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mercoledì 12 novembre 2008

Sepolta la sorgente de "Sa Scabizzada"

Povera Santa Barbara, anche lei dovrebbe figurare nell'elenco degli alluvionati. La sorgente che, secondo una leggenda, sarebbe sorta in seguito alla decapitazione della santa (pertanto denominata de Sa Scabizzada) è stata quasi completamente sepolta da una valanga di detriti (vedi foto).
Nel telematicamente lontano 1996 fui il primo a pubblicare su Internet la storia di questa Santa, della sua chiesetta, della leggenda e della sorgente (grazie al contributo dello scrittore poggino Ignazio Lecca). Erano le prime pagine dell'ormai storico sito Isola Sarda http://www.isolasarda.com/barbara.htm. Mi spiace oggi testimoniare questo disastro, ma spero di mostrare presto le foto della sorgente restaurata.

Vista 3D di Google Earth. (1) Chiesa S. Barbara, (2) Sorgente, (3) Vallone Granitico


Il territorio del Monte S. Barbara, che conosco abbastanza bene perchè meta di molte mie passeggiate (vedi articolo sui sentieri di Poggio) è stato significativamente modificato, in alcuni punti, dal nubifragio del 22 ottobre. Ho fatto una breve escursione nel weekend lungo i sentieri che si diramano dal borgo omonimo, dove si trova la chiesetta del XIII secolo (punto 1), avviandomi verso la sorgente (punto 2). Ci tengo a precisare che la chiesetta non ha subito apparentemente alcun danno, sebbene non ne abbia potuto esaminarne l'interno. La stessa cosa non si può dire per il tabernacolo costruito intorno alla sorgente che la leggenda vuole sia sorta nel luogo esatto in cui Santa Barbara venne decapitata. La sorgente si trova infatti ai bordi di un vallone roccioso che il nubifragio ha trasformato in un torrente impetuoso. La nicchia costruita intorno alla sorgente è stata ricoperta di detriti. Non sono in grado di stimare l'entità dei danni, ma spero che questo luogo, che appartiene alla tradizione popolare del nostro territorio, possa presto tornare alla semplice, un pò rozza ma affascinante sobrietà che noi tutti ricordiamo.
Ho notato con sorpresa che a pochi metri venivano già eseguiti alcuni lavori sul greto di questo vallone, a due passi dalla sorgente semisepolta. La recinzione della vicina Villa Devoto, di proprietà privata, è stata divelta. Mi auguro che non vengano compiuti abusi tanto più la sorgente è patrimonio pubblico e l'ambiente naturale in quel luogo merita rispetto e tutela. A dirla proprio tutta il luogo, considerata anche la sua sacralità, meriterebbe anche silenzio che da qualche anno è alienato dalla presenza di alcuni cani perennemente latranti. Probabilmente difendono la proprietà privata, ma certamente disturbano la quiete e la serenità del visitatore. Si sa, non siamo in Svizzera, qui la cafoneria è di casa.

