerici, ontani, carrubi ecc. Queste barre fluviali con lo sviluppo della vegetazione si consolidano, diventando sempre più resistenti all’azione dell’acqua che, alla fine, è costretta ad aggirarle, oppure vi scorre in subalveo (sotto la superficie), ed affiora solo raramente in occasione di eventi eccezionali, talvolta anche distruggendo le isolette fluviali. Se poi sono presenti anche degli affluenti che magari si riattivano improvvisamente allora il ramo secondario si ingrossa e si riapre il suo corso.
Tutte queste circostanze sono evidenti nella carta del 1960: il fiume aveva due alvei, come si vede bene nella cartografia sottostante, e a monte c’era un affluente diretto da sudovest verso nordest.
Situazione nel 1968
Per capire meglio la situazione e la posizione dei corsi d’acqua rispetto ai campi sportivi bisogna utilizzare la cartografia CTR del 1977 che però è stata realizzata sulla base delle foto aeree del 1968, quindi riporta i tracciati delle strade della futura Cooperativa, che all’epoca erano in fase di realizzazione.
Come si può vedere una parte dell’alveo nella cartografia non era tracciato, l’ho aggiunto io ricalcandolo da quello del 1960, nella carta in realtà ne manca solo una parte tra il Rio S. Gerolamo e il ponticello danneggiato sia nel 1999 che quest’anno, mentre a valle del ponticello l’alveo è segnalato bene e costeggia da una parte il frutteto e dall’altra un vigneto.
La mia idea è che quando sono state realizzate le strade che circondano la zona sportiva (n. 27, 33 e 35), sia lungo il fiume che dal lato ingresso della club-house, siano stati fatti dei movimenti terra con colmate che hanno, di fatto, obliterato questo alveo secondario e magari in contemporanea è stato innalzato e/o spianato il piano campagna della barra fluviale per realizzare il campo sportivo ed i campi da tennis.
Ciò ha fatto sì che per anni l’alveo di fatto esistesse sepolto sotto la coltre di materiali alluvionali che formano la zona sportiva e scorreva sotto i campi da gioco. D’altronde tutti i pozzi della cooperativa sono realizzati lì proprio perché quella è una zona ricchissima d’acqua.
Qui compare anche il piccolo corso d’acqua che alimenta la falda, oltre al Rio S. Gerolamo, infatti come si vede è presente l’affluente che arriva dalla collina di Pauliara, tra la palestra di basket e l’impianto dell’acquedotto, corso d’acqua che presenta a monte della zona sportiva una profonda incisione, addirittura con un ponte ferroviario ancora in parte esistente, a dimostrazione che in passato vi scorreva sempre molta acqua. Questo corso d’acqua è costantemente alimentato nel periodo autunno-invernale da una sorgente quasi perenne (nota come Sa Mitza de su Sordau) posta lungo la strada n. 21 in corrispondenza del punto indicato con la quota 48 nella carta del 1960.
Situazione Attuale
Nella cartografia recente (1995) l’area sportiva appare attraversata da due corsi d’acqua: uno è l’affluente che separa appunto la palestra di basket dall’impianto dell’acquedotto; il secondo è quello che ricalca il vecchio ramo abbandonato del Rio S. Gerolamo e che qui è stato messo in evidenza col suo ipotetico tracciato sottostante alle strutture sportive, perché di esso non vi è più traccia sulla superficie del terreno, se non in corrispondenza del ponticello tra la strada 27 e la strada 33.
Per capire il suo andamento è stato necessario analizzare i depositi formatisi in occasione dell’evento alluvionale ed analizzare le linee di flusso e le tracce dell’erosione lasciate lungo le cunette e le recinzioni della zona sportiva dall’onda di piena.
Tutta l’area sportiva ad eccezione forse di un triangolino dove è ubicata la palestra di basket, è stata realizzata al di sopra di una barra fluviale, che fungeva in passato da cassa di espansione delle piene eccezionali del fiume e nella quale il fiume sedimentava massi enormi e sabbia.
Durante l’alluvione del 22 ottobre, ma anche in parte in quella del 1999, è successo questo: il fiume era in piena e trasportava enormi quantità di sedimenti, è esondato praticamente davanti al cancello della palestra di basket dove ha abbattuto la recinzione, in quel punto poco più avanti stava arrivando anche l’affluente in piena dal Monte Pauliara (quello tra la palestra e l’impianto dell’acquedotto), a quel punto il Rio S. Gerolamo ha scavalcato la strada n. 35 ed ha invaso la zona sportiva, cioè il suo alveo naturale.
La stessa cosa è successa poco più a valle nella zona del maneggio, dove è arrivata sia l’acqua del campo sportivo sia quella fuoriuscita dalla curva che compie il fiume (si veda la cartografia del 1977).
Il risultato di tutto ciò è stato sotto gli occhi di tutti: la zona sportiva era invasa da detriti e sedimenti di grande spessore, il ponticello di fronte ai campi coperti è stato semidistrutto, a valle della zona sportiva nel frutteto e nel maneggio vi è stata una devastazione enorme con solchi di erosione e trascinamento verso valle di numerosi manufatti, tubature, attrezzi, piante, ecc.
3 commenti:
Ciao, c'era anche un affluente nella strada 33, e uno probabilmente scendeva giù da quella che è oggi la strada per i campi sportivi venendo dalla via dei genovesi circa, quello che proviene dalla mitz'e su sordau appunto str. 33( che fino a 20anni fa era costante nelle sue piccole piene )e uno ancora poco più avanti, nella strada 33 o al posto di essa c'era un piccolo torrente che poi finiva in linea d'aria con i campi da tennis e dopo l'agrumeto e nella zona del maneggio, dove c'era una bellsisima piscina naturale con le acqua cristalline che io ho conosciuto e penso anche che qualcun altro se la ricordi, anzi probablmente era quello il letto principalem e non quello dove c'era il ponticello, sarebbe utile sentire anche qualche anziano di Capoterra in queste ricerche e consiglio anche di leggere il La Marmora " Itinerario dell'isola di Sardegna " da dove si possono dedurre alcune cose di cui state parlando, anzi mi sembra che il nome del Rio San Girolamo sia dovuto a Don Girolamo D'Aragal spagnolo che fu il fondatore dell'attuale Capoterra.
Le bonifiche lungo le foci poi inziarono a partire dai romani che fecero la strada per andare a Nora, ma le ultime e le più interessanti sono state fatte dai conti di Villa D'Orri ( i Manca di Villahermosa ), di cui ci sono le tracce date degli ultimi esemplari di grandissimi alberi che intelligentemente erano stati piantati appunto lungo le due foci stesse e che stupidamente e anche da poco sono stati tagliati per far strada a dei bruttissimi canali in cemento, che forse in alcuni casi erano obbligatori ( dentro Frutti D'Oro ) visto la densità di costruzioni esistenti.
Si potrebbe anche dire che la zona ha prima conosciuto una grande azione di bonifica ad uso agricolo e successivamente ad uso costruttivo e anche fatto male.
Ciao Giacomo
Tutto ciò é molto preoccupante in quanto, evidentemente, a tutta la zona del gruppo sportivo si dovrà per il futuro dare un assetto diverso. Nel 1999 la zona degli impianti fu quella dove la massa d'acqua e di detriti, rallentando la sua corsa, andò a formare un grande pantano. Ricordate in quali condizioni erano i campi, in specie quelli interni ? Intendo dire, da profano, e lo sottolineo, che nella previsione di altri eventi alluvionali, con i quali forse dovremo abituarci a convivere, si dovranno "ripristinare" i vecchi canali, ridisegnare strade, allestire ponti in modo tale che l'acqua passi oltre.
Peraltro, la zona sportiva a me pare abbia una forma a conca e si trovi in un una sorta di depressione a livello di quote del terreno, per poi proseguire la sua discesa verso S. Girolamo (con gli attuali relativi sbarramenti, causa dei maggiori danneggiamenti a quell'abitato). Non so se la situazione relativamente pianeggiante sia stata creata ad hoc ma é ipotizzabile che abbia favorito la scelta della zona, adeguatamente vasta, per l'allestimento degli impianti sportivi, che vanno messi in sicurezza. Fermo restando che ci siamo trovati di fronte ad un evento straordinario. Voglio credere all'ipotesi estrema che possa ripetersi (speriamo mai) ma non andare oltre.
Saluti.
Maurizio Cadone
Ciao ta le altre circa 2 anni fa ma neanche, con mio padre ci siamo fatti un giro dentro l'alveo del Rio proprio davanti al campo di calcio e avevamo notato come il fiume si stava mano a mano ricostruendo la via per il vecchio alveo accumulando diversi detriti che lo avrebbero ostacolato poco prima del ponticello distrutto nella piccola curva che compie appunto li vicino .
Eravamo li in virtù del famoso studio idrogeologico che mio padre ha " regalato " alla Cooperativa, tuttavia non era compito della stessa Cooperativa mettere in sesto il Rio che era totalmente abbandonato a se stesso, li come prima della diga grande, la cosa che fa ridere per non piangere , è che i padroni controllori forse raccomandati, erano si tanto attenti all'unica diga della zona data in concessione, ma si erano dimenticati di tutto il resto, che strano vero!! si sentono padroni ma sono forse scarsi gestori, ma questo è lo sport che si gioca qui, quello un pò infantile per far capire chi è il re della foresta, è per questo motivo che a volte mi verrebbe voglia di denunciare chi doveva mettere in sicurezza il Rio per tutto il suo percorso ad inizare dal suo nascere.
In ogni caso la zona sportiva non può essere tolta da li, ben vengano tutti gli studi per capire bene le dinamiche, ciò non toglie che molti danni sono scaturiti dalla mancate gestione dei corsi d'acqua e dalle dighe esistenti non in concessione ma che per legge qualcuno doveva controllare.
Fatte le dovute e rigorose differenze non possiamo ne togliere Firenze ne togliere Venezia o Parigi che sono attraversate dai fiumi o in piena foce, si deve e si doveva perciò mettere in sicurezza quei rii che sono risultati essere pericolosi per la popolazione e per le cose, mettendelo in sicurezza tramite dei procedimenti moderni che preservino anche la natura che è e deve essere considerata parte integrante della azione di messa in sicurezza stessa.
Ciao Giacomo
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