A due passi dalla sorgente non ho potuto fare a meno di notare un grosso albero che, come si vede dalla foto, è stato letteralmente mitragliato dalle pietre trascinate dalla corrente. Osservatene la superficie esterna scorticata. Ferito ma non abbattuto.
Proseguendo la salita lungo i sentieri portano verso la cima del monte si resta impressionati dai segni lasciati dal passaggio dell'acqua nei valloni rocciosi. Ho trovato particolarmente affascinante quello evidenziato con il n. 3 nell'imamgine 3D di Google Earth, per il colore rosa delle rocce granitiche (vedi foto) e per il contesto naturale circostante. Proprio nel punto 3, il sentiero attraversava il vallone per dirigersi verso est, ma ora non è più possibile perchè in quel punto questo è stato scavato profondamente. Probabilmente gli escursionisti saranno costretti a "costruirsi" un nuovo passaggio proseguendo più a monte per un centinaio di metri e attraversando il canalone in un punto più agevole.
Osservando il terreno ho fatto, insieme alla mia guida Rita Lai, la seguente constatazione: dove c'è vegetazione anche un così forte nubifragio lascia segni minimi, mentre nei punti in cui il terreno era nudo, la terra e le rocce sono state erose e trascinate via. Si tratta di quel fango e di quelle pietre che poi, provenendo da tutto il bacino idrografico, sono finite più a valle ad ostruire gli alvei e a creare quei danneggiamenti che tutti abbiamo visto. Quanto è vero che il lago di Poggio dei Pini, per il quale sta ormai suonando la messa da requiem, ha salvaguardato i territori più a valle. E' facile immaginare quanto di questo materiale sia poi finito dentro il lago senza proseguire la sua folle corsa verso le case di Frutti d'Oro e la foce. Da qualche parte si è poi detto che il Monte S. Barbara sarebbe degradato, eroso e brullo a causa degli incendi. Chi l'ha detto certamente non c'è mai stato, nemmeno con Google Earth. Certamente non vi troviamo la foresta primordiale, ma la vegetazione del monte è costituita da una macchia mediterranea molto fitta. E' anche qui proprio il lago, in questo caso punto di rifornimento idrico per gli elicotteri, che ha consentito di salvaguardarne la vegetazione. Le erosioni si sono formate nei punti in cui la vegetazione non era presente. Sembrerebbe un'ovvietà? Forse, ma allora perche si continuano a creare ferite che minano la stabilità dei versanti?
Un elemento di riflessione è costituito dalla fasce tagliafuoco. La domanda è: quanto bene fanno alla lotta contro gli incendi e quanto male invece fanno all'assetto idrogeologico? Vedere le fascie tagliafuoco trasformate in orribili ferite erose lungo i costoni delle montagne mi porta a propendere per la seconda ipotesi.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Giorgio
Internet è nuovamente a casa mia non di certo grazie a tiscali dalla quale società, aspetto ancora che mi sostituisca il modem che nel frattempo ho dovuto acquistare per i fatti miei! É dal 23 che aspetto che mi risolvano il guasto!(questo anche per sapere quante persone si trovano nella mia stessa situazione)

Io non ho ancora avuto modo di esplorare la zona della montagna ma grazie alla documentazione fotografica ho avuto modo di constatare l'entità dei danni. Adesso scopriamo che anche patrimonio storico artistico è stato danneggiato. E' evidente che le autorità preposte dovranno fare un attenta riflessione sui lavori che necessariamente dovranno essere fatti. Probabilmente cominciando da dove il disastro è cominciato.


Strisce tagliafuoco:
Io non ho competenze su come esse debbano essere fatte. Posso solo dire, in qualità di volontario antincendio, che sono utilissime sia per rallentare gli incendi sia per permettere una via di fuga agli operativi antincendio. Aggiungo che se non ci fossero state, l'incendio di quest'estate probabilmente si sarebbe propagato sino a Santa Barbara in quanto siamo riusciti a bloccare un fronte del fuoco proprio all'inizio di una striscia tagliafuoco ancora prima che arrivassero gli elicotteri.
Quindi non esprimendomi su come esse debbano essere realizzate, ne difendo l'efficacia e la necessità della loro realizzazione.

A proposito dell'articolo di ieri sull'unione intitolato Privacy violata, sarebbe stato meglio,a mio parere, che la giornalista si interrogasse sul perché chi ha perso cucina, salotto e macchina abbia avuto solo 10000 euro!
Concordando con Franco che la privacy in questo caso ci sta come il sale nel vino, piuttosto, inviterei, chi di dovere, ad una analisi più accurata nella ripartizione dei fondi.
Devo dire che interrogazioni fatte dai consiglieri di Capoterra ne trovo spesso sui siti del territorio ma, ahimè, non ho mai trovato la pubblicazione della risposta alle interrogazioni.

Lago di Poggio

Per ora mi limito a dire che è una risorsa indispensabile non solo per Poggio, ma per tutto il territorio di Capoterra. Sicuramente una modifica della capacità dell'invaso comprometterebbe il verde che ci circonda.
L'incendio di questa estate è stato domato perché il caso ha voluto che in quelle ore non ci fossero altri incendi e tutte le forze aeree si sono concentrate nella zona dell' hydrocontol.
Alla fine dell'emergenza ho avuto occasione di parlare con un pilota di uno degli elicotteri che aveva operato nella zona. Tra le altre cose è emerso che aveva effettuato più di 120 lanci.
Senza il lago avrebbero dovuto rifornire in mare, diminuendo la frequenza dei lanci di circa 4, 5 minuti. Facendo dei rapidi calcoli...4 minuti per 120 lanci sono 480 minuti che equivalgono ad 8 ore. Inutile dire che diminuendo la frequenza dei lanci il fronte del fuoco si allarga e che quindi anche il numero dei lanci deve aumentare....risultato? Senza il lago rischiamo che le montagne cambino colore con tutte le conseguenze che ne derivano.


Luca Madeddu

Giorgio Plazzotta ha detto...

Grazie Luca in particolare per i dati che riguardano i lanci con gli elicotteri. Mi ero chiesto anche io, in un'ottica di simulazione di quello che potrà accadere l'estate prossima SENZA LAGO, quale potrà essere l'impatto della mancanza di questo importante serbatoio idrico sugli incendi che SICURAMENTE saranno appiccati nel nostro territorio.
Purtroppo quanto mi dici conferma le mie aspettative tutt'altro che rosee.
Per quanto riguarda le fasce tagliafuoco mi sembra di capire, come ho evidenziato, che queste portano dei benefici su un fronte ma creano dei danni sull'altro.

giacomo ha detto...

Ciao, per le strisce tagliafuoco che indubbiamente hanno un impatto ambientale anche di tipo idrogeologico dirò due cose, la prima è che servono appunto a rallentare come dice Luca il fuoco diciamo che a fronte di un costo ( ambientale )si ha un beneficio, la seconda è che se paragonate alla superficie data da aree incendiate negli anni e da quella delle strade ( tutte della zona ) sono quantificabili in circa un milionesimo o più nel rapporto da fare.

un altro dato che penso possa essere utile è questo, le pietre e le frane sono state tutte localizzate nei luoghi vicini ad esse, per farla più semplice dirò che le pietre di Santa Barbara non sono finte al mare, che oltre alle frane nei punti dove sono successe il fiume cioè la grande quantità d'acqua ha scoperchiato togliendo la terra sul vecchio corso che è composto da pietre appunto e da roccia compatta.

Inoltre sono salito fino alle sorgenti del Rio San Gerolamo, l'ondata di piena ha lambito anche una necropoli penso fenicio punica o pre nuragica ( non so bene e non ci sono tesori ) ma penso che fosse li da più di 2000 anni, comunque da verificare,
questo per capire l'evento fenomenale.

Finirei col dire che Poggio dei Pini è sempre stata tartassata di controlli su dighe etc e invece la diga del Poggio guarda caso ha tenuto, per le altre dighe tutte crollate o pericolanti chi è che dovrebbe controllare, possibilmente cercando di ricollaudarle e ristrutturarle, sempre perchè i laghi ( piccoli ) rappresentano un bene vitale in tutti i sensi.

ciao Giacomo

Rita ha detto...

Sarebbe molto utile che l'Archeologo Mauro Dadea, poggino, ci raccontasse qualcosa di più preciso su questa sorgente.
Inoltre sarebbe interssante sapere se qualche vecchio abitante di Capoterra ricorda qualcosa su eventi alluvionali accaduti quando era piccolo e ce li raccontasse sopratutto se riguardano avvenimenti accaduti in montagna.
io ho trovato delle notizie storiche ma sono molto scarne. Bisognerebbe fare una ricerca negli archivi dell'Unione Sarda o all'Archivio Storico.
C'è qualche studioso che legge il blog in grado di dare una mano?

Sarebbe molto utile anche conoscere qualcuno che si ricorda cosa c'era alla foce del rio S. Gerolamo negli anni '30-'40 per confrontare queste testimonianze con le carte topografiche dell'epoca che purtroppo non dicono molto.
Grazie a presto Rita Lai

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